COME L'EDUCAZIONE INFLUENZA IL CAPITALE E LA COESIONE SOCIALE
La coesione sociale è oggetto di crescente preoccupazione nella maggioranza dei nostri paesi. In parte, ciò accade perché la diversità sociale ed etnica sta rapidamente aumentando ovunque, e le diseguaglianze sociali ed economiche stanno anch'esse crescendo in molti (anche se non tutti) paesi dell'OCSE. In effetti, la predizione più sicura che possa esser oggi fatta riguardo a qualunque paese avanzato è che esso sarà più differenziato etnicamente fra vent'anni di quanto non lo sia ora, sia a causa dell'immigrazione che del diverso tasso di fertilità. Diversità ed immigrazione possono costituire importanti vantaggi sociali ed economici, ma il processo di diversificazione implica sfide che sono le stesse in tutti i nostri paesi. In parte, ciò dipende dal fatto che la stessa immigrazione tende ad essere un'esperienza che isola socialmente, poiché i legami familiari e comunitari rimangono nel paese d'origine, e nuovi legami hanno bisogno di tempo per svilupparsi in un ambiente nuovo. Reagendo alla situazione, i gruppi di emigranti hanno sempre fatto particolari sforzi per minimizzare l'inevitabile perdita di capitale sociale per mezzo di strumenti come le enclaves etniche e l'“immigrazione a catena”, ma i cambiamenti restano difficili.
In questo contesto, la distinzione tra il capitale sociale della “coesione interna” e il capitale sociale “che getta ponti” (costituito cioé da legami tra i gruppi) è molto importante: come il nostro corpo ha bisogno sia di vitamina A che di vitamina C, così la salute sociale richiede adeguate riserve sia di capitale sociale formato da legami interni a uno stesso gruppo che di capitale sociale formato da legami tra gruppi diversi. Se uno si ammala, quelli che gli portano il brodo di pollo rappresentano probabilmente il suo capitale sociale del primo tipo, ma una società che disponga solo di questo tipo di capitale è in serio pericolo di chiudersi su di sé. Così una moderna democrazia pluralista ha particolarmente bisogno di capitale che crei ponti. Ma è un dato della condizione umana che questo secondo tipo di capitale sociale è più difficile da costruire del primo. Così i governanti in tutte le società moderne debbono oggi preoccuparsi soprattutto di promuovere reti e condizioni di reciproca fiducia che superino le divisioni.
L'inclusione sociale dev'essere una priorità fondamentale per ragioni morali, sociali e politiche. Ma la stessa economia della conoscenza dipende in modo particolare dal capitale sociale. Non è casuale che la Silicon Valley (come le sue controparti altrove) sia un luogo di intensa costruzione di reti. L'immagine dell'inventore solitario, dalla vita simile a quella d'un eremita, non è mai stata del tutto rispondente alla realtà da un punto di vista storico, ma è del tutto falsa oggigiorno. Così, anche da un punto di vista strettamente economico, le generazioni future nei nostri paesi debbono essere fornite non soltanto di capacità e conoscenze intellettuali, ma anche della capacità di lavorare in gruppo e di capitale sociale “che getti ponti”.
Per qualunque governo preoccupato di aumentare il capitale sociale e la coesione sociale, il processo educativo costituisce la leva politica più importante e efficace. In questo senso, i ministri dell'educazione debbono giocare un ruolo centrale nel perfezionare strategie per costruire capitale sociale. Quest'evidente affermazione poggia su molti fatti specifici.
Prima di tutto, nella maggior parte dei paesi (forse in tutti) il miglior predittore di un alto capitale sociale è dato semplicemente dal numero di anni di istruzione formale. Anche tenendo costanti altri fattori, compresa la razza, il reddito, il genere, l'etnia, l'occupazione, e molti altri, le persone più istruite hanno più vaste, più profonde e più forti reti sociali e partecipano di più alla vita sociale, comunitaria e politica. (Dato il luogo dove si svolge il nostro convegno, viene a proposito che uno degli studi più recenti che dimostra questo fatto sia Irlandese) (nota 8 ).
