Il 12 luglio l’INVALSI ha presentato i risultati delle prove INVALSI 2023 a Palazzo Montecitorio, con la partecipazione del Ministro Valditara
Questa pubblicazione deve essere citata come segue: Ombre e luci dalla ‘fotografia Invalsi 2023’ della scuola italiana, ADi, 26 luglio 2023, https://adiscuola.it/pubblicazioni/ombre-e-luci-dalla-fotografia-invalsi-2023-della-scuola-italiana/
Questa pubblicazione deve essere citata come segue: Ombre e luci dalla ‘fotografia Invalsi 2023’ della scuola italiana, ADi, 26 luglio 2023, https://adiscuola.it/pubblicazioni/ombre-e-luci-dalla-fotografia-invalsi-2023-della-scuola-italiana/
La scuola fa la differenza, ma…
Dati interessanti quelli presentati dall’INVALSI il 12 luglio, anche grazie alla possibilità di considerare l’andamento nel tempo – dal 2018 o 2019 al 2023[1] – degli esiti degli studenti della scuola italiana, dalla primaria alla scuola secondaria superiore, nei tre ambiti chiave di italiano, matematica e inglese.
Una considerazione generale che si può fare guardando quei dati è che la scuola conta. Quel gradino che c’è tra i risultati di oggi e quelli precedenti alla chiusura delle scuole a causa della pandemia indicano che la scuola in presenza fa la differenza. E possiamo ipotizzare ragionevolmente che senza il grande sforzo che la scuola ha fatto per raggiungere gli studenti a distanza durante il lockdown quel gradino sarebbe ancora più alto.
E allo stesso tempo sembra che la scuola in presenza, quella dopo la pandemia, fatichi ora a colmare quel gradino, perché quello che è successo e soprattutto quello che non è successo durante la chiusura delle scuole e il disagio che si è installato in quel periodo continuano a pesare, anche se ci sono alcuni segni di ripresa.
I dati confermano anche che un aspetto su cui la scuola decisamente non fa la differenza è la ripetenza come modalità per recuperare il ritardo negli apprendimenti e risultati insoddisfacenti. Come detto e documentato con chiarezza dai dati nel rapporto Invalsi 2023 “l’istituto della ripetenza non permette, nel complesso, di far recuperare i deficit di apprendimento”.
Alcuni numeri per dare un’idea della rilevazione Invalsi. Le prove hanno coinvolto circa 2.700.000 studenti e oltre 12.000 scuole nel periodo che va da marzo agli ultimi giorni di scuola. Le percentuali di partecipazione del 2023 mostrano che le prove hanno raggiunto la quasi totalità della popolazione scolastica coinvolta[2].
I dati delle prove Invalsi sono tantissimi e offrono ampio materiale per approfondimenti e ricerche. Qui ci limitiamo ad alcuni dei risultati appena pubblicati nel rapporto dell’Invalsi.
Risultati preoccupanti
Tra i dati delle prove Invalsi 2023 ve ne sono alcuni che interpellano.
- Un primo dato che è importante mantenere al centro dell’attenzione è quello sempre attuale dei divari territoriali nei risultati degli studenti.
Questi divari sono stati evidenziati per la prima volta negli anni’70 del secolo scorso nell’ambito dell’indagine IEA Six Subjects, e da allora sono stati rilevati puntualmente da ogni indagine internazionale e nazionale sui risultati degli studenti. Senza entrare nel merito delle considerazioni storiche e socio-economiche, né delle analisi statistiche dei fattori che contribuiscono a “spiegare” questi divari, guardiamo al quadro che emerge da questa ultima rilevazione.
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- Le differenze nei risultati tra diverse aree del Paese si riscontrano già a partire dalla scuola primaria, fin dalla seconda classe, in particolare per quanto riguarda la matematica. Tra il Nord e il Sud Isole vi sono, già in seconda primaria, circa 10 punti percentuali di differenza nella quota di studenti che raggiunge i traguardi previsti per la matematica.
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- Il divario territoriale aumenta man mano che gli studenti avanzano nella scolarità e alla fine delle superiori è particolarmente evidente per la matematica, dove la differenza tra Nord e Sud nella quota di studenti che raggiunge i traguardi previsti è di 30 punti percentuali o più.
- Un altro dato che interpella è la maggiore variabilità dei risultati tra scuole e tra classi nel Mezzogiorno a tutti i livelli, dalla primaria alla secondaria di II grado.
