Le ragioni dell’indagine IEA-ICILS
Il 12 novembre, in contemporanea con il parallelo evento dell’associazione internazionale IEA (International Association for the Evaluation of Educational Achievement), INVALSI ha presentato nella sede dell’Accademia dei Lincei i principali risultati italiani dell’Indagine IEA-ICILS 2023 – International Computer and Information Literacy Study. La ricerca ha l’obiettivo di valutare le competenze digitali degli studenti dell’ultimo anno della Scuola secondaria di primo grado (età media: 13.5 anni) affrontando una questione essenziale per l’apprendimento e il mondo del lavoro.
Le continue innovazioni tecnologiche – pensiamo anche allo sviluppo recente e rapidissimo dell’Intelligenza Artificiale – richiedono una transizione digitale, un percorso di trasformazione che la scuola deve essere in grado di promuovere se vuole contribuire a formare cittadini in grado di partecipare responsabilmente alla vita della società. La competenza digitale, come è noto, è una delle competenze chiave per l’apprendimento permanete promosse dalla Raccomandazione del Consiglio europeo del 2018.
Le competenze digitali nella Raccomandazione della Commissione europea del 2018:
Importanti documenti internazionali, tra i quali l’indicatore 4.4.1 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, il quadro di riferimento europeo sulle competenze digitali (DigComp 2.2 e DigCompEdu) e il Digital Education Plan (2021 -2027) della Commissione europea, evidenziano proprio quanto sia importante monitorare le competenze digitali dei giovani.
Impostazione dell’indagine
ICILS risponde a questa esigenza di monitorare. Il primo ciclo dell’indagine – che ha periodicità quinquennale – è stato realizzato nel 2013 e l’Italia vi partecipa dal 2018; nel ciclo del 2023 hanno partecipato alla rilevazione 34 paesi.
Il framework della ricerca, illustrato da Carlo di Chiacchio ed estesamente esposto nel rapporto nazionale e nei documenti internazionali (cfr. i link in fondo a questo testo) è molto interessante da tenere presente anche per l’insegnamento-apprendimento e la valutazione scolastica. In generale la Competenza Digitale (CIL: Computer and Information Literacy) si riferisce “all’abilità di usare il computer per ricercare informazioni, creare e comunicare allo scopo di partecipare in maniera efficace a casa, a scuola, nel luogo di lavoro e nella società.” Nella rilevazione del 2023, come già nel 2018, sono stati misurati due aspetti della competenza digitale: accanto alla Literacy digitale (CIL, già definita sopra) è stato valutato il Pensiero computazionale (CT: Computational Thinking), che riguarda la capacità di concettualizzazione dei problemi e di operazionalizzazione delle soluzioni ed è definita come “la capacità di un individuo di riconoscere gli aspetti dei problemi del mondo reale che sono adatti a una formulazione computazionale e di valutare e sviluppare soluzioni algoritmiche a tali problemi, affinché le soluzioni possano essere implementate tramite un computer”.
L’indagine prevede una prova cognitiva, un questionario studente per valutare il contesto socioeconomico degli alunni e il loro utilizzo di tecnologie informatiche, un questionario insegnante per la rilevazione dei fattori contestuali all’apprendimento degli studenti e per esplorare l’utilizzo del computer nella didattica; un questionario per gli animatori digitali da cui si ricavano informazioni sull’infrastruttura informatica e l’assistenza a disposizione degli insegnanti; e un questionario scuola, a cura del Dirigente Scolastico, per osservare le caratteristiche generali della scuola e gli orientamenti relativi all’uso delle tecnologie.
Le informazioni raccolte e analizzate sono molto ampie e l’Invalsi ha annunciato che saranno oggetto di ulteriori pubblicazioni.
Principali risultati
I risultati principali sono stati presentati da Elisa Caponera (si vedano le relative slide e il rapporto nazionale) per quanto riguarda la Literacy digitale (CIL) e si possono riassumere nei punti seguenti:
– Gli studenti italiani raggiungono un punteggio medio pari a 491 sulla scala di CIL, che è significativamente superiore a quello medio internazionale (476) e in linea con la media europea (493), anche se inferiore a quello di Paesi importanti come, ad esempio Portogallo, Francia, Germania e Spagna.
– Per quanto riguarda il confronto tra aree geografiche del nostro Paese, anche in questa rilevazione, si manifesta il consueto divario con il Sud, e in particolare il Sud Isole, che mostrano risultati significativamente inferiori alle aree del Nord e del Centro.
