Traduzione italiana a cura di Andrea Marzuoli dell’articolo Andreas Schleicher Calls For International Collaboration & Entrepreneurial Teachers Amidst COVID19 tratto dal sito di HundrED
Andreas Schleicher: la pandemia del coronavirus richiede collaborazione internazionale e insegnanti con spirito imprenditoriale
Sulla base delle sue ricerche a livello globale e della sua personale esperienza nel campo dell’istruzione, che cosa ritiene che funzioni o non funzioni nella crisi COVID19?
In questo periodo senza precedenti di chiusura delle scuole, c’è sicuramente una crescente necessità di soluzioni basate sulla tecnologia disponibili per gli studenti che vi hanno accesso e per gli insegnanti che sanno usarle. Tuttavia, sulla base di alcuni dei nostri recenti studi, un giovane su dieci non ha nemmeno una scrivania per studiare a casa, per non parlare dell’accesso a computer o Internet. Inoltre, solo il 50% circa degli insegnanti di tutto il mondo si sente a proprio agio con l’insegnamento e apprendimento digitale o ne ha esperienza. Molti insegnanti spesso riproducono al computer la lezione tradizionale, mostrando mancanza di familiarità o confidenza con la pedagogia digitale.
Nonostante le comunità educative globali stiano producendo incredibili soluzioni, la mia principale preoccupazione rimane quella di non raggiungere tutti i bambini e i ragazzi, specialmente quelli con risorse limitate o con famiglie che non li sostengono. Nella mia esperienza, l’esempio più impressionante di soluzione su larga scala dell’apprendimento a distanza proviene dal cuore dell’epidemia, la Cina, dove le autorità locali sono riuscite a mettere online 50 milioni di studenti in un mese. Ciò che rende speciale questa esperienza è che non hanno usato le tecnologie per un insegnamento trasmissivo, ma si sono concentrati sulla costruzione di solide relazioni tra insegnanti e studenti. Hanno combinato ambienti sociali e digitali in modo da raggiungere tutti gli studenti. Quelli che non sono riusciti a raggiungere in digitale, hanno ricevuto i libri consegnati a casa.
In questo momento di distanziamento sociale, le relazioni sociali devono essere al centro di tutto
In che modo i Paesi in difficoltà possono gestire l’apprendimento per tutti gli studenti?
Questo dipende molto dagli insegnanti. Se prendiamo di nuovo l’esempio della Cina, nonostante infrastrutture e risorse siano calate dall’alto, gli insegnanti hanno un grande spirito imprenditoriale. Hanno familiarità con il mondo digitale e la maggior parte dei contenuti dei piani di studio di tutti i gradi scolastici è generata localmente. Come in Giappone, gli insegnanti in Cina hanno una forte cultura della ricerca e trascorrono molte ore a pianificare e collaborare tra loro. Non sono abituati ad avere un curriculum che gli “piove” addosso, sono piuttosto abituati a co-creare istruzione e ambienti di apprendimento usando uno strumento formidabile, la tecnologia.
Affinché altri Paesi possano superare con successo questo periodo, dovrà svilupparsi una cultura che incoraggi gli insegnanti a essere leader, progettisti di ambienti di apprendimento innovativi, co-creatori, facilitatori e coach per gli studenti che imparano da remoto. Gli educatori globali che hanno queste qualità, trovano il modo di lavorare con la tecnologia e se la cavano con la pandemia. Se i sistemi scolastici non sapranno stimolare lo spirito imprenditoriale nei propri insegnanti, molti Paesi andranno incontro a pesanti fallimenti.
Come si affrontano queste enormi sfide con mancanza di risorse e di sostegno all’apprendimento?
È troppo presto per dire quale sia la migliore pratica a livello globale, ma una cosa è certa: gli insegnanti dovranno assumere la guida. Gli insegnanti che hanno una tradizione e una cultura di relazione con i singoli studenti dentro e fuori la classe sono quelli che ci mostreranno le migliori pratiche da seguire. Sono convinto che questi insegnanti si assumeranno la responsabilità di contattare i loro studenti e di sostenerli in questo tempo incerto.
Come fanno molti insegnanti giapponesi che trascorrono del tempo a relazionarsi con i propri studenti al di fuori delle classi, così, a livello globale, gli insegnanti dovrebbero usare gli strumenti digitali per arrivare nelle case dei loro studenti. Credo che gli insegnanti saranno forse la sola soluzione alle enormi disparità che questa crisi porterà fra i nostri studenti.
Ma se assumiamo un’altra prospettiva, questa crisi potrà anche diminuire le disuguaglianze.
