Imparare in tempo di crisi. Spunti per l’Ucraina da diverse parti del mondo

OECD (2023), Learning during Crisis: Insights from across the Globe, OECD Publishing, Paris, https://www.oecd.org/education/Lessons-during-Crisis.pdf

Traduzione e adattamento a cura di ADi dell’Executive Summary della pubblicazione dell’OCSE

Casi di studio dal mondo

Il terribile impatto dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia continua a manifestarsi, con le ripercussioni del conflitto che si riverberano in tutto il mondo.

Una delle conseguenze è stata la distruzione sistematica del sistema educativo ucraino. Ogni giorno, i civili devono superare le sfide della guerra: bombardamenti, avvisi di raid aerei, blackout elettrici e molto altro. Centinaia di scuole sono state distrutte, con insegnanti, studenti e genitori uccisi a causa dell’aggressione militare della Russia. L’istruzione di milioni di bambini è stata interrotta e la continuità dell’insegnamento e dell’apprendimento continua a essere una lotta.
Gli educatori e il governo ucraino stanno facendo ogni sforzo per mantenere i servizi educativi in questo periodo ma stanno anche iniziando a reimmaginare l’istruzione per un futuro diverso.
Un modo in cui la comunità globale può aiutare in questo senso è condividere l’esperienza della ricostruzione dell’istruzione dopo crisi e interruzioni.

Questo è lo scopo della presente pubblicazione, nella quale i Paesi che partecipano al programma dell’OCSE sul futuro dell’istruzione e delle competenze (Education and Skills 2030) offrono una serie di casi di studio su come hanno affrontato le principali sfide dell’istruzione e trasformato l’apprendimento e la scuola quando sono stati confrontati con problemi significativi. Insieme, presentano una serie di idee politiche ed esempi di implementazione che potrebbero essere utili agli educatori e ai politici ucraini che intendono non solo sostenere, ma anche trasformare l’apprendimento, l’insegnamento e la scuola in Ucraina.

Lo stato attuale del sistema educativo in Ucraina

L’ex ministro ucraino dell’Istruzione e della Scienza, Liliia Hrynevych, delinea lo stato attuale del sistema educativo in Ucraina, le grandi sfide che deve affrontare a causa della guerra e le riforme in corso e previste per migliorare l’insegnamento e l’apprendimento in tutto il Paese (capitolo 2). Prendendo spunto dagli esempi dei casi di studio presenti in questa pubblicazione, il capitolo considera le idee e le politiche che potrebbero essere utili per il contesto ucraino. L’Ucraina è già impegnata a rivitalizzare il proprio sistema educativo attraverso il programma di riforma della Nuova scuola ucraina e sta attingendo alle esperienze di altri Paesi per identificare le politiche chiave che possono essere personalizzate per contribuire a invertire gli impatti negativi della guerra e beneficiare di un’Ucraina postbellica.

L’innovazione digitale nel sistema educativo Estone

Il primo studio di caso presentato (nel capitolo 3) è quello dell’Estonia. Si presentano i significativi passi avanti compiuti dal Paese nella trasformazione del sistema educativo dopo la conquista dell’indipendenza nel 1991, con particolare attenzione all’uso della tecnologia digitale per migliorare i risultati dell’apprendimento e l’accesso all’istruzione. Il sistema educativo estone, che promuove la creatività, l’innovazione e la flessibilità, si concentra sull’autonomia delle scuole e degli insegnanti, consentendo loro di sviluppare i programmi di studio all’interno di un quadro prestabilito e di adattare i metodi di insegnamento alle esigenze dei singoli studenti. Per l’Ucraina può essere particolarmente utile sapere come l’Estonia ha utilizzato l’innovazione digitale e la formazione degli insegnanti.

La lotta alla dispersione, un esempio dalla Finlandia

Il secondo studio di caso riguarda la Finlandia (capitolo 4) e descrive come il Paese abbia esteso l’età dell’istruzione obbligatoria da 16 a 18 anni nel tentativo di combattere l’abbandono scolastico e l’interruzione dell’istruzione e di promuovere la coesione sociale, la responsabilità sociale e la cittadinanza. Prima della riforma, una percentuale significativa di giovani sceglieva di non proseguire l’istruzione formale. Uno studio governativo ha stimato che circa il 15% dei finlandesi di tutte le fasce d’età non possiede qualifiche di istruzione secondaria superiore. L’Ucraina sta adottando misure simili per migliorare la partecipazione e i risultati scolastici, passando a 12 anni di istruzione obbligatoria.

Approccio incentrato sullo studente, l’esempio irlandese

Il caso di studio irlandese (capitolo 5), descrive come il programma di studi del Paese sia stato modificato in modo significativo per incarnare un approccio all’istruzione incentrato sullo studente. L’obiettivo era quello di creare un’esperienza di apprendimento più coinvolgente e interattiva, allontanandosi da programmi fortemente orientati ai contenuti. Il governo irlandese ha ridisegnato una parte del curriculum secondario, il “Junior Cycle”, per adottare un approccio moderno, basato sulle competenze e incentrato sullo studente. L’Ucraina può potenzialmente utilizzare le informazioni tratte dal caso di studio dell’Irlanda per contribuire allo sviluppo dei contenuti didattici e delle valutazioni.

L’inclusività a Manitoba, Canada

Il successivo caso di studio è quello presentato dalla provincia canadese di Manitoba (capitolo 6), che si concentra sull’importanza di creare un sistema educativo più inclusivo, con i responsabili politici che mirano a incorporare le prospettive, le storie e le culture indigene nei programmi di studio. Un piano d’azione mira a promuovere la comprensione, il rispetto e la riconciliazione tra le comunità indigene e non indigene. Ciò riflette l’impegno a riconoscere le verità del passato, a promuovere l’inclusività e a favorire un rapporto più armonioso tra le comunità attraverso l’istruzione. Un’iniziativa simile potrebbe essere utile in Ucraina, in particolare per i bambini che hanno studiato nei territori occupati.

Il Profilo dello studente, un caso di studio dal Portogallo

Il caso di studio del Portogallo. Per superare sfide come la ripetenza, l’abbandono scolastico e le carenze nella coesione sociale, i responsabili politici portoghesi descrivono il modo in cui hanno delineato un quadro di ciò che i giovani dovrebbero raggiungere al termine della scuola dell’obbligo. Denominato “Profilo dello studente”, questo mira ad allineare tra diversi settori politiche come l’autonomia dei programmi di studio e l’uso di diversi tipi di valutazione, per affrontare efficacemente le complesse sfide della società. Riconoscendo l’importanza di un approccio coordinato, il profilo è diventato il documento di riferimento attorno al quale vengono riformulate o costruite altre politiche correlate. Questa iniziativa potrebbe aiutare i responsabili politici ucraini a mettere gli studenti al centro delle politiche di cambiamento dei programmi di studio e di altre iniziative, nel tentativo di realizzare cambiamenti tangibili e duraturi.

Il kit per mappare le esigenze di apprendimento, dalla Svezia

Il caso di studio della Svezia (capitolo 8) mostra la capacità del sistema scolastico svedese di riconoscere che ogni studente è unico e ha esigenze di apprendimento diverse. Si descrive un programma di valutazione concepito per garantire che i bambini rifugiati siriani e gli altri nuovi arrivati nel sistema scolastico svedese siano inseriti in gruppi classe adeguati. A tal fine, la Svezia ha sviluppato un kit di strumenti per le scuole per “mappare” le esigenze di apprendimento degli studenti. Questo processo identifica la loro conoscenza della lingua e le loro esperienze, le loro specifiche conoscenze disciplinari e le conoscenze in aree fondamentali come il calcolo. Un sistema simile potrebbe essere utile all’Ucraina per aiutare a identificare i punti di forza e i bisogni dei bambini che hanno vissuto esperienze diverse durante la guerra.

Conclusioni

Nel loro insieme, questi casi di studio, insieme a quelli che si aggiungeranno in un prossimo futuro, offrono una chiara visione dei processi decisionali dei Paesi in materia di istruzione e del modo in cui comunicano, mettono in atto, monitorano e adeguano l’attuazione delle politiche per garantire risultati di successo. Forniscono esempi di come fare in modo che le decisioni sui sistemi educativi si traducano in cambiamenti organizzativi di grande impatto. I politici ucraini possono analizzare e, potenzialmente, basarsi sulle lezioni apprese da questi esempi per sostenere gli educatori che operano in condizioni di guerra. In questo modo si spera di creare in futuro ambienti di insegnamento e apprendimento più positivi per i bambini che, per troppo tempo, sono stati privati della stabilità e della sicurezza di una classe a causa dell’aggressione russa.

 

Di seguito la sintesi italiana a cura di Marco Bardelli ->

 

 

 

 

 

Imparare in tempo di crisi
Spunti per l’Ucraina da diverse parti del mondo

Learning during Crisis. Insights for Ukraine from across the globe

OECD (2023), Learning during Crisis: Insights from across the Globe, OECD Publishing, Paris, https://www.oecd.org/education/Lessons-during-Crisis.pdf

 Sintesi italiana a cura di Marco Bardelli

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Il rapporto OCSE “Learning during Crisis. Insights for Ukraine from across the globe”, presenta un’analisi della situazione del sistema di istruzione ucraino a seguito dell’invasione russa e sei studi di caso di riforme provenienti da: Estonia, Finlandia, Irlanda, Manitoba (Canada), Portogallo e Svezia che possono contribuire a trasformare con successo il sistema di istruzione Ucraino fortemente provato dalla guerra in corso con la Russia.

L’elenco delle questioni relative al sistema di istruzione che i politici ucraini devono affrontare anche pensando al dopo-guerra è ampio ma può essere riassunto in due sfide principali: garantire la continuità scolastica in un momento di conflitto e di finanziamenti ridotti e ricostruire il sistema di istruzione per un futuro diverso del proprio Paese.