La variabilità dei risultati all’interno di una classe dà informazioni sulle differenze interindividuali degli studenti, che in una certa misura non sono eliminabili. Invece la variabilità tra scuole e tra classi mostra in che misura un sistema garantisca le stesse condizioni di insegnamento-apprendimento a tutti gli studenti, per lo meno nel primo ciclo, che rappresenta il tronco comune del sistema di istruzione, ed è quindi un indicatore del suo grado di equità[3].
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- Nel Nord i risultati medi sono più omogenei tra scuole e tra classi della stessa scuola e vi è una più alta quota di differenze interindividuali all’interno delle classi, mentre nel Sud e nel Sud Isole c’è una forte eterogeneità tra scuole e tra classi.
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- Nel Centro-Nord infatti i valori della variabilità tra scuole e classi restano intorno a valori accettabili collocandosi a livello medio-basso e diminuiscono tra la seconda primaria e la terza secondaria di I grado.
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- Nel Mezzogiorno e in particolare nel Sud Isole e in modo più evidente per la matematica, non solo la variabilità tra scuole e tra classi è complessivamente più alta rispetto al Nord e si colloca al livello alto-molto alto…
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- …ma la variabilità tra classi supera quella tra scuole, mostrando la presenza di disparità importanti nel “quadro” in cui i singoli studenti sono inseriti.
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- Questo porta a interrogarsi sulla misura in cui nel Mezzogiorno il sistema assicuri le stesse opportunità di apprendimento a tutti i suoi studenti e suggerisce – come ha detto Roberto Ricci, Presidente dell’Invalsi – che la scuola del Mezzogiorno fatichi maggiormente a fare questo.
- Un terzo dato che preoccupa è il calo dei risultati, cominciato con la pandemia, che continua nella scuola primaria.
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- In seconda primaria, nell’ultimo anno la percentuale di chi raggiunge almeno il “livello base”, è diminuita di 4 punti percentuali per l’italiano e di 7 punti percentuali per la matematica.
- In quinta primaria la percentuale di chi raggiunge almeno la fascia corrispondente al livello base è diminuita di 6 punti percentuali per l’italiano e di 3 punti percentuali per la matematica.
- Anche per l’inglese dal 2022 al 2023 è diminuita la percentuale di chi raggiunge il traguardo previsto in quinta primaria dalle Indicazioni Nazionali, cioè il livello A1 del QCER (Quadro Comune Europeo di Riferimento per la conoscenza delle lingue): una diminuzione di 7 punti percentuali per l’inglese-Reading e di 4 punti percentuali per l’inglese-Listening.
- Infine un ultimo dato a cui prestare attenzione è la quota di studenti “accademicamente eccellenti” al termine della secondaria superiore[4]. La loro percentuale è diminuita di 5 punti percentuali dall’inizio della pandemia (dal 18% al 13%) e non accenna a migliorare.
Risultati incoraggianti
Ci sono poi dati che segnano un cambiamento di passo e fanno sperare.
- Un primo dato incoraggiante è che nella scuola secondaria di I grado e di II grado il calo registrato con la pandemia si è sostanzialmente fermato sia in italiano che in matematica[5], anche se non si vede ancora un’inversione di tendenza.
In realtà, quando si considerano i dati disaggregati per area geografica si vede che nell’area del Sud[6] alla fine della secondaria di I grado i risultati sono in leggero miglioramento, e questo sia per l’italiano, che per la matematica.
- Un secondo dato che, se si conferma nelle prossime rilevazioni, è decisamente positivo è la leggera diminuzione nel tempo dei divari tra aree geografiche, mostrata dal minore scarto tra Nord e Sud nella percentuale di studenti che raggiungono i traguardi previsti[7]. Questa diminuzione si rileva dal 2019[8] al 2023, ma anche, nella maggior parte dei casi, tra il 2022 e il 2023.
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- Per la scuola secondaria di I grado la differenza tra Nord e Sud si è ridotta in tutte le materie e in modo più marcato per l’inglese (7-8 punti percentuali in meno sia per reading che per listening).
- Per la seconda classe della secondaria di II grado (grado 10) la differenza tra Nord e Sud si è ridotta di 7 punti percentuali per l’italiano e di 5 per la matematica, con la diminuzione più marcata per gli Istituti Tecnici, dove lo scarto tra Nord e Sud è diminuito di 12 punti percentuali sia per l’italiano che per la matematica.
- Per l’ultima classe della secondaria di II grado la differenza tra Nord e Sud si è ridotta di 3 punti percentuali sia per l’italiano che per la matematica, con la diminuzione più marcata negli Istituti Tecnici e nei Professionali, dove lo scarto tra Nord e Sud è diminuito rispettivamente di 7 (IT) e 10 (IP) punti percentuali sia per l’italiano che per la matematica.
