PER LA RIAPERTURA DELLE SCUOLE, DOPO IL PIANO SCUOLA E ALTRO

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Una situazione sempre più complessa e grave

Dopo oltre un mese dall’emanazione del Piano Scuola 20-21 (26 giugno 2020), il quadro delineato dai fatti e dalle misure adottate o in corso di adozione sembra essere più complesso e per certi aspetti più grave di quanto verrebbe da desumere dalle dichiarazioni di intenti, dalle promesse ecc…

Gli ostacoli più consistenti sono a nostro avviso costituiti dalle questioni che hanno causa non nell’emergenza ma che si radicano in quella “normalità” su cui si è innestata l’emergenza e che l’emergenza rende più evidenti e pressanti.

Al fondo di tutto c’è l’autonomia degli Istituti. Non si può pretendere che essi realizzino la missione per cui hanno ricevuto dignità di amministrazione autonoma se non si adottano certe misure, misure che valgono innanzitutto per la normalità e che sono ancor più indispensabili per fronteggiare le emergenze.

E’ cioè necessario che:

  • si fissino limiti (pochi, significativi, chiari e quanto al merito essenziali) in punto di contenuti, di dimensionamento, di orari, di livelli delle prestazioni;
  • si modifichi lo stato giuridico del personale: leadership intermedia, flessibilità, diversità di impegno, diversità di retribuzione, ecc.;
  • si immetta l’autonomia degli istituti scolastici al centro di un rapporto sistematicamente coerente con lo Stato, con le Regioni, con gli enti locali e con il territorio;
  • si provveda a completare la decentralizzazione voluta dall’art. 117, e contestualmente si potenzino un sistema centrale di indirizzo e di valutazione-controllo.

Per qualche passo in avanti … e anche per aiutare lo Stato ad aiutarsi

E’ impossibile pensare e pretendere che i problemi sopra elencati siano risolti di colpo, per di più in una situazione sfavorevole. Ma si può riprendere il cammino. Non tutto è negativo.

  1. Il primo punto è il fatto che con quei temi si entrerà comunque in contatto e/o in conflitto, e si dovrà dunque agire in termini di concrete attuazioni.
  2. Il secondo è che si dovranno reinventare rapporti adeguati e produttivi fra gli Istituti e le altre amministrazioni.
  3. Il terzo riguarda le Regioni. Per il passato le Regioni non sono state attive nel pretendere l’attuazione del Titolo V, e negli ultimissimi anni, chi l’ha fatto ha assunto iniziative controproducenti. Oggi le Regionisi sono fatte sentire: hanno costretto lo Stato a reperire altre risorseMa non basta. Oggi si può chiedere alle Regioni un contributo reale e più incisivo su tutti i piani: la risoluzione dei problemi concreti; la rivendicazione di nuovi assetti normativi; il riconoscimento convinto, coerente e fattivo della centralità degli Istituti scolastici.

Sul sito ADI, il testo completo, realizzato con il contributo del Prof. Carlo Marzuoli, a cui va il nostro ringraziamento https://adiscuola.it/pubblicazioni/adi-per-la-riapertura-delle-scuole-dopo-il-piano-scuola-e-altro/

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