Questa pubblicazione è il risultato del Forum globale dell’OCSE sul futuro dell’istruzione e delle competenze 2030, che fornisce uno spazio condiviso per esplorare le questioni educative e identificare le competenze, le conoscenze, le abilità, le attitudini e i valori di cui gli studenti di oggi hanno bisogno per crescere.

UCRAINA

Le emergenze del sistema di istruzione in Ucraina

Dopo l’indipendenza raggiunta nel 1991 l’Ucraina è lentamente passata da un sistema di istruzione centralizzato a uno basato sui principi democratici, maggiormente decentralizzato e caratterizzato dal mettere lo studente al centro dell’insegnamento-apprendimento. Nel 2017 a seguito di un percorso di cambiamenti politici e sociali è stata varata una nuova legge fondativa del sistema nazionale di istruzione. La riforma è stata gradualmente attuata nelle scuole primarie nel periodo 2017-2021 e includeva: obiettivi mirati, finanziamenti per la formazione degli insegnanti e fondi per le attrezzature delle scuole. Tuttavia, l’impatto dell’invasione russa ha lasciato il sistema educativo di fronte sfide enormi e il programma di riforma in uno stato critico. Le aree di intervento per migliorare e trasformare il sistema di istruzione sono quindi numerose:

  1. Superare i divari e le differenze nel sistema nazionale di istruzione.
  2. Aggiornare i contenuti dei curricula per un apprendimento basato sulle competenze.
  3. Sviluppare le competenze socio-emotive e la resilienza.
  4. Sviluppare nuove metodologie didattiche per i nuovi contenuti di insegnamento e per la valutazione dei risultati degli apprendimenti.
  5. Portare da 11 a 12 il numero di anni d’obbligo scolastico.
  6. Continuare le politiche di sviluppo professionale di docenti e dirigenti
  7. Creare un ambiente scolastico sicuro e favorevole alla crescita personale.
  8. Favorire la digitalizzazione dell’istruzione.
  9. Assicurare equità e inclusione ottimizzando le reti di scuole, l’autonomia scolastica, l’integrazione e degli studenti
  • Monitorare e valutare la qualità del sistema di istruzione attraverso l’autovalutazione scolastica e la risposta delle scuole agli esiti delle valutazioni.
  • Monitorare le strutture scolastiche.
  • Valutare gli esami in modo trasparente e accurato.

In queste aree, i sei studi di caso presentati di seguito danno indicazioni interessanti.

ESTONIA

Da “controllo e comando” a flessibilità e autonomia

La storia dell’Estonia ha modellato gli atteggiamenti e le convinzioni del Paese riguardo all’istruzione. La cultura estone ha dato priorità all’istruzione e ne ha sottolineato l’importanza nel corso della sua storia. La convinzione che la felicità e il successo possono essere raggiunti solo attraverso il duro lavoro, lo studio e lo sforzo congiunto pubblico è intrinseco alla cultura degli estoni (Hauga e Magi, 2017). Nel corso del periodo di dominio dell’Unione sovietica è cresciuta la disaffezione verso l’influenza di quest’ultima sul sistema di istruzione estone e negli anni della perestroika gli estoni hanno cominciato a rivalorizzare le loro precedenti tradizioni culturali e a guardare verso occidente e le sue filosofie dell’educazione. Ciò è culminato nel 1987 nel congresso dei docenti estoni che ha approvato il decentramento dei curriculi obbligatori e ha suggerito che i contenuti   fossero suddivisi tra decisori centrali e locali, in rapporto di due terzi e un terzo. Anche gli insegnanti hanno chiesto un approccio didattico incentrato sullo studente, in contrasto con l’istruzione incentrata sulle materie dettata dal sistema educativo Sovietico.

Per il cambiamento richiesto dal sistema di istruzione estone sono state sfruttate alcune importanti opportunità:

  • Sono stati ricercati i punti di forza delle precedenti esperienze del sistema di istruzione del primo periodo di indipendenza dell’Estonia (1918-1940).
  • Nonostante la contrapposizione con il sistema di istruzione di derivazione sovietica sono stati mantenuti alcuni elementi e idee educative precedenti operando una scelta vincente tra ciò che poteva essere mantenuto e ciò che andava cambiato.
  • Infine, sono state promosse le esistenti relazioni internazionali e ne sono state avviate di nuove soprattutto con la vicina Finlandia.

Ne è emersa una visione dell’istruzione centrata sulla persona e basata sulle competenze con un’offerta formativa conforme alle esigenze del singolo studente, sulla base del modello dell’Universal Design for Learning, con nuove normative, curricula i, oltre alla riqualificazione e allo sviluppo professionale degli insegnanti.

Le azioni con cui si è cercato di attuare tale visione dell’istruzione sono state le seguenti:

  • Legiferare per ripartire le responsabilità tra Stato e governo locale in modo che al governo locale venisse data maggiore responsabilità e potere decisionale per l’organizzazione dell’istruzione nel proprio territorio.
  • Aumentare l’autonomia delle scuole e degli insegnanti in modo che  fossero liberi di guidare lo sviluppo della scuola in base alle esigenze degli studenti. I dirigenti delle scuole hanno avuto voce in capitolo sul reclutamento dei docenti, sostenuto il loro sviluppo professionale e preso autonome decisioni di tipo finanziario. Il curricolo è stato preparato in funzione dei risultati: le aspettative rispetto ai risultati e agli obiettivi di apprendimento sono state elevate per garantire che tutti gli studenti avessero uguali opportunità.
  • Dare particolare focus sull’inclusione e sull’equità creando un sistema educativo unificato e uno spazio culturale e valoriale comune. L’Estone è stata dichiarata lingua ufficiale dell’istruzione.
  • Rinnovare i curricula. A seguito della desovietizzazione dal 1992 è iniziato un periodo di riforme con lo sviluppo di curricoli sotto la guida di enti governativi e istituti di ricerca pedagogica e in collaborazione con l’agenzia per l’istruzione finlandese per lo sviluppo di curricoli nazionali estoni. Il primo curricolo nazionale è del 1996 ed è stato gradualmente introdotto dal 1997. Tuttavia, è stato fin da subito chiaro che le scuole non erano in grado di attuarlo poiché le parti generali del curricolo, che erano state aggiornate, non seguivano lo stesso stile e gli stessi valori dei programmi che non lo erano, creando in qualche modo contraddizione. Successivamente nel 2002 e nel 2011 sono stati pubblicati nuovi curricula per includere risultati di apprendimento ben definiti, temi interdisciplinari e un’enfasi sull’apprendimento permanente e lo sviluppo della persona e della società. Attuare controlli adeguati e meccanismi di garanzia della qualità per far sì che gli obiettivi principali del nuovo sistema educativo vengano raggiunti e che l’istruzione venga erogata con standard elevati. Lo strumento principale è stato l’autovalutazione delle scuole con responsabilità del dirigente sul raggiungimento dei risultati. Sono presenti due esami a livello nazionale: 1. un test per garantire gli standard di qualità sull’apprendimento degli studenti che non sono però valutati secondo questi test il cui scopo è piuttosto quello di informare le scuole del loro miglioramento; 2. un esame finale obbligatorio dopo la scuola di base e al termine della secondaria superiora e con valutazione certificativa degli studenti da parte delle scuole. Inoltre, periodicamente lo Stato monitora le attività delle scuole per acquisire informazioni sull’implementazione dei curricoli.

Cosa ha supportato il successo del sistema di istruzione dell’Estonia

  • Una forte cultura dell’impegno, dell’inclusione e l’istituzione di meccanismi attraverso i quali le parti interessate possono collaborare. È stata valorizzata la partecipazione di associazioni di insegnanti, (comprese quelle collegate ad associazioni internazionali come la Società Montessoriana Estone) gruppi di studenti nelle scuole e a livello nazionale, così come è stata promossa la partecipazione di associazioni di genitori.
  • Un incremento dell’autonomia finanziaria supportata da fondi dello Stato. Dal 1992 i governi locali o gli enti privati sono responsabili dei budget finanziari delle scuole e i dirigenti hanno la responsabilità del loro utilizzo. Il ministero della cultura fornisce ai governi locali fondi vincolati per visitare almeno una volta all’anno enti culturali e sono previsti finanziamenti per fornire agli studenti lezioni di nuoto a partire dagli 11 anni.
  • Uso del digitale per l’innovazione attraverso la sua integrazione nel curricolo e nell’amministrazione. Nel 1999 l’Estonia è stato il primo Stato europeo con tutte le scuole collegate a internet; il numero di studenti per computer è sceso tra il 1996 e il 1998 da 50 a 20 e le competenze digitali di studenti e insegnanti sono decisamente aumentate. Tutto ciò ha contribuito anche a migliorare molto l’apprendimento a distanza.
  • Il supporto e la cooperazione internazionali soprattutto con la Finlandia hanno dato una spinta alla modernizzazione del sistema di istruzione. Dirigenti e docenti hanno visitato Paesi europei potendo apprendere e riformulare le migliori idee e pratiche con cui sono venuti a contatto. Anche gli studenti hanno usufruito di numerosi programmi di mobilità. Sono state organizzate numerose conferenze e convegni per disseminare idee innovative sull’istruzione.

Il sistema di istruzione dell’Estonia è riconosciuto oggi come uno dei migliori al mondo. Gli esiti degli studenti sono al primo posto in Europa nelle prove OCSE-PISA. Molti elementi della ristrutturazione del sistema di istruzione hanno contribuito a questi risultati, ma ci sono ancora aree di criticità da affrontare.

Le aree di criticità

  1. Divisione delle responsabilità tra Stato ed enti locali

La divisione delle responsabilità ha incrementato la collaborazione tra i diversi portatori di interessi per creare un sistema dove le competenze specifiche di ognuno sono state organizzate per costruire un sistema equo ed efficiente. Inizialmente però ci sono state difficoltà da parte del personale scolastico a interpretare l’autonomia concessa per prendere decisioni in merito ai cambiamenti richiesti con la nuova responsabilità e autonomia.

