WEBINAR DI INVALSI OPEN
Tiziana Pedrizzi ha seguito per ADI gli webinar di INVALSI Open, che ha puntualmente riportato e commentato.
Questi webinar su Zoom e Youtube hanno avuto finora un buon successo di pubblico e sono stati di qualità. Per questo Pedrizzi ironicamente si chiede: “Saranno stelle comete negli irredimibili cieli della scuola italiana o sperimentazioni durature?”
Riferiamo in sintesi su quattro webinar svolti tra maggio e luglio 2020, che trovate più in dettaglio sul sito ADi:
- Il valore dei dati per la gestione delle scuole e delle politiche educative;
- Modelli della stima di valore aggiunto di scuola;
- Valutazione e valorizzazione nella Dad. Un’esperienza nella scuola secondaria di 2° grado;
- Rapporto sulla sperimentazione Invalsi del Rapporto di Autovalutazione per la scuola dell’infanzia;
1) Il valore dei dati per la gestione delle scuole e delle politiche educative
Il 19 maggio Roberto Ricci (Invalsi), Tomaso Agasisti (Politecnico di Milano) e Gianna Barbieri (MIUR) hanno affrontato il tema Il valore dei dati per la gestione delle scuole e delle politiche educative. Fra i dati raccolti e gestiti dal MIUR e quelli di Invalsi l’impressione è quella che -come ha detto Roberto Ricci- l’Italia si sia dotata negli ultimi 10 anni di una notevole infrastruttura informativa. Da aggiungere che ciò è avvenuto grazie all’aria che tira a livello europeo ed all’impegno di tecnici competenti ed appassionati, più che ad un razionale progetto finalizzato e voluto a livello dei decisori politici. I dati che raccoglie Invalsi sono noti, ma anche il MIUR lavora su 4 aree (Docenti e personale, Studenti, Famiglie Istituzioni scolastiche) con un impegno che non è solo di gestione amministrativa del personale, ma anche di informazione trasparente per scuole e famiglie – principalmente attraverso Scuola in Chiaro e la gestione dei RAV – e di collegamento con altre banche dati. Rimane la sensazione che il problema sia la disponibilità all’utilizzo sensato di tutto ciò da parte dei decisori politici ed amministrativi a livello centrale, territoriale e delle singole scuole.
2) Modelli della stima di valore aggiunto di scuola
Il 22 maggio è stato trattato un tema più tecnico, sempre da Tomaso Agasisti e Roberto Ricci: Modelli della stima di valore aggiunto di scuola. Invalsi già da qualche anno ha arricchito le sue analisi con quella sul valore aggiunto delle scuole che mira a comprendere quale sia il contributo – positivo o negativo – delle scuole al livello di apprendimenti degli allievi, depurando i dati dai fattori che prescindono dalla attività delle scuole stesse.
La percentuale di variabilità è attribuibile alla variabilità fra classi per il 5% in Italiano e per il 6% circa in matematica, fra scuole per il 3% in italiano e per il 4% in Matematica e fra regioni per il 2% in italiano e per il 7% in Matematica. Rispetto alle restituzioni Invalsi una significativa novità è l’introduzione della variabile regionale, molto importante soprattutto nel campo che – anche a livello internazionale – si dimostra più malleabile dalla qualità della attività scolastica cioè la Matematica. L’effetto di VA si dimostra al Nord più alto, al Sud più basso al centro pari alla media, soprattutto in Matematica. La differenza maggiore nelle prestazioni di VA è fra le regioni e non fra le scuole che – a territorio dato – sarebbero sostanzialmente fra loro omogenee.
3) Valutazione e valorizzazione nella DaD. Un’esperienza nella scuola secondaria di 2° grado
Il 7 luglio: “Valutazione e valorizzazione nella Dad. Una esperienza nella scuola secondaria di secondo grado”. Insegnanti di materie umanistiche hanno presentato i percorsi e gli strumenti utilizzati da 4 istituti superiori e precisamente licei.
Come ben detto da uno dei presentatori non si tratta di elaborazioni nuove, ma dell’utilizzo, in una circostanza particolare, quella del lockdown, di pratiche valutative innovative, maturate nel tempo, che utilizzano la descrizione e la categorizzazione delle competenze, la loro collocazione su diversi livelli e le attività di autovalutazione da parte degli studenti. Se vogliamo, la parte originale sta nella individuazione di indicatori di performance relativi ai comportamenti tipici della didattica a distanza.
Il valore di quanto presentato sta in tre punti, ossia nel fatto che si tratti di:
- didattica giocata e non solo chiacchierata nei corsi di formazione;
- licei e insegnanti di materie umanistiche;
- licei in relazione fra di loro collocati in diverse parti d’Italia.
Nei due decenni precedenti i licei si sono dimostrati abbastanza impermeabili se non ostili a queste tematiche e curiosamente proprio per mano dei settori più sensibili ed attivi negli anni ‘70 ed ‘80 cioè le materie umanistiche ed in primis la filosofia. Questa esperienza sembra superare questa impasse.
4) Rapporto sulla sperimentazione Invalsi del Rapporto di Autovalutazione per la scuola dell’infanzia
Ultimo di questa stagione sperimentale di successo il webinar del 15 luglio in cui Michela Freddano e Cristina Stringher hanno presentato il Rapporto sulla sperimentazione Invalsi del Rapporto di Autovalutazione per la scuola dell’infanzia. “Sperimentazione” perché il Servizio Nazionale di Valutazione non ha fin dall’inizio ricompreso questo segmento, peraltro non obbligatorio. La sperimentazione del RAV per la scuola dell’infanzia è partita nel 2015. La partecipazione delle scuole è stata alta poichè alle più di 400 scuole campionate se ne sono aggiunte molte volontarie fino a raggiungere il numero di 1700 circa e quasi tutte hanno portato a termine il loro lavoro. Il format che ne è uscito e stato approvato da più dell’80% delle scuole coinvolte.
Se nel nostro Paese è difficile fare accettare la valutazione agli insegnanti, nella scuola dell’infanzia questo problema è anche maggiore per un settore che non pone al centro l’aspetto cognitivo, pur avendo superato la funzione meramente assistenziale.
I dati presentati dal Rapporto ci dicono che le scuole hanno una alta opinione del proprio lavoro poichè circa l’80%si colloca ai livelli apicali 5-6 -7 ma evidentemente si basano su mere impressioni, poiché estremamente esigua è la percentuale di scuole che utilizzano strumenti condivisi di registrazione dei propri risultati. E’ evidente che si tratterà di lavorare molto su questo piano uscendo dalla sperimentazione.
In proposito nel webinar da parte del MIUR si è parlato di un anno di riflessione anche per far convergere questo modello con quello utilizzato nella scuola primaria visto che molte scuole dell’infanzia si trovano a fare parte di istituti comprensivi che arrivano fino alla scuola secondaria di 1° grado.
Gradualità che si capisce anche perché non sembra chiaro dove il SNV per gli altri ordini di scuola vada ad approdare. Anche prima del coronavirus le visite esterne alle scuole erano in surplace e la fase della rendicontazione sociale di fine 2019 ha assunto l’aspetto dell’adempimento.
Che anche il RAV rischi di finire come le tante stelle comete che hanno solcato per un attimo gli irredimibili cieli della scuola italiana?