Naturalmente per la scuola secondaria di II grado sono necessarie analisi più approfondite, per verificare se vi siano cambiamenti della popolazione che frequenta rispettivamente al Nord e al Sud i diversi tipi di istruzione, ma la tendenza complessiva rimane.
In alcuni casi la diminuzione degli scarti è dovuta al fatto che durante la pandemia vi è stato un calo maggiore al Nord rispetto al Sud, che partiva già da livelli più bassi. Ma in altri casi la diminuzione degli scarti è legata a un aumento del Sud maggiore rispetto a quello del Nord.
I divari, come sappiamo, rimangono importanti e occorrono misure mirate per continuare a contrastarli, ma ci sembra importante evidenziare questa tendenza.
- Un terzo dato positivo è il costante miglioramento dei risultati di inglese al termine della scuola secondaria di I grado sia in comprensione della lingua scritta (inglese-Reading) sia in comprensione della lingua orale (Inglese-Listening), mentre nella secondaria di II grado il miglioramento riguarda l’Inglese-Listening.
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- Alla fine della secondaria di I grado la percentuale di studenti che raggiunge il traguardo atteso (livello A2 del QCER) in Inglese-Reading è di 6 punti percentuali più elevata nel 2023 rispetto al 2018, con aumenti particolarmente marcati nel Sud e nel Sud Isole (11 punti percentuali in più).
Per l’Inglese-Listening l’aumento è di 11 punti percentuali per l’Italia nel suo complesso ed è di 13 punti percentuali nel Mezzogiorno.
- Per quanto riguarda la fine della secondaria superiore si rileva una tendenza al miglioramento nell’inglese sia Reading, sia Listening, e nel Sud Isole la percentuale di studenti che raggiunge il livello B2 ha superato il dato precedente alla pandemia[9].
- Alla fine della secondaria di I grado la percentuale di studenti che raggiunge il traguardo atteso (livello A2 del QCER) in Inglese-Reading è di 6 punti percentuali più elevata nel 2023 rispetto al 2018, con aumenti particolarmente marcati nel Sud e nel Sud Isole (11 punti percentuali in più).
- Un ulteriore dato positivo che emerge dai risultati delle prove Invalsi 2023 è la diminuzione della dispersione implicita, cioè della percentuale di studenti che al termine dei 13 anni del percorso scolastico non hanno acquisito le competenze necessarie[10]. La quota di chi si trova in situazione di dispersione implicita a livello nazionale è diminuita di un punto percentuale rispetto 2022, passando da 9,7% a 8.7%. Un punto percentuale può sembrare poco, ma corrisponde a migliaia di studenti, e se la tendenza si conferma nel prossimo anno la scuola ritroverà il livello precedente alla pandemia (7.5%).
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- Le Regioni in cui la percentuale di dispersione implicita è più bassa (inferiore al 5%) si trovano al Nord[11], mentre quelle in cui si è registrato il maggiore calo nella dispersione implicita sono tre Regioni del Sud: la Calabria, con una diminuzione di 5 punti percentuali, la Puglia di 2,9 punti percentuali, e la Sardegna di 2,8 punti percentuali.
- Infine i dati invalsi sono incoraggianti anche per quanto riguarda l’incidenza degli ELET (gli Early Leavers from Education and Training), cioè quei giovani tra i 18 e i 24 anni che sono usciti dal sistema di istruzione e formazione avendo al massimo la licenza della scuola secondaria di I grado.
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- Considerando solo la coorte degli studenti in uscita dalla scuola secondaria superiore nel 2023, la loro percentuale – 10,4% – è più bassa rispetto a quella della fascia dei 18-24 anni (11,5% nel 2022), a indicare una tendenza alla diminuzione del loro numero che fa sperare di raggiungere il traguardo di 10,2% per i 18-24 anni nel 2025[12].
L’intervento del Ministro Valditara
Gli interventi dell’INVALSI sono stati preceduti da quello del Ministro Valditara che ha fatto “una lettura politica dei dati” soffermandosi sul divario tra Nord e Sud del Paese e ricordando i 10 punti strategici dell’Agenda SUD presentata a giugno dal MIM[13] proprio per ridurre i divari territoriali.