Lasciando del tutto da parte la semplice quantità di istruzione, altre caratteristiche del processo educativo si sono dimostrate importanti per favorire il capitale sociale, la partecipazione civica, e la coesione sociale. Per ragioni di tempo e di spazio, ne elencherò brevemente alcuni:
- Pedagogia e curricoli adeguati hanno mostrato di avere durevoli e consistenti effetti sul grado d'impegno degli studenti nella società e nella comunità nella vita successiva. Negli USA e nel Regno Unito, per esempio, ci sono prove che indicano che l' “educazione civica” o l' “educazione del cittadino” possono trasmettere non solo l'informazione fattuale sulla vita pubblica (che è a sua volta una pre-condizione per prendervi parte), ma anche regole di comportamento e capacità, come l'esser tolleranti, il saper parlare in pubblico, e abitudini alla collaborazione. Una pedagogia che incoraggi un attivo lavoro di squadra sembra avere maggiori probabilità di essere efficace nell'inculcare abilità sociali rispetto a una pedagogia che promuova solo l'apprendimento individuale, sebbene naturalmente le due esigenze vadano bilanciate.
- Di recente, scuole e università in molte parti d'America hanno fatto esperienza di “apprendimento del servizio sociale” o di “servizio alla comunità”, ossia, programmi che combinano forme d'intervento nella comunità con la riflessione disciplinare. (Per esempio, studenti di un corso di biologia ambientale possono impegnarsi in qualche progetto locale di ripulitura dell'ambiente). Le prime verifiche sperimentali di questi programmi sono molto incoraggianti, in quanto gli studenti che hanno partecipato a tali corsi hanno maggiori probabilità di essere impegnati civilmente negli anni successivi rispetto a studenti con le stesse caratteristiche che non hanno avuto una simile esperienza (nota 9 ).
- Fuori dall'aula stessa, le scuole possono promuovere il capitale sociale, l'impegno civile, e la coesione sociale in altri modi. Per esempio, almeno negli Usa, ci sono consistenti evidenze sperimentali che indicano che la partecipazione ad attività extra-curricolari durante la scuola secondaria (atletica, musica, autogoverno studentesco, e così via) è un forte predittore dell'impegno civile da adulti, anche a distanza di trent'anni. Inoltre, sports e arti varie rappresentano contesti particolarmente congeniali al cui interno costruire capitale sociale “che getti ponti”, perché sono meno immediatamente dipendenti da abilità verbali.
- Similmente, le scuole possono fungere da luoghi particolarmente utili o da punti focali per la costruzione di capitale sociale nella più ampia comunità. In verità, il concetto di “capitale sociale” stesso è stato inventato nel 1915 da L.J. Hanifan, un educatore di campagna nel depauperato stato della Virginia Occidentale, come parte di un appassionato discorso a favore di quelle che sarebbero ora chiamate “scuole di comunità”, scuole che anche dopo l'orario scolastico servono come luogo d'incontro dei membri della comunità per scopi condivisi.
- Risolvere il dilemma della dimensione (nota 10). Come regola generale, 'piccolo' è meglio per promuovere la solidarietà e per costruire connessioni. Le piccole città, le piccole classi, le piccole scuole, le piccole fabbriche, i piccoli paesi, ecc. in genere manifestano più alti livelli di fiducia reciproca ed impegno. Ascoltare, comunicare, prendersi responsabilità, e costruire fiducia è più facile in contesti più intimi, mentre i contesti più ampi favoriscono l'anonimato e l'alienazione. Per altro verso, spesso 'grande' è meglio ai fini dell'efficienza tecnica e tavolta anche di una maggiore diversità. Gli educatori sono divenuti ben presto consapevoli di questo dilemma della dimensione in quanto ha stretti legami con l'apprendimento, ma esso è decisivo nel campo del capitale sociale. Una strategia per risolverlo può esser quella del così detto approccio cellulare - inserire gruppi più piccoli in un'organizzazione più grande e più comprensiva. Questa fondamentale strategia organizzativa (famigliare ai comandanti della guerriglia e ai Rotariani) porta, nel caso dell'educazione, a un approccio chiamato (negli USA) “scuole all'interno delle scuole”. Ma al di là che tale approccio sia il migliore in ogni particolare contesto, i decisori delle politiche dell'istruzione debbono riconoscere che la fusione di scuole in unità sempre più grandi può avere effetti fortemente negativi sulla capacità di tali scuole di promuovere il capitale sociale e la coesione sociale.
