ABSTRACT 3^ Sessione: sabato 22 ottobre mattina
NEUROSCIENZE E APPRENDIMENTO. Come ri-immaginare la didattica, il tempo e lo spazio

 

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Le recenti ricerche neuroscientifiche attestano, in modo inequivocabile, la provata significatività del valore e dei meccanismi del corpo nell’ambito del processo di apprendimento, image004aprendo una serie di riflessioni connesse alle implicazioni didattiche che scaturiscono da queste evidenze.

Il presente contributo si sviluppa, a partire dal paradigma interdisciplinare dell’Embodied Cognition (EC), Cognizione Incarnata,  secondo tre traiettorie:

  1. i costrutti scientifici interrelati con il mondo dell’educazione,
  2. la contestualizzazione didattica dell’EC nel mondo della scuola,
  3. l’approccio EC per la formazione professionale del docente.

La presentazione si concluderà con un breve video commentato che illustrerà le incongruenze scientifiche dell’attuale sistema scolastico ed alcune delle proposte  basate sull’Embodied Cognition  da poter implementare.

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Dave  Strudwick   parlerà della REAL School, una scuola  dove la pedagogia si prefigge di  trasformare i sogni in realtà.
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 Illustrerà una serie di progetti che ha sviluppato con il neuroscienziato  Beau  Lotto, tra cui i Blackawton Bees che hanno portato bambini di 8, 9 e 10 anni a farne una pubblicazione in una rivista accademica peer-reviewed.

La rilevanza delle neuroscienze, e più in particolare della percezione, sarà esplorata esaminando la sua relazione con l’apprendimento nelle scuole e più ampiamente con la vita nel mondo.

Il lavoro degli alunni si basa su un quadro di riferimento che coglie l’essenza di ciò che significa essere uno scienziato e supporta la costruzione della cultura: le 7C. In questa impostazione la scienza non è una ricetta con una risposta certa, ma un modo di  abbracciare l’ignoto e di vivere la vita.

I partecipanti al seminario saranno coinvolti anche  in un esperimento, sviluppato dagli studenti della REAL School che lavorano con Beau Lotto.

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Albert Einstein ha detto: “non possiamo risolvere i nostri problemi con lo stesso modo di pensare che abbiamo usato quando li abbiamo creati“. image004Allora perché continuiamo a farlo nell’istruzione del 21° secolo? Lo facciamo perché abbiamo paura del cambiamento che ci porterà fuori dalla nostra “comfort zone”. Lo facciamo perché non abbiamo il coraggio di contestare la scuola. Lo facciamo perché abbiamo paura di sfidare l’apparato istituzionale. Una delle soluzioni a questo problema è impiegare un pensiero innovativo, dirompente e utilizzare la  strategia duale di trasformazione. Se applicata all’istruzione, può essere definita come un approccio per riposizionare la scuola di oggi “per massimizzarne la resilienza e allo stesso tempo creare il nuovo motore di crescita di domani. La trasformazione duale condurrà [scuole, dirigenti scolastici e insegnanti] attraverso  un viaggio che li farà  diventare la prossima versione di se stessi, consentendo loro di possedere il futuro, piuttosto che esserne sconvolti“. E poiché è quasi impossibile distruggere il sistema, dobbiamo trasformare ciò che il sistema non controlla, ovvero il tempo e lo spazio.

Secondo il dizionario Merriam-Webster, il tempo è “… un continuum non  spaziale che si misura in termini di eventi che si succedono dal passato al futuro attraverso il presente“. E lo spazio, secondo il dizionario di Oxford, è rappresentato dalle “ dimensioni di altezza, profondità e larghezza all’interno delle quali tutte le cose esistono e si muovono”. Le “cose ​​che esistono e si muovono” connettono tempo e spazio e allontanano la scuola dal “tempo” delle 9:00-15:00 e dallo “spazio” di mattoni e malta.

image006In questo Meeting Internazionale 2022 di ADI, sosterrò che rompere il tradizionale concetto di tempo e spazio nella scuola sarà il “nuovo motore di crescita e quindi consentirà a noi educatori “di possedere il futuro, piuttosto che esserne travolti”. Il nuovo concetto di tempo e spazio può guidare il passaggio da un curriculum basato sui contenuti a un curriculum basato sulle conoscenze e sulle abilità, insieme a un nuovo approccio fatto di un continuo apprendimento di frammenti di abilità e competenze. La pedagogia alla base di questo approccio “a piccoli bocconi” è quella di rompere abilità e competenze nelle loro componenti atomiche e sviluppare un Nano-corso su ogni “atomo”,  realizzando una serie di Nano-corsi che culminano nell’acquisizione dell’intera  abilità o competenza. La pedagogia dei Nano corsi è rafforzata anche dalle neuroscienze dell’apprendimento, in particolare dalla teoria dei Sistemi di Apprendimento Complementari, Complementary Learning Systems (CLS), che “… suggerisce che il cervello utilizza un sistema di apprendimento ‘neocorticale’ e uno ‘ippocampale’ per ottenere comportamenti complessi. Questi due sistemi sono complementari in quanto il sistema “neocorticale” si basa sull’apprendimento lento di rappresentazioni distribuite mentre il sistema “ippocampalesi basa sull’apprendimento rapido di rappresentazioni separate di modelli“. Questi sistemi portano allo striato, una struttura neurale chiave nell’implementazione dell’Apprendimento per rinforzo, Reinforcement Learning (RL), da parte del cervello. Questa teoria, credo, porterà in primo piano l’intelligenza artificiale e il machine learning nell’istruzione futura.

La conferenza si concluderà con una breve presentazione di uno studio di caso, relativo allo sviluppo, in un liceo di Tel Aviv, di una delle competenze oggi più importanti, il problem solving. Questo studio di caso è stato sviluppato  all’interno dell’ecosistema della Bussola dell’Apprendimento, Learning Compass, una componente essenziale di Future of Education and Skills 2030 dell’OCSE, e ha utilizzato la  metodologia del Lean startup.

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Lene Jensby Lange parlerà delle trasformazioni avvenute negli spazi scolastici, dall’aula mono funzionale ad ambienti di apprendimento che mettono al centro gli studenti, il loro benessere, i loro nuovi modi di apprendere. Ambienti capaci di  sostenere la cultura della collaborazione e dell’agentività dei giovani.

leneIl passaggio a una nuova architettura degli spazi di apprendimento non è compito facile. Richiede molto più di un buon design e siccome di norma molte decisioni sono assunte lontano dalla classe, finisce che non di rado ci si trovi di fronte a soluzioni che non sono ben accolte dagli insegnanti, che non ne colgono la significatività.
Il lavoro professionale di Lene è volto a colmare questo divario, a dare voce a insegnanti e studenti e a tenere in gran conto le loro opinioni e i loro desideri quando progetta nuovi spazi di apprendimento che guardano al futuro.

Lene illustrerà quanto viene realizzato nel suo Laboratorio di Progettazione degli Spazi di Apprendimento, in cui migliaia di insegnanti e centinaia di studenti hanno finora reso manifesto qual è il loro sogno di spazi di apprendimento proiettati al domani.

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