Buon pomeriggio, namastèe direttamente dall’India!
Grazie mille per avermi invitato a condividere il lavoro che faccio e a imparare da questo fantastico panel di relatori che abbiamo ascoltato fin dalla mattina. Ebbene, poiché vengo dalla terra di Gandhi, non potrei pensare a un messaggio più adatto per iniziare questo discorso. Gandhi ha detto: “Se vogliamo raggiungere il vero amore e la vera pace nel mondo, dobbiamo iniziare dai bambini”. Perché? Sappiamo che oltre un miliardo di bambini ha subìto l’imposizione della chiusura delle scuole e questo avrà un impatto indelebile sul loro apprendimento e sul loro benessere. Anche se abbiamo assistito all’affievolirsi del Covid, il Covid ci ricorda ancora che è lì e che non sarà l’ultima crisi globale a cui assisteremo. E che cosa dire delle guerre in atto, della crisi umanitaria e ora delle sfide che l’intelligenza artificiale ci pone?
Continuo a sentire il desiderio costante degli educatori di tornare alla vita come la conoscevamo prima, ma la realtà è che non si può più tornare indietro. Visualizzate per un momento il mondo che hanno sperimentato i bambini negli ultimi due anni. Per la prima volta gli è stato detto che amare qualcuno significa stargli lontano. Gli abbiamo detto che si deve avere paura. Paura degli abbracci, delle scuole, della speranza, di te e di me. Dicono che il tempo guarisce tutte le ferite ma, anche se i nostri figli potessero riprendersi fisicamente, la domanda a cui dobbiamo rispondere è: quale vaccino guarirà il danno che questo mondo fratturato ha causato ai cuori e alle menti dei nostri figli? Cosa sarà necessario dire e fare per ricostruire l’immunità alla paura, all’incertezza e all’ansia? E cosa servirà per ritrovare il coraggio?
Per quanto possa sembrare strano, sono stata molto grata per gli insegnamenti che il 2020 ci ha lasciato. Mai prima d’ora il mondo ha preso coscienza del potere dell’empatia e dell’azione quali super carburanti per l’educazione. Perché, mentre da un lato la tecnologia, le app di apprendimento e l’intelligenza artificiale ci hanno sicuramente dato la sensazione di poter imparare da soli, le situazioni che abbiamo vissuto hanno evidenziato che possiamo imparare a conoscere noi stessi soltanto in relazione gli uni con gli altri. Ed è per questo che sono così grata che le istituzioni educative di tutto il mondo si concentrino ora sul cuore dei nostri figli e solo dopo sulle loro menti. Le scuole non saranno più viste come baluardi dei test standardizzati, ma come fondamentali istituzioni in cui i bambini possono apprendere a coltivare l’equità, la giustizia, la gioia e uno scopo, per poi diventare capaci di agire per il bene comune.
Nella nostra Riverside School ci stiamo preparando a questo dal 2001. Vi racconto come è andata.
Ventidue anni fa gestivo il mio studio di design e non avevo intenzione di cambiare il mondo, ma la vita aveva altri piani per me. Il mio mondo è cambiato quando sono diventata madre. È stato quando mio figlio ha iniziato a frequentare la scuola che ho assistito in prima persona a un sistema che premiava la conformità, il controllo sulla curiosità e rimuoveva sistematicamente la voce e l’identità di mio figlio.
Questo mi ha fatto riflettere. Immaginate un qualunque bambino di questo pianeta nei suoi primi due anni di vita. Condivide con noi i suoi superpoteri, passa dal gattonare, al sedersi, al camminare, al parlare, al ridere. Ci dice: “mamma, guardami, io posso farcela”. Poi li mandiamo a scuola e chiediamo loro di sedersi e ascoltarci. A sei anni ci dicono che possono parlare. Noi diciamo “no, devi stare zitto e ascoltarci”. Quando hanno 10 anni, siamo noi che risolviamo i loro problemi. Quando hanno 14 anni gli diciamo di preoccuparsi solo di se stessi. E poi quando hanno 18 anni, facciamo loro torto dicendogli che la loro intera identità è racchiusa in un voto. E poi siamo sorpresi che i nostri figli non si diplomino come cittadini del mondo creativi, empatici e responsabilizzati?