- Integrazione sociale di scuole . In molti paesi, ma sicuramente negli USA, alcune delle più aspre controversie sulla politica educativa hanno coinvolto i nodi del mix etnico e sociale degli studenti all'interno di una data scuola. Non è casuale che la più importante questione della rivoluzione dei diritti civili in America abbia riguardato l'integrazione razziale delle scuole. I rapporti di ricerca indicano oggi una preoccupante ripresa della segregazione razziale de facto (anche se non de iure ). Meno ampiamente discussa, ma ugualmente problematica è la crescente segregazione di fatto delle istituzioni educative secondo linee di classe sociale. Ovviamente, la ragione per cui la segregazione (per razza o per classe) è così preoccupante dal punto di vista della coesione sociale è che essa indebolisce radicalmente la capacità delle scuole di promuovere la forma di capitale sociale che crea ponti fra gruppi diversi. Le abitudini ad attraversare (o a non attraversare) i confini di classe e di razza si formano presto nella vita.
- Linguaggio e assimilazione culturale . Poiché la piena integrazione in una comunità richiede la padronanza della sua lingua, la lingua con cui si impartisce l'istruzione nella scuola è materia di acceso dibattito in alcune parti degli USA (e forse in altri paesi). Personalmente sono più sereno riguardo a questo problema di altri miei colleghi, poiché ritengo che, qualunque sia la politica delle scuole, più ampie necessità d'ordine economico e culturale forniscono agli immigrati forti incentivi ad imparare la lingua nazionale. In realtà, nel mio paese almeno, questi conflitti non sono affatto nuovi: negli anni 1890 un argomento di radicale controversia in alcuni stati americani riguardava l'uso dello Svedese o del Tedesco nelle scuole pubbliche!
- La lingua, tuttavia, è solo un aspetto di un'importante e complessa questione relativa ai due tipi di capitale sociale. È facile sostenere che lo stabilire ponti e il rinsaldare legami di coesione interna siano incompatibili, ma alcuni fatti indicano che ciò non è necessariamente vero. Ricercatori tedeschi, per esempio, hanno scoperto che gli immigranti turchi che sono più attivamente integrati nella più ampia società tedesca sono proprio quelli che sono anche più attivamente coinvolti nella vita della comunità turca stessa. Il rinsaldare i legami di coesione interna, in breve, può costituire una condizione preliminare alla crezione di ponti, piuttosto che essere un ostacolo. Questa questione è d'immediata rilevanza per i problemi di politica che sono stati di recente alla ribalta del dibattito internazionale in alcuni paesi OCSE, come la questione del velo per le studentesse musulmane. Chiaramente, vi sono importanti differenze nazionali sia nella filosofia politica che nelle concezioni della cittadinanza. Parlando in generale, i Nord-Americani sono più aperti e persino entusiasti verso gli approcci multiculturali che abbracciano ed esaltano la diversità, mentre alcuni paesi continentali sono molto più scettici, ritenendo che i “cittadini della repubblica” debbano rinunziare o porre limiti alla propria identità etnica, almeno all'interno dei cancelli della scuola. Non ho alcuna intenzione di prender posizione su tale nodo in questo contesto!