  1. Allineamento delle politiche sociali ed educative

A seguito delle politiche sociali che hanno favorito l’accessibilità agli studi, l’Estonia è il Paese col minor numero di giovani senza educazione di base. Le differenze tra le scuole rurali e quelle di città sono tra le più contenute al mondo e il background socioeconomico risulta avere un impatto minimo sugli esiti dell’istruzione scolastica. Anche le ripetenze hanno un tasso ridotto a seguito della precoce individuazione degli studenti in difficoltà.

Tuttavia, ci sono alcuni punti deboli nell’attuazione delle pari opportunità nel sistema educativo. Si ritiene che l’autonomia delle scuole abbia anche ostacolato il progresso del raggiungimento di un’educazione equa per alcuni aspetti. Come eredità dell’era sovietica, l’Estonia ha ancora scuole di istruzione generale dove la lingua di insegnamento è russo o estone/russo. Sia i test PISA che gli esami finali della scuola di base e secondaria di secondo grado indicano che gli studenti delle scuole di lingua russa ottengono punteggi inferiori rispetto ai loro coetanei estoni. Nel 2022 il governo estone ha approvato un piano d’azione dettagliato preparato dal Ministero dell’Istruzione e della Ricerca per la transizione all’istruzione in lingua estone negli asili in lingua russa e nelle scuole. La transizione all’estone come lingua di insegnamento inizierà nelle scuole materne e nelle prime e quarte classi nel 2024. La transizione sarà completata entro l’inizio dell’anno accademico 2029/30.

FINLANDIA

Prolungamento della scuola dell’obbligo e valorizzazione del personale e del benessere sociale

Il periodo dell’istruzione obbligatoria in Finlandia ha coinciso, fino a poco tempo fa, con il completamento della scuola di base all’età di 16 anni. I giovani avevano poi   la possibilità di frequentare la scuola secondaria superiore o l’istruzione e formazione professionale (IFP). Tuttavia, una percentuale significativa di giovani ha scelto di non proseguire l’istruzione formale e, tra coloro che l’hanno fatto, il 3,2% ha abbandonato l’istruzione secondaria superiore e l’8,7% ha abbandonato l’istruzione professionale. Questo studio di caso esamina una misura, introdotta di recente, per far fronte a questo evidente calo della partecipazione dei giovani all’istruzione e dei risultati scolastici. Nel 2021, la Finlandia ha esteso il periodo di istruzione obbligatoria per tutti per includere il completamento dell’istruzione secondaria superiore, nell’uno o nell’altro percorso. L’estensione mira a garantire che tutti i giovani rimangano nel sistema di istruzione fino all’età di 18 anni, riducendo al minimo gli abbandoni e le interruzioni nell’istruzione.

L’abbandono dell’istruzione formale dopo la scuola secondaria inferiore ha conseguenze evidenti: minori guadagni, maggiore disoccupazione di lunga durata (superiore a dodici mesi). Il 63% delle persone di età compresa tra 25 e 34 anni che possedevano solo un’istruzione di base aveva un reddito annuo inferiore a 20.000€. Il 31% di questo gruppo era considerato a rischio di povertà, rispetto al 14% con titoli di istruzione secondaria superiore. I livelli di istruzione sono anche associati al benessere fisico di una persona. In Finlandia, il 40% delle persone con un basso livello di istruzione ritiene che la propria salute sia nella media o peggiore rispetto al 29,5% delle persone di medio livello di istruzione e al 26,5% delle persone altamente istruite.

L’equità nell’istruzione è un principio importante del sistema educativo finlandese; tutte le persone devono avere uguale accesso a un’istruzione e a una formazione di alta qualità. L’obiettivo è quello di massimizzare il potenziale di ogni individuo. L’estensione dell’istruzione scolastica obbligatoria in Finlandia cerca di realizzare questa visione e il principio di equità è incorporato in tutta la varietà di proposte, normative e nei documenti di orientamento scolastico. L’obiettivo è che tutti gli studenti abbiano pari accesso all’istruzione secondaria superiore, indipendentemente da fattori socioeconomici e che ricevano un sostegno per il passaggio all’istruzione secondaria superiore così come di ridurre i divari di apprendimento, di migliorare il benessere dei giovani, di aumentare l’occupazione nazionale e di fornire ai giovani maggiori opportunità di carriera ed economiche.

Per raggiungere le finalità previste il governo si è basato sulle ricerche finlandesi in relazione all’istruzione obbligatoria, attuando solo modifiche basate su dati solidamente acquisiti. Inoltre, ha rivolto lo sguardo alla ricerca internazionale per utilizzare le migliori pratiche per informare le scelte politiche. Gli insegnanti finlandesi sono un punto di forza del sistema di istruzione con la loro alta formazione in ingresso e in servizio e quindi costituiscono un riferimento affidabile per l’implementazione delle riforme dell’istruzione. Infine, le istituzioni scolastiche hanno una capacità amministrativa e gestionale autonoma tale da essere esse stesse in grado di mettere in atto le riforme.

Per raggiungere il traguardo dell’estensione dell’obbligo è stato costituito un gruppo di esperti per sviluppare le proposte del governo. Lo sviluppo è stato articolato in 4 punti:

  • il prolungamento dell’obbligo scolastico fino all’età di 18 anni;
  • il miglioramento dei servizi di orientamento e supporto agli studenti;
  • la proposta di un accompagnamento degli studenti verso gli ulteriori anni di istruzione previsti;
  • l’esenzione dal pagamento dell’istruzione obbligatoria prolungata.

Un’altra azione prevista è stata la chiara distinzione delle responsabilità tra tutti i soggetti.  Sono stati previsti obblighi di monitoraggio e pianificazioni dei percorsi per le amministrazioni e le scuole. Si è rafforzata l’azione di guida per i percorsi formativi degli studenti anche in un’ottica di Life long Learning. Un aspetto importante della riforma è il TUVA. Questo è un programma educativo preparatorio per aiutare gli studenti a compiere con successo la transizione dall’istruzione secondaria inferiore a quella secondaria superiore. È destinato agli studenti in età di istruzione obbligatoria, agli studenti con background migratorio nonché agli studenti adulti che non hanno la qualifica secondaria superiore. La formazione dura al massimo un anno. Il TUVA non è obbligatorio, è progettato per fornire un supporto ulteriore agli studenti che richiedono una maggiore preparazione per la fase successiva dei loro studi.

È stata effettuata un’approfondita valutazione delle implicazioni economiche della proposta di riforma in termini di costi iniziali e conseguenti risparmi a lungo termine. I materiali, i libri, gli esami e i trasporti scolastici sono forniti gratuitamente. Un progetto pilota dell’Agenzia nazionale finlandese per l’istruzione ha proposto che tutti i materiali didattici e i contenuti prodotti con fondi pubblici fossero resi accessibili attraverso una biblioteca aperta online e che potessero essere ulteriormente elaborati. Ciò ha ridotto il lavoro ulteriore di preparazione dei materiali didattici e quindi ha permesso di diminuire i costi associati. Nel complesso il sostegno finanziario dato agli studenti ha compensato i costi che avrebbero dovuto sostenere.

Un’altra azione è stata quella di migliorare la partecipazione all’istruzione prolungata, studiando un orientamento più efficace anche con finanziamenti mirati. Un ulteriore   approccio è stato quello di introdurre requisiti sui diritti alla previdenza sociale che disincentivino l’abbandono scolastico. Ad esempio, un giovane sotto i 25 anni che non ha l’istruzione secondaria superiore non ha diritto legale al sussidio di disoccupazione e all’assistenza sociale, che può essere decurtata se viene rifiutato un posto di studio o se si interrompono gli studi senza una buona ragione.

La legge sull’istruzione obbligatoria – che ha prolungato l’obbligo scolastico – è entrata ufficialmente in vigore dal 1° agosto 2021, procedendo in maniera scaglionata, coinvolgendo un gruppo di età alla volta.

Sono stati tenuti diversi seminari per il personale educativo per assicurarsi che fosse adeguatamente informato sui cambiamenti e le nuove responsabilità.

Nell’ambito dell’estensione dell’istruzione obbligatoria, il Ministero dell’Istruzione e della Cultura ha lanciato un ampio programma a sostegno della consulenza orientativa nell’istruzione primaria, secondaria inferiore, secondaria superiore generale e istruzione e formazione professionale. Il programma ha introdotto un approccio all’orientamento completamente nuovo, più intenso e personale. Ogni anno è consentita la consulenza di orientamento per 10 000 studenti nell’istruzione secondaria inferiore. Poco dopo l’approvazione della legge sull’istruzione obbligatoria, il Ministero dell’Istruzione e della Cultura e l’Agenzia Nazionale Finlandese per l’Istruzione (F.N.A.) hanno deciso di istituire un gruppo di monitoraggio nazionale per l’istruzione (FNAE) e hanno pubblicato congiuntamente un piano per il monitoraggio esterno dell’attuazione dell’istruzione obbligatoria estesa. Oltre ai follow-up, rapporti, studi e valutazioni previsti dal piano di monitoraggio, sono stati fornite linee guida per l’assegnazione di risorse a gruppi di ricerca e ricercatori che indagano sul successo dell’attuazione dell’estensione dell’obbligo scolastico. Il piano stabilisce come verrà effettuato il monitoraggio rispetto ai seguenti ambiti:

  1. domande e ammissioni per coloro che rientrano nell’ambito dell’istruzione obbligatoria;
  2. orientamento agli studi e impegno negli studi;
  3. insegnamento e orientamento;
  4. sostegno ai bisogni educativi speciali e altre forme di supporto;
  5. benessere degli studenti;
  6. effetti della riforma sui costi.

IRLANDA

Lo studente al centro e l’esperienza di apprendimento

Il curricolo offerto nelle scuole irlandesi è definito a livello centrale. L’istruzione secondaria è divisa in due cicli: il primo inizia quando un bambino ha 12 anni e dura tre anni, il secondo, ciclo senior, dura due o tre anni.