– Considerando la distribuzione degli studenti sulla scala di literacy digitale (CIL), suddivisa in quattro livelli in Italia il 54% degli studenti raggiunge almeno il livello 2, – considerato come la soglia accettabile di competenza digitale – che consiste “nel saper usare il computer per completare compiti di base di raccolta e gestione delle informazioni e per creare semplici prodotti informativi”. Questo risultato è incoraggiante, considerando che la percentuale di chi non raggiunge il livello 2 per l’Italia (46%) è sostanzialmente in linea con la percentuale media della UE (44%), ed è inferiore alla percentuale media di tutti i Paesi partecipanti all’indagine (50%).
– Anche in questo caso però l’Italia è l’ultima tra i paesi della UE con cui ha più senso confrontarsi e si rilevano notevoli differenze territoriali tra le aree del Nord Ovest, Nord est e Centro rispetto al Sud e soprattutto, in modo preoccupante, al Sud-Isole, dove la percentuale degli studenti al di sotto del livello 2 nella scala di literacy digitale (CIL) è del 73%, contro il 33% del Nord Ovest.
– Un dato interessante è che l’Italia è il Paese che mostra il più ampio miglioramento rispetto al ciclo del 2018, con una differenza di 30 punti (461 nel 2018 vs 491 nel 2023). Si può ipotizzare che partendo da un uso comparativamente basso di tecnologie digitali, l’ampio ricorso che vi si è fatto durante il Covid abbia accresciuto la familiarità e portato a un recupero dell’abilità nel campo del digitale.
– Tuttavia, il lavoro da fare per arrivare all’obiettivo di avere meno del 15% di studenti che si collocano al sotto del livello 2 sulla scala di CIL entro il 2030 è ancora consistente.
– Nel Pensiero computazionale (CT) il punteggio degli studenti italiani è di 482, anche in questo caso in linea con la media internazionale e la percentuale degli alunni che si collocano almeno al livello 2 corrisponde al 69%.
– Anche in questo ambito si rileva una disparità notevole tra gli esiti del Centro Nord e in particolare quelli del Sud Isole: il punteggio medio dei ragazzi di questa area è infatti di 423 punti e la percentuale di chi si colloca almeno al livello 2 scende al di sotto del 50%. Si riportano di seguito i livelli di competenza in CT come illustrati nella figura della presentazione INVALSI.
– Per quanto riguarda la disaggregazione per genere, nella literacy digitale (CIL) le femmine – con un punteggio medio di 500 punti – hanno un risultato medio migliore rispetto ai maschi (482 punti). Nel pensiero computazionale (CT), invece non si sono rilevate differenze statisticamente significative, tranne che per l’area del Nord Ovest dove le femmine hanno punteggi inferiori rispetto ai maschi (-21 punti), come mostrato nella figura che segue (INVALSI) che presenta anche i risultati in CT per area geografica, che mostrano l’ampio divario tra le aree del Nord e il Sud Isole.
– Infine, anche nel caso della competenza digitale il contesto di provenienza ha un forte impatto sui risultati. In particolare, si è rilevata l’importanza del contesto culturale: chi ha meno di 26 libri in casa ha un punteggio medio in CIL di 465 rispetto ai 505 punti di chi ha 26 o più libri; in modo analogo per quanto riguarda il CT, chi ha meno di 26 libri ha un punteggio medio di 454 punti, mentre chi ha 26 o più libri ha un punteggio di 498.
Il divario legato alla provenienza sociale da sempre rilevato negli ambiti di competenza tradizionali, si conferma anche per l’ambito delle competenze digitali e questo a livello internazionale, per tutti i paesi partecipanti.
Alcune considerazioni conclusive
Il presidente dell’INVALSI Roberto Ricci, pur riconoscendo gli aspetti positivi presenti nei risultati, ha sottolineato come – al di là delle considerazioni che si possono fare basandosi sui dati medi – l’Italia abbia comunque risultati più bassi di quelli degli altri Paesi europei con un analogo livello di sviluppo. E ha fatto notare che i risultati di questa indagine IEA sulle capacità di utilizzare le tecnologie digitali, così come quelli dell’indagine PISA sul pensiero creativo, presentati recentemente, mostrano un andamento analogo a quello rilevato negli ambiti degli apprendimenti in lingua madre, matematica e scienze, che sono tradizionalmente oggetto delle indagini internazionali, ribadendo come la scuola abbia un compito fondamentale rispetto a tutti questi ambiti.
Commentando le forti disparità geografiche, così come quelle legate al contesto socioeconomico e culturale di provenienza, Ricci ha affermato una volta di più l’importanza del segmento 0-6: proprio questo dovrebbe infatti essere oggetto di particolare attenzione visto che in esso si costruiscono le competenze che sono le fondamenta di tutti gli apprendimenti successivi.
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