Nel momento in cui viene posto in discussione il decreto applicativo dell'art.5 della Legge 53/03 su formazione e reclutamento, é utile indagare in modo un po' più approfondito la questione del precariato dei docenti in Italia.
Una questione che ci trasciniamo insoluta da più di un secolo e che attualmente è del tutto atipica nel panorama internazionale. Nella grande maggioranza dei Paesi industrializzati infatti il problema del reclutamento degli insegnanti si fonda oggi su condizioni opposte alle nostre, ossia su una drammatica carenza di docenti oppure su un reclutamento in gran parte basato su criteri meritocratici, come avviene in Francia.
Sembra che in Italia, l'abbondanza - in parte ingannevole - della domanda abbia esonerato l'amministrazione dalla riflessione e dalla ricerca di strade nuove più efficienti e, oggi, più adeguate al nuovo ruolo che si richiede all'insegnante in una scuola di massa.
Dall'analisi del fenomeno del reclutamento del personale, appare chiaro che esso é rimasto condizionato da una specie di imprinting ricevuto alla nascita del sistema (1859, riforma Casati ), da cui nessuno é mai riuscito a liberarlo. É certo comunque che, per molti aspetti, il sistema ancora oggi adottato per la provvista di insegnanti appare come un pezzo di "archeologia amministrativa" di grande interesse storico e culturale, ma di poca o nessuna validità per una scuola moderna.
I risultati lo dimostrano: il 57% degli insegnanti attualmente in ruolo non ha mai superato un esame di concorso 1 , come il 61% di coloro che oggi attendono il posto nelle graduatorie permanenti.
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