Ogni ciclo termina con un esame preparato, amministrato e corretto dalla Commissione Esami di Stato. Il curricolo previsto per il Ciclo Junior era stato strutturato attorno a un insieme di discipline con poche opportunità di apprendimento interdisciplinare. Il Consiglio nazionale per il curricolo e la valutazione (NCCA), in linea con le tendenze internazionali, ha intrapreso una riprogettazione di questo curricolo, spostando l’accento su una serie di competenze chiave, in tutte le discipline. Le modifiche includevano anche una rivisitazione delle pratiche di valutazione.

Nel 2023 è stato stabilito il nuovo Junior Cycle Framework. Questo studio di caso considera come l’Irlanda abbia spostato in modo significativo l’enfasi del suo curricolo verso gli interessi e le esigenze degli studenti.

Il curricolo “Junior Certificate”, in vigore nella scuola secondaria inferiore dal 1989, aveva lo scopo di fornire un curricolo incentrato sullo studente, ampio ed equilibrato nei primi tre anni dell’istruzione secondaria.

Il curricolo del 1971, ad esempio, ritraeva i bambini come co-costruttori attivi del loro apprendimento piuttosto che partecipanti passivi. In realtà, le esperienze al livello secondario variavano notevolmente e l’attenzione ai contenuti disciplinari aveva portato a un’esperienza frammentaria. Mentre i programmi di studio per ogni materia includevano obiettivi completi che parlavano dello sviluppo di tutta la persona (dal punto di vista estetico, creativo, culturale, critico, emotivo, intellettuale, fisico, morale), in pratica l’attenzione si è concentrata sull’acquisizione di conoscenze e abilità disciplinari e sulla preparazione agli esami, con risultati di apprendimento al di sotto delle aspettative e una pressione sugli studenti che ha avuto un effetto dannoso sul benessere.  Uno studio del 2007 ha rilevato che “gli studenti trovano i compiti scolastici più difficili, dedicano più tempo ai compiti e allo studio, e hanno meno accesso al tipo di lezioni “divertenti” che aiutano a coinvolgerli nell’apprendimento. Anche gli studenti diventano più negativi nei confronti della scuola e dei loro insegnanti man mano che passano gli anni”.

Le aree di miglioramento

Nell’ambito della revisione del curricolo, l’NCCA ha commissionato una ricerca sulle buone pratiche per facilitare una regolare transizione degli studenti dalla scuola primaria a quella post-primaria.  I risultati della ricerca hanno dimostrato la necessità di una riforma significativa all’interno del sistema Junior Cycle e ha indicato una serie di aree che necessitavano di attenzione urgente, tra cui:

  1. Differenze tra scuole post-primarie e primarie, con solo una minoranza di scuole post-primarie che ricevono informazioni sugli studenti in arrivo.
  2. Discontinuità curricolare tra scuola primaria e post-primaria, che può avere un effetto negativo sui progressi dello studente durante il primo anno del Junior Cycle.
  3. Un calo significativo del “gradimento” della scuola tra gli studenti. Aspetti informali della scuola, in particolare il rapporto tra insegnanti e studenti, possono avere un’influenza significativa su questo.
  4. Possibilità di selezione da parte degli studenti delle materie che andrebbero a comporre lo Junior Certificate. Ciò può avere benefici tangibili sul coinvolgimento, l’apprendimento e il successo degli studenti.
  5. L’importanza di offrire un curricolo ampio ed equilibrato potenziando alcuni apprendimenti pratici. Questo può migliorare il coinvolgimento degli studenti e facilitare il successo di quegli studenti che non sono orientati all’apprendimento accademico.
  6. Un interesse relativamente basso degli studenti per materie come l’irlandese, l’inglese e la matematica.
  7. Oltre il 40% degli insegnanti era preoccupato che il curricolo del primo anno non fosse adatto agli studenti più fragili, insieme alla preoccupazione di riuscire a coprire il curricolo nei tempi.

La ricerca ha anche indicato che, nei tre anni di istruzione secondaria inferiore, c’era insufficiente coerenza nell’esperienza dello studente, rilevando scarse connessioni   all’interno del curricolo. Ognuno dei tre anni era dominato da fattori che hanno influito sulla qualità dell’apprendimento. Il primo anno, ad esempio, era speso dallo studente per adattarsi al nuovo curricolo e all’esperienza di apprendimento. Il secondo anno tendeva a testimoniare un calo nell’attaccamento dello studente alla scuola. Il terzo anno era invece dominato dall’esame terminale. Ciò significava che l’obiettivo principale di insegnanti e studenti era il superamento degli esami.

Nel 2009, lo scarso rendimento in lettura dei quindicenni irlandesi, misurato in PISA, ha generato notevoli preoccupazioni. Il punteggio medio dell’Irlanda nel 2009 era di 31 punti in meno rispetto al 2000. Il calo è stato tale che l’Irlanda è scesa dal 5° al 17° posto tra i Paesi partecipanti.

Nel 2011 è stato lanciato il programma “Alfabetizzazione e matematica per l’apprendimento e la vita”, la strategia nazionale per migliorare “Literacy and Numeracy between Children and Young People, 2011-2020”. La Strategia ha identificato una serie di risultati chiaramente definiti, sia quantitativi che qualitativi, che dovevano essere raggiunti attraverso l’attuazione di un ampio programma di riforme in diverse aree. Queste includevano corsi di formazione e sviluppo professionale di insegnanti e dirigenti. La strategia intendeva promuovere anche una maggiore consapevolezza tra i genitori e la comunità sull’importanza dell’alfabetizzazione matematica e linguistica.

È interessante notare che una revisione del 2017 della strategia ha rilevato che i progressi dell’Irlanda nel promuovere un alto livello di alfabetizzazione per tutti sono stati impressionanti.  Gli studenti irlandesi si sono classificati al 3° posto su 35 Paesi OCSE in lettura in PISA 2015.

In Irlanda, le parti interessate come l’Irish Business and Employers Confederation (IBEC) hanno chiesto una revisione dell’esistente curricolo disciplinare perché non incoraggiava creatività, flessibilità, pensiero indipendente e l’interesse per l’apprendimento che sono così critici nelle fasi successive dell’istruzione e del lavoro. I sindacati degli insegnanti hanno riconosciuto l’importanza di porre l’enfasi sull’autonomia dello studente e una maggiore attenzione a sviluppare abilità come il pensiero critico, la risoluzione dei problemi e la comunicazione con gli altri.   Riconoscere che l’istruzione faciliti gli studenti nell’acquisire le competenze chiave necessarie per far fronte alle richieste che devono affrontare all’interno e all’esterno della scuola ha costituito una buona base per gli sforzi di riprogettazione del curricolo.

Gli sforzi di riforma dell’Irlanda hanno beneficiato della preesistenza di un solido programma di ricerca e sviluppo. Il Curricolo and Examination Board (CEB) è stato istituito nel 1984. Prima di questo, il Dipartimento dell’Istruzione era l’unico responsabile del curricolo e degli esami. Il Consiglio nazionale per il curricolo e la valutazione (NCCA) è stato istituito nel 1987 come successore della CEB. Esso ha la responsabilità di consigliare il Ministro dell’Istruzione in materia di curricolo e valutazione per l’educazione della prima infanzia e per le scuole primarie e post-primarie.  Basandosi su ricerche empiriche, l’NCCA redige il curricolo seguendo un approccio altamente consultivo e deliberativo attraverso la ricerca, la politica e la pratica, utilizzando documenti di discussione, sondaggi, focus group e seminari regionali.

Il Framework for Junior Cycle è stato pubblicato per la prima volta nell’ottobre 2012. Ha delineato una visione che rispondesse alle esigenze particolari di tutti gli studenti, compresi quelli con bisogni educativi speciali.

L’NCCA ha intrapreso un periodo di ampie consultazioni con una varietà di parti interessate, a partire dal 2010. Il tempo dedicato al periodo di consultazione è stato più lungo del solito, per un totale di nove mesi.

In generale vi era la convinzione che fossero le scuole a dover guidare il cambiamento. Vi è stato quindi un forte sostegno a porre le scuole, gli insegnanti e gli studenti al centro della riforma.  Nel complesso, tuttavia, gli intervistati della consultazione ritenevano che la flessibilità dovesse essere bilanciata con la leadership dal centro, per garantire che le scuole si muovessero nella stessa direzione e verso lo stesso risultato finale, anche se con flessibilità nel movimento.

Dopo la consultazione iniziale, il passo successivo compiuto dall’NCCA è stato lo sviluppo e la pubblicazione delle proposte di riforma del Ciclo Junior in un documento di consultazione “Towards a Junior Cycle Framework”. Una delle principali riforme proposte riguardava la progettazione e l’erogazione dei contenuti curriculari. Le scuole dovevano assumere un ruolo più attivo aumentando l’autonomia scolastica.

Una seconda proposta di riforma riguardava l’ampiezza del curricolo che gli studenti dovevano seguire. Destinato ad affrontare la questione del sovraccarico curriculare, il documento proponeva un allontanamento dal vecchio sistema in cui gli studenti potevano studiare qualsiasi numero di materie, verso un sistema più mirato in cui gli studenti potevano studiare un massimo di dieci materie. Il curricolo doveva essere composto da tre componenti: materie, corsi brevi e Unità di Apprendimento Prioritario (PLU).

Il più grande cambiamento riguardante il contenuto del curricolo proposto dal documento è l’introduzione dei corsi brevi. La decisione di introdurre questa nuova componente curricolare è stata presa in risposta alle richieste della scuola di fornire opportunità che facilitassero i collegamenti con la comunità, l’uso di TIC e la capacità di includere nuove e diverse esperienze di apprendimento. I corsi brevi sono destinati a consentire alle scuole di ampliare le esperienze di apprendimento per gli studenti, indirizzare i loro interessi e includere le aree di apprendimento extra curricolari.  Al fine di garantire la qualità, questi corsi devono essere tenuti dagli insegnanti, anche se con l’impegno della comunità. Una nuova componente da introdurre nel Junior Cycle riformato è stata l’introduzione di programmi pensati per gli studenti con bisogni educativi speciali. Questi programmi hanno una durata massima di 250 ore e sono composti da una gamma di conoscenze, abilità e competenze tra cui selezionare quelle più pertinenti alle esigenze dello studente con bisogni educativi speciali, in consultazione con lo stesso e il genitore/tutore.