Allora ho tolto mio figlio da scuola. Ma cosa avrei dovuto fare dopo? Come madre, ho reagito a quella che sapevo essere una crisi, la crisi di un sistema che stava privando mio figlio della voce. Ma come designer, ho colto l’opportunità di questa sfida. Come disse Gandhi, “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Quindi ho deciso di iniziare a studiare il mondo dell’istruzione e questo è ciò che ho riscontrato. L’istruzione, in tutto il mondo, è ancora alle prese con il modello “aut-aut”. O abbiamo un sistema uguale per tutti, pesantemente orientato ai contenuti e orientato ai test, dove tutti dicono “no!”. Oppure abbiamo un programma di benessere socio-emotivo in cui tutti hanno paura di dire “no”.
Ma cosa accadrebbe se lo scopo della scuola fosse quello di garantire che ogni bambino si diplomi con passione e compassione, conoscenze e carattere, facendo del bene e facendo bene, con un modello sia-sia anziché aut-aut? Ebbene poiché la speranza non è una strategia, quando ho fondato la Riverside School nel 2001, avevamo un solo semplice obiettivo: diplomare giovani cittadini consapevoli del mondo, dotati di competenze e autorizzati a essere il cambiamento che desideravano vedere nel mondo. L’abbiamo chiamata “I Can Mindset”.
Usiamo i principi del design thinking e abbiamo creato una semplice formula in quattro fasi che chiamiamo FIDS for Kids. Si comincia con il sentire, FEEL. Iniziamo sempre dal cuore. Invitiamo i bambini a osservare e identificare che cosa li preoccupa della loro comunità, e poi che cosa desiderano cambiare di quella situazione.
Quindi segue Immagina, IMAGINE. I bambini collaborano con gli amici, la comunità e i loro insegnanti per fare brainstorming e progettare soluzioni al cambiamento che desiderano vedere.
Poi c’è il fare, DO. Diciamo loro che è ora di attuare quel cambiamento.
E infine, il mio passaggio preferito: condividere, SHARE. Chiediamo ai bambini di condividere senza timore la loro storia per ispirare altri bambini a dire: anche io posso. I CAN. Il risultato di ciò è che ogni volta che un bambino sperimenta il cambiamento, quel bambino cambia per sempre.
Vorrei mostrarvi due esempi di FIDS in azione alla Riverside School. La prima storia riguarda i miei più piccoli creatori di cambiamento, sono bambini di cinque anni, che mostrano il potere della passione.
Hanno iniziato a progettare gioielli fatti in casa per raccogliere fondi per i loro amici più grandi che lavoravano con i bambini nell’ospedale oncologico. In questo video li vedrete imparare la matematica, la lingua, la risoluzione dei problemi e la collaborazione. Ma la lezione più grande ce la insegnano loro ed è che l’età non ha nulla a che fare con la competenza.
Questa è la loro storia.
La seconda storia riguarda i miei studenti più grandi, a dimostrazione del superpotere della compassione. Hanno visto i più giovani raccogliere fondi per loro. Questi ragazzi trascorrono due ore ogni settimana con bambini a cui viene diagnosticato un cancro. Le loro interazioni hanno l’intento di portare piccoli sorrisi e ridurre il dolore delle iniezioni. Ma penso che la lezione che realmente stanno imparando sia che non puoi cambiare la vita di qualcuno senza cambiare la tua. Quindi questa non è solo istruzione scolastica, è una lezione di vita. Questa è la loro storia.