Le scuole che parteciperanno alla sperimentazione[14] sono state individuate come scuole vulnerabili sulla base di una serie di indicatori, tra cui vi sono anche i risultati Invalsi (insieme a assenze, dispersione, abbandono in corso d’anno e fragilità del territorio). Queste scuole riceveranno risorse aggiuntive in termini di docenti, spazi (come palestre e mense) e orari (con apertura il pomeriggio, allungamento del tempo scuola ma anche ore aggiuntive per corsi extracurricolari). E saranno il teatro di innovazione didattica, con più attenzione alla personalizzazione, un maggior ricorso alla didattica laboratoriale, ma anche un’attenzione particolare alla formazione dei docenti e un maggiore coinvolgimento della famiglia, anche come supporto alla genitorialità.
Il progetto comporta una sperimentazione di due anni e un monitoraggio dei risultati alla fine per decidere se estendere queste misure alla altre scuole vulnerabili del Mezzogiorno.
Il punto di vista dell’ADi
Una volta di più è chiaro che l’Invalsi fa un servizio al nostro Paese fornendo dati che costituiscono UN elemento importante per ragionare sulla scuola, a livello di sistema come anche a livello di singoli istituti.
Sottolineiamo UN perché è chiaro che questi dati non sono esaustivi, di fronte a un mondo complesso con una molteplicità di obiettivi e compiti come è la scuola. Ma offrono una parte imprescindibile della sua fotografia, che ha il duplice vantaggio di essere una fotografia il cui esito non dipende dal dito di chi prende la foto in ciascuna scuola, fornisce cioè dati comparabili da una parte all’altra del Paese, e di offrire la possibilità di confrontare esiti nel tempo a livello di sistema e di singolo istituto. Alcune scuole innovative che oggi attirano l’interesse e l’attenzione di tanti, lo fanno perché possono dimostrare che l’innovazione si è accompagnata a un miglioramento nei risultati, dimostrato da un aumento nei punteggi delle prove invalsi. Queste non esauriscono certo quello che si fa a scuola, ma riguardano aspetti fondamentali come la comprensione di un testo scritto, la capacità di fare un ragionamento matematico e di capire l’inglese, quando lo si legge e quando lo si ascolta.
Detto questo occorre resistere alla tentazione di tirare conclusioni affrettate dai dati, come ha detto il direttore dell’Invalsi Renata Viganò nel suo intervento conclusivo e come ha sottolineato Alessia Mattei – Responsabile dell’Area Prove Nazionali – citando Luigi Einaudi: “Prima conoscere, poi discutere, poi deliberare”. I dati sono sì la condizione essenziale per prendere decisioni informate, ma tra il disporre dei dati e il deliberare c’è la fase del discutere.
Sono essenziali gli spazi in cui si riflette su questi dati, li si studia, si cerca seriamente di capirne il “perché”.
– Che cosa c’è dietro al miglioramento dell’inglese? Quanto ha giocato il digitale fuori dalla scuola, dal maggior uso della tecnologia a TikTok? Come si può fare degli apprendimenti informali e non formali dei ragazzi un alleato dell’apprendimento scolastico?
– Quali fattori e scelte sono dietro la maggiore eterogeneità tra scuole e classi che si rileva in alcune regioni del Mezzogiorno e che cosa possono fare le scuole per garantire una maggiore uguaglianza di opportunità di apprendimento agli studenti?
– Ma anche, perché è così difficile recuperare il gradino che ci separa dai risultati prepandemia? Per quanto le risorse siano importanti, basta dare ‘di più della stessa cosa’… più insegnanti… più ore… per cambiare davvero?
– …
– …
ADi crede nell’importanza di una nuova narrazione della scuola. Una narrazione entusiasmante, che motivi e coinvolga tutti.Provando a delineare i contorni di questa nuova narrazione immaginiamo… |
✔ le scuole coinvolte in prima linea, che partecipano all’ideazione e alla realizzazione del cambiamento in una prospettiva di “autonomia connessa”, collaborando tra loro invece che essere in competizione
✔ che l’impresa coinvolga tutte le parti in gioco, a partire dagli studenti, dando spazio alla loro voce e al potere di apprendere insieme
✔ che l’apprendimento vada intenzionalmente oltre le pareti della scuola, con curricoli più essenziali, concepiti per dare alle nuove generazioni gli strumenti per continuare ad apprendere e per usare in modo consapevole ed etico tecnologie sempre più potenti e onnipresenti.
Insieme, guardando avanti, si può reinventare la scuola, una scuola che proprio nella pandemia ha dimostrato al tempo stesso l’obsolescenza della propria impostazione e l’energia e le potenzialità di tante persone che ci lavorano.