La modifica più controversa proposta dal documento riguardava il nuovo approccio alla valutazione. Il documento proponeva un approccio più vario che includesse la valutazione del lavoro degli studenti durante l’anno ridimensionando il peso della valutazione sommativa. Questo si traduce nell’introduzione di due componenti di valutazione per ogni materia: un portfolio basato sui compiti scolastici completati durante il Ciclo Junior (che equivarrebbe al 40% del voto complessivo) e un esame finale (che conterebbe per il 60% dei voti complessivi). Dopo un lungo periodo di dialogo e discussione, nel 2015 lo Junior Cycle Framework è stato pubblicato. Il Framework 2015 rifletteva una maggiore attenzione al benessere all’interno del curricolo che è stato poi introdotto come nuova area di apprendimento indipendente dal 2017.  Sono state messe a disposizione fino a 400 ore nell’area del Benessere a seguito della piena attuazione del nuovo Junior Cycle con l’intento di introdurre contenuti tradizionalmente inclusi in materie come l’educazione fisica (PE), Educazione Sociale, Personale e Sanitaria (SPHE) e Educazione Civica, Sociale e Politica (CSPE) e altri aspetti pertinenti al benessere.

La nuova forma di valutazione riflette l’evidenza che gli studenti apprendono meglio quando gli insegnanti forniscono un feedback che li aiuta a capire come migliorare il loro apprendimento.  È stata quindi resa obbligatoria l’annotazione regolare dei progressi di apprendimento per aiutare gli studenti a comprendere e tracciare il proprio progresso e coinvolgerli attivamente, accanto ai loro genitori e tutori. Oltre alla valutazione tradizionale, le scuole sono abilitate a fornire ulteriori opportunità di annotazione orale o scritta, così come incontri genitori-insegnanti e dialoghi insegnante-studente. Dopo il completamento del ciclo junior, ogni studente riceverà un profilo di rendimento che documenterà l’intera gamma dei propri risultati di apprendimento, inclusi corsi brevi, valutazioni in aula e risultati degli esami di Stato.

Il Framework 2015 ha offerto agli insegnanti ulteriori opportunità di lavorare in modo collaborativo. Gli incontri per materia offrono l’opportunità agli insegnanti di condividere e discutere le valutazioni del lavoro degli studenti e costruire una comprensione comune degli standard e delle aspettative, facilitando la riflessione e la condivisione di strategie di apprendimento e insegnamento.  Hanno lo scopo di promuovere una maggiore coerenza dei giudizi degli insegnanti, un migliore feedback per gli studenti e un maggiore allineamento dei giudizi con gli standard attesi. Agli insegnanti a tempo pieno erano assegnate 22 ore all’interno del calendario scolastico ogni anno per partecipare a queste riunioni della durata di circa due ore. Man mano che insegnanti e dirigenti scolastici affrontavano il nuovo processo, veniva fornito un supporto al continuo sviluppo professionale. A ogni insegnante sono state assegnate due ore aggiuntive per preparare e coordinare i curricoli di ogni materia, un ruolo svolto a rotazione tra gli insegnanti in aggiunta alle 22 ore.

Il Framework 2015 è ora parte integrante delle scuole irlandesi. Ricerche recenti indicano che la riforma ha avuto successo come riportato da dirigenti e insegnanti. Una serie di elementi ha sostenuto l’efficace attuazione delle riforme dei programmi di studio:

  1. Una consolidata cultura della pianificazione scolastica
  2. L’Introduzione graduale dei nuovi curricula
  3. La condivisione delle migliori pratiche e la collaborazione professionale
  4. La garanzia del supporto e del coinvolgimento delle parti interessate
  5. Il monitoraggio continuo

MANITOBA (CANADA)

Dall’integrazione all’inclusione: istruzione, Verità & Riconciliazione

Come la maggior parte delle società odierne, il Canada ha una popolazione diversificata, con oltre 2,2 milioni persone che si identificano come aventi origini indigene nel censimento del 2021, e che rappresentano il 6,1% del totale della popolazione. I popoli indigeni sono la popolazione in più rapida crescita in Canada, in aumento del 42,5% tra il 2006 e il 2016. La provincia canadese di Manitoba è particolarmente diversificata, in quanto situata sui territori tradizionali delle Prime Nazioni, Inuit e Métis Peoples. Nel censimento del 2021, il 18% della popolazione che viveva a Manitoba si è identificata come indigena. Essa stessa non è un gruppo omogeneo, ma un gruppo in cui diversità di lingue, culture, tradizioni, strutture comunitarie e storie politiche devono essere riconosciute. Lo sviluppo di una politica educativa può essere impegnativo in un contesto del genere, in particolare dato il rischio posto dall’ignorare la diversità a favore delle tradizioni e dei valori culturali della maggioranza della popolazione che domina il discorso pubblico e sociale e il processo decisionale politico. Questo caso di studio prende in esame una recente significativa iniziativa in Manitoba, pensata per rispondere a specifici bisogni educativi degli studenti indigeni e per rispondere agli inviti all’affermazione della Verità e della Riconciliazione.

Nell’aprile 2022 la provincia di Manitoba ha pubblicato “Mamàhtawisiwin: The Wonder We Are Born With an Indigenous Education Policy Framework” con lo scopo di creare un sistema educativo più inclusivo e di aiutare gli insegnanti a integrare gli indigeni, i loro modi di conoscere, essere e fare nelle loro pratiche di insegnamento. Il piano d’azione K to 12 di Manitoba si concentra su quattro pilastri: apprendimento di alta qualità; coinvolgimento e benessere degli alunni; eccellenza nell’insegnamento e nella leadership; sistemi reattivi.

Il contributo che l’educazione può dare a un mondo più giusto, equo e pacifico è ampiamente riconosciuto. In questo caso di studio, quel contributo si basa su un incrollabile impegno per la Verità e la Riconciliazione.

A seguito delle rivelazioni della violenza storica e in corso nei confronti delle popolazioni indigene in Canada, sono state prese una serie di misure dal governo canadese nel tentativo di muoversi verso la Verità e la Riconciliazione. È stata creata una Commissione con lo scopo di facilitare la riconciliazione tra ex studenti, le loro famiglie, le comunità e le popolazioni non indigene in Canada. I membri della Commissione hanno trascorso sei anni viaggiando attraverso il Canada e hanno ascoltato le testimonianze di oltre 6500 testimoni. Il genocidio delle popolazioni indigene non fu completamente portato alla luce finché ex studenti e sopravvissuti non iniziarono a parlare e sono stati finalmente ascoltati.

Lacune in materia di istruzione, salute e benessere

Il rapporto della Commissione ha individuato l’importanza dell’educazione per la riconciliazione. Esso ha sottolineato la necessità di colmare le significative lacune nelle conoscenze storiche; molte persone non indigene avevano una certa conoscenza dei problemi affrontati dalle popolazioni indigene ma una comprensione limitata o nulla di come sono sorti questi problemi o il ruolo dei governi nel causarli.

Un’altra motivazione per lo sviluppo del “Mamàhtawisiwin: The Wonder We Are Born With – An Indigenous Education Policy Framework” era quella di migliorare e sostenere il rendimento scolastico degli studenti indigeni, oltre al loro benessere. C’era e rimane un significativo divario di risultati tra studenti indigeni e studenti non indigeni in Canada. Tra il 2001 e il 2006, questo divario si era notevolmente ampliato. In Manitoba, questo divario era significativamente più alto, con solo il 50,9% degli studenti indigeni che si diploma in quattro anni nel 2022, rispetto al 91,1% di studenti non indigeni. A causa del razzismo sistemico storico e in corso, della colonizzazione e del trauma intergenerazionale causato da politiche genocide, le popolazioni indigene, in particolare i giovani, affrontano significative disuguaglianze che si riflettono talvolta anche in problemi di salute mentale. I popoli indigeni continuano a sperimentare la violenza coloniale attraverso le barriere all’accesso ai bisogni di base come alloggio, acqua potabile pulita, sicurezza alimentare, supporto per la salute mentale e il benessere.

Nel gennaio 2019, il governo di Manitoba ha istituito la Manitoba Commission on Kindergarten to Grade 12 Education per intraprendere una revisione completa e indipendente del sistema educativo.

Le azioni della riforma

È stato pubblicato il Piano d’azione per l’istruzione di grado 12 che delinea la visione e le azioni chiave per il successo degli studenti, insieme a un approccio formale alla pianificazione a livello di sistema e al miglioramento continuo.

La conoscenza e le esperienze delle popolazioni indigene hanno fornito una risorsa preziosa per Manitoba. Una serie di concetti e credenze tradizionali che si rivolgevano direttamente agli obiettivi del Mamàhtawisiwin Framework sono state fondamentali per il suo sviluppo. Questi includono, ad esempio, il concetto di Mino-Pimatisiwin (The Good Life in Ininimowin), che è la convinzione che tutta la vita sia una cerimonia e che il sacro e il secolare siano parti del tutto. Ciò fa nascere la comprensione che l’educazione, per essere efficace, deve rivolgersi agli esseri umani come esseri interi: mente, corpo, spirito ed emozioni.  Le culture indigene apprezzano l’idea di trattare i bambini con profondo rispetto e, come si evince dal concetto di Mino-Pimatisiwin (The Good Life), credono che i bambini trovino il benessere attraverso un equilibrio tra fisico, elementi mentali, emotivi e spirituali. Nelle culture indigene, le comunità hanno nutrito un senso fondamentale di appartenenza. Queste filosofie, insieme ad altre ricerche antiche e contemporanee, costituiscono la base del Circolo di Courage, un quadro per l’empowerment e l’educazione che individua quattro bisogni universali di tutti i bambini: appartenenza, padronanza, indipendenza e generosità. Quando queste esigenze si incontrano, i bambini crescono e prosperano.