Ma poi ci sono i genitori. Tutti i genitori hanno iniziato a preoccuparsi del fatto che rendere i bambini dei buoni esseri umani era, sì, fantastico ma che dire della matematica, di scienze e dell’inglese? I bambini però ci dicevano che il loro benessere personale aveva un impatto diretto sui punteggi scolastici. Dal 2004, i bambini di Riverside hanno ottenuto risultati migliori delle 10 migliori scuole dell’India in matematica, scienze e inglese, dimostrando che, quando i bambini fanno del bene, fanno anche bene.
Quindi ora conoscevamo il potere del FIDS e volevamo estenderlo a tutti i bambini. Pertanto, nel 2009, abbiamo progettato e lanciato Design for Change, un’iniziativa per portare il superpotere di I CAN a tutti i bambini. Oggi, oltre 2 milioni di bambini in più di 70 paesi utilizzano il FIDS per progettare soluzioni ad alcune delle loro sfide più grandi.
Quali sono? Dalla riduzione del peso degli zaini scolastici, alla lotta al bullismo, dallo stop ai matrimoni precoci, alla cura degli anziani, stanno trasformando il male in bene con la forza delle loro idee. Delle 40.000 storie di cambiamento che abbiamo vissuto dal 2009, voglio mostrarvene solo due. Sono storie semplici, ma sfidano il mito secondo cui c’è bisogno di soldi o che devi avere 18 anni per essere un portatore di cambiamento. Lo stanno facendo con il potere che c’è dentro ogni bambino. Un cuore per sentire, una mente per immaginare e una volontà per realizzare.
La prima storia riguarda bambini di tre anni. È una storia straordinaria raccontata dai bambini di una scuola dell’infanzia in Spagna. Dopo aver visitato un parco vicino, si sono accorti che il bidone della spazzatura era troppo alto per loro. Bene, guardate con i vostri occhi come questi supereroi hanno deciso di dimostrare a tutti noi che non bisogna aspettare il giorno giusto per attuare il cambiamento, loro lo stanno facendo oggi.
Bello, vero? La seconda storia è esattamente il contrario. È la storia di una piccola scuola di un villaggio in India. L’autonomia risiede in ogni bambino e tutto ciò di cui ha bisogno è un singolo adulto che dica: “sì, puoi”. E questo è ciò che ha ottenuto questa scuola. Testimoniando che i loro nonni si sentono trascurati, questi supereroi di nove anni hanno intrapreso un viaggio per catturare la saggezza dei loro anziani, offrendo così un segno di rispetto e gratitudine. Questo è amore al lavoro.
Anche qui in Italia abbiamo le partner Giulia e Sabrina del Lucca Creative Hub che hanno avviato Design for Change per piantare semi nei cuori e nelle menti dei bambini.
Sappiamo tutti che il COVID e i conflitti non saranno l’unica crisi di cui il mondo sarà testimone e che i nostri figli hanno bisogno di nuovi strumenti non solo per navigare ma anche per modellare il mondo. Riverside offre la formula FIDS per contagiare il mondo con un diverso tipo di contagio affinché ogni bambino sia incoraggiato a credere che il minuscolo angolo del pianeta in cui vive possa essere reso più bello, più giusto e più equo. Ancora più importante, l’approccio FIDS insegna loro che non devono essere semplici spettatori del cambiamento. Possono esserne gli iniziatori, i partecipanti e i supervisori.
Se c’è una cosa che io ho appreso è che far diplomare ragazzi responsabili ed empatici non avviene per caso. Avviene perché lo si vuole, perché ogni bambino PUO’ FARCELA. Allora, che cosa stiamo aspettando? La maggior parte dei ministri dell’istruzione è così presa dalla scienza, dalla tecnologia, dall’ingegneria, dalla matematica e dagli alti rendimenti nei test che dimentica che, alla resa dei conti, se non abbiamo persone di buon carattere, persone che fanno la cosa giusta, è inutile affidarsi alla ragione, l’intelletto senza emozioni è capace di distruggere il mondo. Questa, invece, è la nostra testimonianza di come si progetta il cambiamento.