Questa situazione ha chiarito una cosa: non si tornerà indietro
Ciò che è chiaro è che gli studenti saranno più esigenti quando torneranno a scuola. Diranno ai loro insegnanti come apprendono meglio, ciò che vogliono imparare e come vogliono imparare, e gli insegnanti non potranno più insegnare come facevano prima. In questa situazione, potremmo riuscire a soddisfare molto di più le diverse esigenze degli studenti e a ridurre le disuguaglianze che esistono nella scuola normale.
Una volta che questa pandemia sarà finita, credo e spero che ci saranno più pretese nei confronti dell’’istruzione da parte degli studenti e delle loro famiglie.
Come abbattere le barriere scolastiche e creare comunità di apprendimento più grandi?
Questo è assolutamente il momento di abbattere le vecchie barriere.
Questo è il momento in cui lo studente puoi scegliere il proprio insegnante, almeno nel mondo digitale
Non devi imparare dall’insegnante che si trova di fronte a te, ma puoi imparare dall’insegnante che si adatta esattamente al tuo stile di apprendimento. Penso che molti giovani useranno questa opportunità per avere una visione molto più ampia delle strategie pedagogiche. Ciò ovviamente richiede anche che i governi locali svolgano un ruolo attivo e costruiscano piattaforme in cui i ragazzi possano accedere a vere opportunità di apprendimento. Adesso è questo il motivo per cui il mondo digitale funziona, perché è una piattaforma che collega tutti.
Si può anche imparare da Paesi come Singapore e il Giappone che hanno comunità professionali molto forti dentro le scuole e tra le scuole, che in questa crisi collaborano e si impegnano nella ricerca, progettazione e valutazione della loro offerta. In Europa non è così facile trovare simili pratiche, ma Belgio e Paesi Bassi hanno trovato il modo di bilanciare egregiamente l’autonomia professionale e la cultura collaborativa, che ora consente agli insegnanti e alle comunità educative di co-creare e facilitare l’apprendimento degli studenti.
In che modo si può o ci si deve avvicinare alle valutazioni in questo momento?
Questa è una buona domanda, all’OCSE abbiamo discusso se concentrare le nostre energie su questa questione, e siamo giunti alla conclusione che in questo momento, non è la nostra priorità, soprattutto rispetto alle altre molte urgenze. Tuttavia, se la crisi si protrarrà per qualche altro mese, questa diventerà una domanda chiave su cui riflettere. Dovremo riflettere su come il mondo digitale ci offre la possibilità di integrare valutazione e apprendimento. Ci sono molte potenzialità per non tenere separati questi due aspetti in attività diverse, e passare invece a una fase in cui le buone valutazioni diventano buon apprendimento. C’è la possibilità di capitalizzare su questo punto, ma adesso non credo che dobbiamo dargli la priorità.
Nelle prossime settimane, cosa sta cercando di fare e condividere l’OCSE con la comunità scolastica globale?
In questa crisi, abbiamo lavorato su più progetti e risorse da condividere con la comunità educativa globale. Attualmente stiamo raccogliendo dati da studenti e insegnanti di tutto il mondo per studiare quale tipo di pedagogia sia prevalente negli ambienti attuali e cosa favorisca l’apprendimento digitale. Ho anche pubblicato un blog su come gli insegnanti e i sistemi scolastici possono rispondere alla pandemia di COVID19, che ha anche resa manifesta la necessità di concentrarsi sulla relazione studente-insegnante e sulla preparazione degli insegnanti, considerato che nei Paesi occidentali, entrambi questi aspetti sono carenti.
Presto pubblicheremo le esperienze degli studenti sull’apprendimento digitale e le riflessioni dei dirigenti scolastici sulla loro preparazione e su quella dei loro insegnanti di fronte a questa pandemia. Renderemo noto quali Paesi si sono dimostrati pronti e quali no. Ciò che mi ha sorpreso è che nessun Paese si è impegnato seriamente nella collaborazione internazionale. Questo è il motivo per cui penso che il lavoro di HundrED e la sua lunga storia di mobilitazione dell’innovazione siano così importanti. Non si sono avuti molti partenariati pubblico-privato in questa situazione. Invece, c’è molto più divario tra pubblico e privato.
Penso che questo sia il momento migliore per fare avanzare soluzioni innovative, forse anche oltre gli schemi. All’OCSE, speriamo di incoraggiare la condivisione di apprendimenti e risorse chiave fuori dai normali schemi e ci auguriamo di collaborare con HundrED e il vostro Spotlight on Quality Education for All During Coronavirus e trovare diversi modi per condividere ciò che abbiamo appreso e agire collettivamente.