Nell’anno scolastico 2021-2022, l’iniziativa Elders and Knowledge Keepers in Schools è stata sperimentata in 33 scuole con espansione provinciale nel 2022-23. Attraverso questa iniziativa, Anziani e Custodi della Conoscenza possono condividere conoscenze tradizionali, pratiche didattiche e protocolli per rafforzare la connessione tra le famiglie e le scuole attraverso partenariati.

Il lavoro della Commissione Verità e Riconciliazione è stata una seconda risorsa altrettanto preziosa. Comprendeva undici inviti all’azione per l’istruzione. Questi includevano, ad esempio, la protezione delle lingue indigene, fornendo accordi di finanziamento equi in tutto il sistema di istruzione e consentendo una maggiore partecipazione da parte di famiglie e comunità indigene nell’educazione dei propri figli. La Commissione ha chiesto lo sviluppo di un curricolo culturalmente appropriato e azioni per ridurre i divari nell’istruzione, nell’occupazione e nel raggiungimento del reddito tra studenti indigeni e non indigeni. Un’altra risorsa importante è stata l’esperienza e le conoscenze acquisite attraverso l’implementazione di precedenti iniziative. Manitoba Education aveva identificato l’importanza e la necessità di integrare l’apprendimento delle lingue e culture indigene nel curricolo molti anni prima dello sviluppo del Mamàhtawisiwin Policy Framework.

The Indigenous Education Policy Framework, Mamàhtawisiwin: The Wonder We Are Born With è stato lanciato nell’aprile 2022. I seguenti principi guida sono alla base del framework:

  • sviluppo di una comprensione condivisa dei diritti delle popolazioni indigene;
  • conoscenza delle visioni del mondo First Nations, Métis e Inuit detenute e apprezzate da tutti gli educatori e studenti;
  • rispetto per la diversità;
  • sistemi incentrati sullo studente;
  • responsabilità condivisa.
  • equità.

Il primo passo è stato l’istituzione di un gruppo di lavoro interno. Questo è stato lanciato nel 2015 ed è stato guidato dalla direzione dell’istruzione aborigena che lavora a stretto contatto con le parti interessate compresa la scuola, gli amministratori, gli educatori, gli studenti, i genitori, i governi e le organizzazioni indigene, nonché con la stretta collaborazione con altri dipartimenti governativi, al fine di fornire ricerca, sviluppo delle politiche e iniziative strategiche nell’ambito dell’istruzione indigena.

Al fine di garantire che le culture, le lingue e le storie indigene fossero sufficientemente riflesse nel Mamàhtawisiwin Framework, era imperativo che le popolazioni indigene fossero consultate in tutto il processo di sviluppo.

La base del framework è stata posizionata attorno ai principi guida e sulla base di questi sono state seguite le azioni di:

  • Coinvolgimento Autentico;
  • Mettere gli studenti al centro;
  • Comprensione delle visioni del mondo, dei valori, identità, tradizioni e stili di vita contemporanei;
  • Apprendimento inclusivo e culturalmente sicuro.

Poiché si tratta di un nuovo quadro che sostiene l’attuazione di un curricolo inclusivo, è troppo presto per essere definitivo. Il dipartimento ha sviluppato e pubblicato Mamàhtawisiwin: The Wonder We Are Born – Strumenti per la riflessione, la pianificazione e la rendicontazione sia per le scuole che per i distretti scolastici. Gli strumenti sono stati pubblicati all’inizio del 2023 insieme a sessioni di apprendimento e sviluppo professionale.  Poiché si tratta di un’iniziativa molto nuova e l’implementazione è in una fase molto iniziale, questo caso di studio si è concentrato principalmente sullo sviluppo del Mamàhtawisiwin Framework. Alcuni punti però emergono come rilevanti a una prima analisi:

  • Riconoscere le ingiustizie passate e presenti non è sufficiente per la Verità e la Riconciliazione.
  • Costruire il consenso pubblico è essenziale.
  • Gli approcci incentrati sullo studente e sullo sviluppo autentico si dimostrano efficaci.

PORTOGALLO

Garantire politiche coerenti agli obiettivi per ottenere un cambiamento reale

Il Portogallo ha investito nella riforma dell’istruzione in risposta a questioni nazionali e internazionali come i voti, le ripetenze, l’abbandono scolastico, i tassi di abbandono precoce, la mancanza di pari opportunità e le carenze di coesione sociale. Il Paese riconosce l’importanza di garantire esperienze educative pertinenti e positive dove tutti gli studenti prosperano, vivono pacificamente insieme e contribuiscono al benessere sociale e globale in modo creativo.

Per raggiungere questo obiettivo, il Portogallo ha identificato i principi, le competenze e i valori che gli studenti devono acquisire e ha definito una chiara visione denominata “Profilo degli studenti entro la fine dell’obbligo”. Il Profilo degli studenti è diventato il documento di riferimento attorno al quale sono state sviluppate altre politiche correlate, garantendo la coerenza del messaggio e una comprensione condivisa dello scopo. Questo è importante in quanto i responsabili politici sono profondamente consapevoli che l’attuazione del cambiamento è economicamente e potenzialmente costosa, anche in termini di fiducia nelle istituzioni. Se l’attuazione delle riforme non riesce a portare a termine i benefici previsti, tali costi possono continuare ad accumularsi.

La coerenza delle politiche è definita dall’OCSE come la promozione sistematica di politiche che si rafforzano a vicenda e creano sinergie per il raggiungimento degli obiettivi concordati.

Questo caso di studio esamina come è stato sviluppato il profilo degli studenti e prende in considerazione altre politiche correlate.   

Nel 2015 il Portogallo ha pubblicato la Strategia nazionale per le competenze. A quel tempo, il Portogallo stava uscendo da un periodo di gravi sfide economiche e la percentuale della popolazione in età lavorativa che aveva conseguito almeno l’istruzione secondaria era inferiore alla media OCSE. La strategia ha delineato tre aree   per lo sviluppo:

  • sviluppare competenze rilevanti dall’infanzia all’età adulta;
  • attivare l’offerta di competenze nel mercato del lavoro,
  • utilizzare efficacemente le competenze nell’economia e nella società

Al fine di garantire la continuità delle politiche di apprendimento permanente il governo portoghese ha lanciato il programma “Qualifica” nel 2017. Questo programma ha il potenziale per riportare gli adulti all’istruzione e alla formazione e assume un ruolo centrale nel mobilitare e indirizzare gli adulti verso i percorsi educativi e formativi più adeguati. Una rete completa di Centri Qualifica (centri specializzati nell’offerta di formazione per adulti), che copre l’intero territorio (attualmente 316), fornisce informazioni, orientamento e riferimento agli adulti (maggiori di 18 anni), ed eccezionalmente ai NEET e ai percorsi di qualificazione (scolastici e/o professionali, livelli da 1 a 5 del QNQ/EQF). Questi centri funzionano come una “porta d’accesso” per gli adulti all’istruzione e formazione e svolgono un ruolo chiave nel motivare gli adulti all’apprendimento permanente e allo sviluppo delle reti locali per la qualificazione (datori di lavoro, fornitori di istruzione e formazione, Comuni).

Nel 2016, il Programma Nazionale per la Promozione del Successo Educativo (PNPSE) mirava ad affrontare le sfide legate alla ripetizione degli anni scolastici, all’abbandono   e all’insuccesso scolastico. L’intervento è stato mirato a livello di scuola primaria e   il suo approccio preventivo.  Il PNPSE ha sostenuto lo sviluppo dei piani di miglioramento nelle scuole e dei Comuni. L’iniziativa ha ispirato lo sviluppo di oltre 3.000 diversi approcci al problema della dispersione scolastica e della ripetenza, con i 50 più efficaci pubblicati in un portfolio nazionale di buone pratiche. Il tasso di abbandono precoce si è più che dimezzato in sei anni, passando dal 13,7% nel 2015 al 5,9% nel 2021.

Le modifiche del curricolo

Il tempo a disposizione per la scolarizzazione è limitata. Di conseguenza, la strategia di aggiungere nuove discipline, come l’alfabetizzazione digitale, a curricula già sovraccarichi non è sostenibile. La sfida era quella di formulare una visione del cambiamento educativo lungo quattro dimensioni:

  • introdurre un curricolo flessibile basato sulle competenze, che identifica le competenze target e una serie di 10 domini chiave o competenze per gli studenti;
  • sviluppare una strategia di educazione alla cittadinanza;
  • elaborare una legge sull’educazione inclusiva;

Il primo passo per raggiungere questi obiettivi è stato quello di articolare una visione chiara dei risultati educativi, costruita sull’impegno per uno sviluppo olistico dell’individuo. Nel 2017, questo è stato realizzato con la pubblicazione del Profilo degli studenti.

Il profilo degli studenti al termine della scuola dell’obbligo, pubblicato nel 2017, fornisce le basi per l’organizzazione dell’intero sistema educativo e dei futuri documenti, compresa la legislazione. Esso contiene due parti: i principi e le visioni alla base dell’offerta educativa e i valori e le aree di competenza che l’istruzione dovrebbe sviluppare. Stabilisce i risultati generali degli studenti in 10 aree di competenza come la consapevolezza corporea, le relazioni interpersonali, la sensibilità estetica, il benessere della salute e dell’ambiente, il pensiero critico e creativo, così come i valori degli studenti, tra cui la libertà, la cittadinanza e partecipazione, e la curiosità. Il Profilo degli Studenti è stato sviluppato tenendo conto di tre concetti fondamentali: ampiezza, trasversalità e ricorsività.  Stabilisce chiari principi che dovrebbero essere ampiamente promossi attraverso l’intero sistema educativo. Gli otto principi sono:

  1. Profilo umanistico: le scuole forniscono ai giovani conoscenze e valori per costruire una società più giusta, centrata sull’individuo, sulla dignità umana e sul bene comune.
  2. Conoscenza come centro del sistema educativo: è responsabilità della scuola facilitare una cultura che consenta agli studenti di comprendere e prendere decisioni in merito alle realtà naturali e scientifiche del mondo.
  3. Apprendimento: l’azione educativa dovrebbe deliberatamente promuovere lo sviluppo dell’apprendimento per competenze.
  4. Inclusione: tutti gli studenti hanno il diritto di partecipare pienamente e fattivamente in tutti i contesti educativi.
  5. Coerenza e flessibilità: gestione flessibile del curricolo e lavoro collaborativo degli educatori al fine di esplorare diversi temi all’interno dell’apprendimento.
  6. Adattabilità e audacia: educare nel 21° secolo richiede la capacità di adattarsi a nuovi contesti e strutture.
  7. Sostenibilità: le scuole devono promuovere consapevolezza e comprensione degli studenti sui temi della sostenibilità.
  8. Stabilità: educare per un ampio profilo di competenze richiede tempo, tenacia e stabilità.