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Note
[1] Per la scuola primaria la serie comprende i dati del 2019, 2021, 2022 e 2023; per la terza classe della scuola secondaria di I grado ci sono i dati del 2018, 2019, 2021, 2022 e 2023; per la seconda classe della scuola secondaria di II grado ci sono i dati del 2018, 2019, 2022, e 2023; per l’ultima classe della scuola secondaria di II grado ci sono i dati di 2019, 2021, 2022, 2023. In tutti i casi mancano i dati del 2020, anno in cui il Governo ha deciso di non fare svolgere le prove invalsi a causa della pandemia e – per la seconda classe della secondaria di II grado – mancano anche i dati del 2021.
[2] Il 99,8% nella seconda e quinta primaria, il 99,6 alla fine della secondaria di I grado, un tasso un po’ più basso, il 92%, nella seconda classe della secondaria superiore, e il 98,4% nell’ultimo anno della secondaria di II grado, dove lo svolgimento della prova è requisito per essere ammesso all’esame conclusivo (come anche a quello alla fine della secondaria di I grado).
[3] In base alla percentuale della variabilità dei risultati legata alle differenze tra scuole e tra classi, sono definiti diversi gradi di severità della disuguaglianza: trascurabile (<5%), molto basso (5-10%), basso (10-15%), medio (15-20%), rilevante (20-25%), alto (25-30%), molto alto (>30%).
[4] Sono considerati come “accademicamente eccellente” alla fine della scuola secondaria superiore gli studenti che raggiungono almeno il livello 4 sia in Italiano sia in Matematica e il livello B2 in entrambe le prove di Inglese (lettura e ascolto).
[5] Fa eccezione italiano nella seconda classe della secondaria superiore, che è risultato ancora in leggero calo rispetto al 2022.
[6] L’area del Sud è composta da Abruzzo, Molise, Basilicata, Campania e Puglia.
[7] Questi dati si sono ottenuti confrontando la differenza tra la percentuale di studenti che raggiungono i traguardi previsti rispettivamente nel 2018 o 2019 e nel 2023, prendendo di volta in volta l’area con il dato rispettivamente più alto (Nord Ovest o Nord Est) e quella con il dato più basso (Sud o Sud Isole).
[8] Si è preso il 2019 come anno di riferimento perché era disponibile per tutte le classi considerate.
[9] Per la secondaria di II grado, vi sono stati due cambiamenti in questi ultimi anni che limitano i confronti da un anno all’altro. Nel 2021 i Licei Linguistici sono stati aggregati ai Licei Classici e Scientifici, togliendoli dalla categoria “Altri Licei”) e questo spiega il calo particolarmente marcato nei risultati degli “Altri Licei” tra il 2019 e il 2021. Inoltre, dal 2023 si è modificato il traguardo previsto per gli Istituti Professionali alla fine dell’istruzione secondaria di II grado, identificato con il livello B1+ (che corrisponde al 70-esimo percentile dell’intervallo del punteggio corrispondente al livello B1) mentre rimane il Livello B2 del QCER per l’istruzione liceale e tecnica.
[10] Il dato della dispersione implicita è ottenuto considerando gli studenti che non raggiungono i traguardi di base attesi né in italiano, né in matematica, né in inglese. Per l’italiano e la matematica il traguardo atteso è il raggiungimento almeno del Livello 3 delle rispettive scale e per l’inglese, sia ascolto sia lettura, è il Livello B1. Quindi la dispersione implicita è costituita dalla percentuale di studenti che è sotto gli standard considerati accettabili in tutti i tre ambiti valutati.
[11] Si tratta di Valle D’Aosta, Piemonte, Lombardia, provincia autonoma di Bolzano, provincia autonoma di Trento, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna.
[12] Il dato è stato ricavato mettendo a confronto i dati degli studenti in uscita dalla terza classe della secondaria di I grado con quelli in uscita dalla secondaria superiore, e integrando queste informazioni con quelle dell’Anagrafe Nazionale degli Studenti del MIM e con dati dell’ISTAT.
[13] https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Agenda+Sud_slide.pdf/9222e783-5491-802e-41b1-b0f1377f4348?t=1686322849813
[14] Dall’intervento fatto dal Ministro in apertura risulta che le scuole che parteciperanno alla sperimentazione biennale saranno più numerose delle 150 (50 per ogni livello di istruzione) previste nel documento iniziale. Si tratterà di 240 scuole: 120 scuole primarie, 60 scuole secondarie di I grado e 60 scuole secondarie di II grado.