Robert D. Putnam e il "Capitale Sociale"

 

COME L'EDUCAZIONE INFLUENZA IL CAPITALE E LA COESIONE SOCIALE

La coesione sociale è oggetto di crescente preoccupazione nella maggioranza dei nostri paesi. In parte, ciò accade perché la diversità sociale ed etnica sta rapidamente aumentando ovunque, e le diseguaglianze sociali ed economiche stanno anch'esse crescendo in molti (anche se non tutti) paesi dell'OCSE. In effetti, la predizione più sicura che possa esser oggi fatta riguardo a qualunque paese avanzato è che esso sarà più differenziato etnicamente fra vent'anni di quanto non lo sia ora, sia a causa dell'immigrazione che del diverso tasso di fertilità. Diversità ed immigrazione possono costituire importanti vantaggi sociali ed economici, ma il processo di diversificazione implica sfide che sono le stesse in tutti i nostri paesi. In parte, ciò dipende dal fatto che la stessa immigrazione tende ad essere un'esperienza che isola socialmente, poiché i legami familiari e comunitari rimangono nel paese d'origine, e nuovi legami hanno bisogno di tempo per svilupparsi in un ambiente nuovo. Reagendo alla situazione, i gruppi di emigranti hanno sempre fatto particolari sforzi per minimizzare l'inevitabile perdita di capitale sociale per mezzo di strumenti come le enclaves etniche e l'“immigrazione a catena”, ma i cambiamenti restano difficili.

In questo contesto, la distinzione tra il capitale sociale della “coesione interna” e il capitale sociale “che getta ponti” (costituito cioé da legami tra i gruppi) è molto importante: come il nostro corpo ha bisogno sia di vitamina A che di vitamina C, così la salute sociale richiede adeguate riserve sia di capitale sociale formato da legami interni a uno stesso gruppo che di capitale sociale formato da legami tra gruppi diversi. Se uno si ammala, quelli che gli portano il brodo di pollo rappresentano probabilmente il suo capitale sociale del primo tipo, ma una società che disponga solo di questo tipo di capitale è in serio pericolo di chiudersi su di sé. Così una moderna democrazia pluralista ha particolarmente bisogno di capitale che crei ponti. Ma è un dato della condizione umana che questo secondo tipo di capitale sociale è più difficile da costruire del primo. Così i governanti in tutte le società moderne debbono oggi preoccuparsi soprattutto di promuovere reti e condizioni di reciproca fiducia che superino le divisioni.

L'inclusione sociale dev'essere una priorità fondamentale per ragioni morali, sociali e politiche. Ma la stessa economia della conoscenza dipende in modo particolare dal capitale sociale. Non è casuale che la Silicon Valley (come le sue controparti altrove) sia un luogo di intensa costruzione di reti. L'immagine dell'inventore solitario, dalla vita simile a quella d'un eremita, non è mai stata del tutto rispondente alla realtà da un punto di vista storico, ma è del tutto falsa oggigiorno. Così, anche da un punto di vista strettamente economico, le generazioni future nei nostri paesi debbono essere fornite non soltanto di capacità e conoscenze intellettuali, ma anche della capacità di lavorare in gruppo e di capitale sociale “che getti ponti”.

Per qualunque governo preoccupato di aumentare il capitale sociale e la coesione sociale, il processo educativo costituisce la leva politica più importante e efficace. In questo senso, i ministri dell'educazione debbono giocare un ruolo centrale nel perfezionare strategie per costruire capitale sociale. Quest'evidente affermazione poggia su molti fatti specifici.

Prima di tutto, nella maggior parte dei paesi (forse in tutti) il miglior predittore di un alto capitale sociale è dato semplicemente dal numero di anni di istruzione formale. Anche tenendo costanti altri fattori, compresa la razza, il reddito, il genere, l'etnia, l'occupazione, e molti altri, le persone più istruite hanno più vaste, più profonde e più forti reti sociali e partecipano di più alla vita sociale, comunitaria e politica. (Dato il luogo dove si svolge il nostro convegno, viene a proposito che uno degli studi più recenti che dimostra questo fatto sia Irlandese) (nota 8 ).

Lasciando del tutto da parte la semplice quantità di istruzione, altre caratteristiche del processo educativo si sono dimostrate importanti per favorire il capitale sociale, la partecipazione civica, e la coesione sociale. Per ragioni di tempo e di spazio, ne elencherò brevemente alcuni:

(nota 8)
Ricerca non ancora pubblicata di Thomas Healy del Dipartimento irlandese di Scienza dell'Educazione.

(nota 9)
Su questo specifico punto, così come per le altre mie generalizzazioni sull'impatto della scuola sull'impegno civile e il capitale sociale, due preziose fonti di rigorosa, non viziata, informazione pratica circa l'evidenza sperimentale negli USA sono:
1) CIRCLE, il Centro per l'Informazione e la Ricerca sull'Apprendimento e l'Impegno Civile, che ha sede all'Università del Maryland, con il suo eccezionalmente utile website: http://www.civicyouth.org/ ;
2) Carnegie Corporation di New York e CIRCLE, La missione civile delle scuole (New York: 2003), un rapporto comprensivo sull'educazione civica con 57 autori/sostenitori.

(nota 10)
Su questo problema, vedi: Putnam e Feldstein, Better Together (2003), pp. 275-279 et passim.

©2004 ADi Associazione Docenti Italiani