La seconda parte del Profilo degli studenti definisce i valori e le competenze che devono essere acquisite dagli studenti al termine della loro esperienza scolastica. Inoltre, i valori che tutti gli studenti dovrebbero essere incoraggiati ad adottare sono chiaramente segnalati per informare e orientare le decisioni didattiche ed educative.

Dalla Rivoluzione dei garofani e dal ripristino della democrazia nel 1974, il Portogallo ha guadagnato molta esperienza nella progettazione e implementazione dei cambiamenti di sistema. Tra il 1974 e il 1986, sono stati implementati una serie di cambiamenti al sistema educativo avvicinandolo sempre di più al modello incarnato nella legge “Le Basi del Sistema Educativo”. La legge ha definito obiettivi educativi, strutture e modalità di organizzazione e ha delineato un modello organico di scolarizzazione. Negli anni a seguire si sono susseguiti cicli di riforma dell’istruzione. Questi hanno esteso il periodo di obbligo scolastico, promosso l’espansione della popolazione scolastica e permesso di ottenere risultati molto migliori per gli studenti. Il Portogallo è l’unico membro dell’OCSE a mostrare una crescita costante dei punteggi in lettura, matematica, e scienze fino a PISA 2018.

Il sistema educativo in Portogallo era storicamente molto centralizzato, ma la politica educativa ha favorito lo spostamento del processo decisionale a livello locale. Diverse riforme hanno portato allo sviluppo di maggiori livelli di autonomia in alcuni aspetti dell’offerta educativa. La rete scolastica è organizzata in cluster scolastici, che dispongono di propri organi di amministrazione e gestione.  Il 98% delle scuole è ora aggregato in cluster sotto un preside esecutivo, coadiuvato da numerosi coordinatori scolastici. Dal luglio 2018, per effetto del Decreto-legge 55, tutte le scuole e i cluster hanno autonomia e flessibilità di gestire fino al 25% del curricolo.

Il Ministero ha attinto molto dall’eccellente rete di realtà internazionali che si era sviluppata dagli anni ’70. In fase di progettazione dello sviluppo del Profilo degli Studenti entro la fine dell’obbligo, documenti di riferimento internazionali sull’insegnamento e l’apprendimento sono stati consultati per informarne la progettazione e lo sviluppo, in particolare dall’Unione europea (UE), dall’Organizzazione per la cooperazione economica e sviluppo (OCSE) e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (Unesco). Un approccio simile è stato adottato anche nello sviluppo della Strategia Nazionale per la Cittadinanza, in cui la ricerca e le competenze internazionali sono state sfruttate per informare lo sviluppo della strategia stessa.

Un ulteriore chiaro punto di forza è stata la creazione di consenso grazie al Profilo degli Studenti. In ogni fase di progettazione e di attuazione dei piani di riforma, vi è stata un’ampia consultazione e comunicazione con le parti interessate. Sono state previste consulenze di esperti, incontri con insegnanti, amministratori e genitori. È stato adottato un approccio strategico per comunicare le riforme educative, che alla fine ha contribuito al loro successo. Le voci di genitori, insegnanti e studenti hanno svolto un ruolo importante nelle riforme curriculari. Si sono svolti centinaia di seminari nelle scuole, rivolgendosi ai rappresentanti dei genitori e condividendo le informazioni sulle riforme proposte al fine di incoraggiare il dibattito e la discussione. Il ministero dell’Istruzione e il Segretario di Stato per l’inclusione hanno effettuato visite alle scuole a livello nazionale per incontri pubblici.

Il governo ha investito 21 milioni di euro per la formazione in servizio per sostenere gli insegnanti nell’attuazione delle riforme educative e nell’esercitare le proprie capacità nella progettazione dei curricoli. La formazione ha seguito tre principi:

  • Rilevanza: per garantire la pertinenza, le aree di formazione sono state selezionate in base all’analisi del Programma Nazionale per la Promozione del Successo Scolastico per garantire un effettivo allineamento delle diverse iniziative.
  • Qualità: per garantire una formazione di alta qualità, è stato attuato un meccanismo di finanziamento che ha incentivato i partenariati con università e istituti di ricerca.
  • Impatto: per garantire l’impatto, il Portogallo ha finanziato workshop con gruppi più piccoli e workshop che incoraggiassero la sperimentazione con ricadute positive della formazione in aula.

La formazione è stata erogata anche ai dirigenti scolastici, ad esempio attraverso il programma nazionale per la promozione “School Success”, che mirava a formare i dirigenti scolastici nella pianificazione strategica.

SVEZIA

Conoscere le esigenze di apprendimento degli studenti

La Svezia è un Paese con un forte sistema di welfare e storicamente ha avuto un’economia relativamente liberale. Qui si descrive un programma di valutazione implementato in Svezia per garantire che i bambini non svedesi che si inseriscono nel sistema scolastico siano inseriti in appositi gruppi classe nelle scuole. In questo caso, i bambini sono generalmente migranti, e l’obiettivo è garantire che le loro esigenze linguistiche, di apprendimento e psicosociali siano riconosciute e affrontate.

La pianificazione per le esigenze di apprendimento di studenti culturalmente diversificati è impegnativa, richiede accesso alle informazioni sui singoli studenti, risorse per soddisfare tali esigenze e formazione e sostegno ai loro insegnanti. Laddove gli studenti hanno anche subito traumi e interruzioni alla loro istruzione, è imperativo che vengano sviluppati sistemi appropriati per identificare e rispondere alla loro unicità.

La Svezia ha un sistema educativo decentralizzato, guidato da obiettivi e risultati di apprendimento definiti a livello centrale. Il governo ha la responsabilità delle politiche in materia di istruzione e definisce il quadro generale dei livelli. I comuni in Svezia sono responsabili dell’organizzazione dell’istruzione all’interno di:

  • scuola materna (età 1-5);
  • classe prescolare (età 6 anni);
  • scuola dell’obbligo (età 7-16);
  • scuola secondaria superiore (età 16-19).

I bambini migranti possono entrare nel sistema educativo svedese a ciascuno di questi livelli.  Questo caso di studio delinea la creazione e l’attuazione di un programma di valutazione iniziato nel 2016 che garantisce che i bambini immigrati siriani, arrivati in gran numero dopo l’inizio della guerra, possano essere collocati e integrati nelle scuole svedesi riflettendo un approccio politico di tipo liberale. Vengono evidenziate anche le sfide e le aree che possono essere migliorate.

A marzo 2016 a seguito della guerra civile più di 4,5 milioni di persone sono fuggite dalla Siria, per lo più donne e bambini. La Svezia è stata tra i Paesi che hanno avuto un improvviso e significativo aumento del numero di richiedenti asilo siriani. Fino al 2012, ogni anno solo poche centinaia di siriani facevano domanda di asilo. Ma i numeri sono rapidamente aumentati e solo nel 2015 sono arrivati in Svezia un numero record di 163.000 richiedenti asilo.  La Svezia ha concesso asilo ai rifugiati più di qualsiasi altro Paese europeo in proporzione alla sua popolazione. Nel 2016 i bambini immigrati rappresentavano un quarto degli studenti delle scuole dell’obbligo svedesi. Ciò ha creato sfide per il sistema educativo svedese. La maggior parte dei siriani parlava poco o per niente lo svedese e molti erano senza documenti.  Molti dei bambini soffrivano le conseguenze di traumi e il conflitto aveva anche fortemente limitato l’accesso all’istruzione in Siria. Fortunatamente, la Svezia non era del tutto nuova al concetto di integrazione dei bambini immigrati. Per molti anni bambini immigrati e rifugiati erano stati integrati nel sistema educativo svedese attraverso una misura nota come classi preparatorie. In molte aree, i nuovi bambini rifugiati e immigrati sono stati collocati in classi separate spesso indicate come “classi di immersione”. Queste classi facevano parte delle scuole tradizionali ma separate dai normali gruppi di classe. Trattavano contenuti di insegnamento più ampi e operavano a un livello accademico inferiore rispetto alle classi normali, coprendo aree come l’alfabetizzazione, il calcolo, la lingua e le abilità sociali. Generalmente i bambini rimanevano in queste classi per un breve periodo di tempo prima di passare alle classi normali che corrispondevano alla loro fascia di età. Tuttavia, il grande numero di arrivi dalla Siria ha presentato sfide significative a questo approccio. Dati i grandi numeri, il sistema delle classi preparatorie era considerato troppo difficile da far funzionare. Era evidente, tuttavia, che l’integrazione funzionava nel lungo periodo. Il 57% degli studenti immigrati di seconda generazione ha raggiunto il livello di competenza 2 rispetto a Il 39% degli immigrati di prima generazione nei test PISA 2015. Tuttavia, anche PISA 2015 ha evidenziato significative lacune nel rendimento scolastico. Ad esempio, il 76% degli studenti nativi con genitori nativi ha raggiunto almeno il livello di competenza 2 nei tre ambiti PISA (lettura, matematica, scienze) rispetto al 49% degli studenti immigrati. In particolare, gli studenti immigrati di prima generazione erano svantaggiati e il 39% avevano maggiori probabilità rispetto agli studenti nativi di ottenere risultati accademici inferiori.

Le azioni intraprese

Nel gennaio 2016 è stata adottata una nuova serie di regolamenti che classificava bambini immigrati come “nuovi arrivati” fino a quattro anni. Ha assicurato che avessero diritto allo stesso supporto aggiuntivo ricevuto dagli studenti residenti. Ci sono state anche importanti modifiche alle “classi di immersione”. Il governo svedese ha raccomandato che si trovassero vicino alle classi regolari per migliorare la cooperazione e la transizione per gli studenti immigrati, nonché per evitare la segregazione tra i gruppi.

Il regolamento decretava che gli studenti immigrati non potessero più essere inseriti nelle classi propedeutiche per tutto il tempo, e che l’inserimento fosse al massimo di due anni. Dovevano essere concesse loro alcune ore di insegnamento in classi regolari. Non c’era regolamentazione di come e in quali materie; divenne responsabilità di presidi identificare i bisogni degli studenti immigrati, stanziare le risorse di conseguenza e garantire che ciò avvenisse. Gli studenti potevano essere trasferiti in classi regolari in qualsiasi momento e la loro inclusione nelle classi preparatorie non era obbligatoria ma lo sarebbe stata sulla base di una valutazione iniziale.

Per supportare i presidi, l’Agenzia svedese per l’istruzione è stata incaricata di sviluppare un nuovo strumento di valutazione delle conoscenze degli studenti immigrati neoarrivati.  Nel 2017 il governo ha attuato un programma di investimenti fino al 2025 che mira a rafforzare la capacità delle scuole di fornire un’istruzione di qualità ai nuovi studenti arrivati.

L’Agenzia Svedese per l’Istruzione è una delle tre agenzie nazionali che dipende dal Ministero dell’Istruzione e Ricerca. È l’autorità amministrativa centrale per il sistema scolastico pubblico. Il suo scopo è quello di fornire sostegno alle autorità scolastiche, ai presidi, agli insegnanti e agli studenti. Uno di questi supporti è la fornitura di strumenti per valutare le conoscenze e i livelli linguistici degli studenti neoarrivati. L’Agenzia ha già lavorato a stretto contatto con un certo numero di università nell’ambito della progettazione delle prove nazionali. L’università partner che di solito sviluppava le prove nazionali di matematica fu coinvolta per progettare strumenti che potessero essere utilizzati per valutare i livelli di conoscenza in matematica degli studenti immigrati neoarrivati come parte del nuovo strumento di valutazione. Le università, a loro volta, hanno potuto attingere alla propria esperienza nella costruzione delle prove nazionali progettando il nuovo strumento in appena sei mesi. Processi simili per i test nazionali di solito richiedono a minimo di due anni.

Legislazione

Con l’eccezione della prova nazionale, è stata la prima volta che le scuole in Svezia hanno dovuto agire seguendo la legge in tutti gli aspetti. Alle scuole e agli insegnanti viene data una notevole autonomia nel decidere le proprie pratiche di insegnamento, non ci sono specifiche leggi in materia di pedagogia, né esistono materie fisse obbligatorie per le scuole; pertanto, la legge era di grande importanza e poneva sfide all’Agenzia per l’istruzione in relazione alla comunicazione e sviluppo delle capacità organizzative. La prima sfida è stata come comunicare alle scuole che questa era una responsabilità che erano legalmente obbligate a rispettare. La seconda sfida riguardava il sostegno ai bisogni delle scuole.

L’Agenzia ha utilizzato il concetto di “mappatura”, un processo mediante il quale vengono individuati i punti di forza e le esigenze di apprendimento del singolo studente identificato. Il processo di mappatura ha lo scopo di supportare il lavoro della scuola per pianificare e adattare l’insegnamento alle condizioni e bisogni dello studente. Il materiale è costituito da:

  • Fase 1. La lingua e le esperienze dello studente.
  • Fase 2. La conoscenza dello studente in alcune aree essenziali del sapere – alfabetizzazione e matematica.
  • Fase 3 La conoscenza della materia da parte dello studente.

Le prime due fasi sono obbligatorie e servono per una valutazione iniziale entro due mesi dall’iscrizione. La terza fase, che non è obbligatoria, considera le conoscenze specifiche sulle materie, possedute dallo studente.  La legge sull’istruzione stabilisce che tutti gli studenti devono ricevere la guida e il sostegno necessari per soddisfare le loro esigenze individuali in modo che possano imparare e progredire il più possibile.

Le interviste sono una parte essenziale del processo di valutazione in ogni fase. Le interviste sono progettate per fare in modo che l’insegnante faccia esprimere allo studente ciò che lo studente sa o è in grado di fare, sulla base di esperienze scolastiche o esterne all’ambiente scolastico. Dopo il colloquio, l’insegnante passa alla fase di mappatura del processo. Alfabetizzazione e matematica sono parti obbligatorie da valutare. Successivamente, l’insegnante può determinare quali materie o corsi dovrebbero essere mappati in modo più dettagliato. Quest’ultima parte del processo è volontaria.  I risultati di questo esercizio di mappatura vengono quindi utilizzati per compilare un profilo di conoscenza per lo studente.

Problemi nella valutazione

Quando l’accoglienza e la valutazione degli studenti neoarrivati era gestita a livello comunale, piuttosto che nella scuola, presidi e insegnanti non erano così impegnati, nonostante la loro responsabilità individuale nei confronti dell’alunno. Molti Comuni hanno organizzato l’iniziale accoglienza e hanno effettuato i test diagnostici predisposti a livello centrale, che hanno comportato un rischio che i dati rilevanti e la valutazione non venissero comunicati correttamente tra tutti gli insegnanti quando uno studente si trasferiva in una scuola regolare. Questo rischio è stato ulteriormente accresciuto dal fatto che la maggior parte delle informazioni è stata trasmessa esclusivamente in forma scritta, senza alcuna comunicazione diretta tra coloro che hanno condotto i test e gli insegnanti stessi. La mancanza di un solido monitoraggio dell’attuazione del programma di valutazione riduce la capacità di raggiungere una piena comprensione dell’impatto della valutazione e del collocamento di uno studente e se i bisogni educativi sono stati adeguatamente valutati e soddisfatti in modo efficiente. Alla fine del 2017, quasi due anni dopo l’approvazione della normativa, l’Ispettorato ha pubblicato un rapporto incentrato sul sostegno di scuole per gli studenti neoarrivati. Sebbene l’Ispettorato abbia identificato molti aspetti positivi nel lavoro delle scuole, si è concluso che anche quando le scuole facevano uso della diagnostica dei test per valutare l’alfabetizzazione e la matematica, la valutazione del livello di conoscenza attraverso altri strumenti era ancora inadeguato. Sebbene gli elementi obbligatori della valutazione siano stati ampiamente utilizzati, le valutazioni volontarie dei soggetti spesso non lo erano. Quando è stata utilizzata questa parte della valutazione, lo era spesso su iniziativa di singoli insegnanti e solo in una o due materie. Col senno di poi, sarebbe stato vantaggioso un rapporto più profondo tra il Ministero dell’Istruzione e l’Ispettorato delle Scuole per portare avanti un monitoraggio più attento.

Brevi note a commento

In tutti i casi studio riportati l’OCSE presenta il quadro culturale in cui i sistemi di istruzione si sono sviluppati e sono stati modificati. Le riforme di successo tengono conto del passato dei sistemi scolastici su cui intervengono e riescono a cogliere da quanto fatto altrove e documentato dalle indagini internazionali ciò che può essere adattato e applicato in uno specifico sistema di istruzione.

I casi di studio presentati in questo rapporto offrono idee e spunti su diversi aspetti del sistema di istruzione, che possono essere di aiuto nel caso di un Paese – come l’Ucraina – che si trova in una situazione di crisi e può re-immaginare la propria impostazione, una volta che la guerra sarà finita.

Alcuni aspetti ricorrono nei diversi casi di studio e indicano punti chiave di qualunque sforzo di riforma. Il primo è l’importanza di una visione unitaria e condivisa tra tutti gli stakeholders. Questo fa sì che tutti lavorino per gli stessi obiettivi e vi sia coerenza tra le iniziative intraprese a diversi livelli del sistema, che tutti si vada nella stessa direzione, sostenendo e rinforzando il lavoro gli uni degli altri. Un secondo aspetto è che la messa in atto di una riforma non è un processo continuo e lineare, ma può comportare revisioni e adattamenti in itinere; il terzo è il bisogno di prevedere un tempo sufficiente per ogni fase del processo di riforma, in modo – tra l’altro – di potere monitorare i risultati di ciascuna fase.

Due punti inoltre vanno sottolineati: le riforme presentate sono in genere condivise dalla collettività indipendentemente dai governi in carica e i poteri dell’autonomia delle scuole sono ben distinti da quelli dell’amministrazione centrale rendendo possibile un dialogo tra enti nel caso siano anche necessarie, con le riforme, modifiche di struttura dei poteri (come nel caso della Svezia o dell’Estonia).

Concludiamo ricordando un altro Paese che in questi ultimi 20 anni ha attuato un programma di riforme che si è tradotto in un miglioramento degli esiti degli studenti. Si tratta della Germania, dove il processo di riforma è stato innescato dai deludenti risultati di PISA 2000. Tale programma si è articolato in sette linee di azione: miglioramento dell’apprendimento della lingua alla scuola di infanzia, armonizzazione tra scuola di infanzia e primaria, miglioramento di lettura, scrittura, matematica e scienze alla scuola primaria, sostegno agli studenti svantaggiati, adozione di misure per sostenere l’efficacia delle scuole e il loro miglioramento includendo standard di valutazione, sostegno allo sviluppo professionale dei docenti e ampliamento del tempo prolungato.

In ogni caso l’analisi dei casi di studio preparata per l’Ucraina è una lettura istruttiva per chiunque voglia intraprendere un processo serio di riforma del proprio sistema di istruzione a partire da noi.

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