IL PARLAMENTO PRONTO A VARARE LA 20^ NORMA SULL’EDUCAZIONE CIVICA

“Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi” (Albert Einstein)

-coperti

IL QUADRO STORICO – NORMATIVO DELL’EDUCAZIONE CIVICA E VARIANTI

Dal 1955 – anno del varo dei Programmi per la scuola elementare – ad oggi, abbiamo avuto 20 provvedimenti normativi sul tema dell’educazione civica, più o meno uno ogni tre anni, con queste varianti nei titoli a partire dal 1955: Educazione morale e civile, Educazione civica, Educazione alla convivenza democratica, Educazione alla convivenza civile, Cittadinanza e Costituzione, educazione alla cittadinanza attiva e globale, e infine ora ritorno alle origini con Educazione civica.

Spontanea viene la domanda: “Qual è la ratio di questi cambiamenti? Perché non prendere atto che l’ “educazione civica” in questi 65 anni non è mai stata realmente né insegnata né appresa? Che senso ha questa coazione a ripetere? “

Ma procediamo con ordine.

Cominciamo dal quadro storico-normativo dell’educazione civica e varianti.

IL QUADRO STORICO – NORMATIVO

DATA NORMA CONTENUTO DELLA NORMA

1955

DPR 503/1955. Programmi per la scuola elementare Introduce l’Educazione morale e civile

1958

DPR 585/1958. Programmi per l’insegnamento dell’educazione civica negli istituti e scuole di istruzione secondaria e artistica Introduce nella scuola secondaria di 1° e 2° grado l’Educazione civica a integrazione dei programmi di storia

1985

DPR 104/1985. Nuovi Programmi didattici per la scuola primaria Introduce nella Scuola primaria l’Educazione alla convivenza democratica in sostituzione dell’Educazione morale e civile

1998

DPR 249/1998. Statuto delle studentesse e degli studenti Definisce la scuola “comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici… che opera per garantire “la formazione alla cittadinanza“.

2003

 L. 53/2003. Riforma Moratti Promuove la formazione spirituale e morale, anche ispirata ai princìpi della Costituzione, e lo sviluppo della coscienza storica e di appartenenza alla comunità locale, alla comunità nazionale ed alla civiltà europea. La scuola primaria deve educare ai princìpi fondamentali della convivenza civile.

2004

D.lgs. 59/2004. Norme applicative per scuola infanzia e 1° ciclo della L.53/2003. Introduce nel 1° ciclo l’Educazione alla convivenza civile, che comprende educazione alla cittadinanza, educazione stradale, ambientale, alla salute, alimentare e all’affettività

2005

D.lgs. 226/2005. Norme applicative della L.53/2003 al 2°ciclo Introduce nel 2° ciclo l’educazione alla convivenza civile

2008

D.L. 137/2008 (L. 169/2008). Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università Prevede la formazione del personale al fine di favorire l’acquisizione nella scuola dell’infanzia, nel 1° e 2°ciclo di conoscenze e competenze relative a Cittadinanza e Costituzione, nell’ambito delle aree storico-geografica e storico-sociale entro il monte ore previsto per le stesse.

2009

Documento di indirizzo del MIUR Dà indicazioni per la sperimentazione di Cittadinanza e Costituzione in scuola infanzia, primaria e secondaria

2009

DPR 89/2009. Revisione organizzazione e didattica di scuola infanzia e 1° ciclo E’ inserita Cittadinanza e Costituzione nella secondaria di 1° grado nell’area storico-geografica

2010

DPR 89/2010. Indicazioni per i licei E’ inserita Cittadinanza e Costituzione nell’ambito delle aree storico-geografica e storico-sociale nei licei

2010

DPR 87 e 86/2010. Linee guida per gli Istituti Tecnici e Professionali E’ inserita Cittadinanza e Costituzione con il coinvolgimento di tutti gli ambiti in particolare storico-sociale e giuridico-economico negli Istituti Tecnici e Professionali

2010

Direttiva 57/2010 e Direttiva 65/2010 per Istituti tecnici e professionali Dà indicazioni per l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione nel 1° biennio con studio della Costituzione Italiana, dell’Unione europea e delle grandi organizzazioni internazionali, e acquisizione di concetti giuridici e finanziari

2012

DM 254/2012. Indicazioni nazionali per il primo ciclo Prevede l’esercizio della cittadinanza attiva per acquisire senso di legalità, etica della responsabilità, prima conoscenza della Costituzione

2012

Direttiva 4/2012 (istituti tecnici) e Direttiva 5/2012 (istituti professionali) Prevede che «Cittadinanza e Costituzione» potenzi la dimensione civico-sociale delle discipline stesse

2015

L. 107/2015. “La Buona scuola” Ha inserito nel “ potenziamento” la cittadinanza attiva attraverso educazione interculturale e alla pace, rispetto delle differenze, assunzione di responsabilità, solidarietà e cura dei beni comuni, consapevolezza dei diritti e dei doveri.

2017

D.lgs. 62/2017. Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel 1° ciclo ed esami di Stato Ha disposto che nel 1° ciclo siano valutate le attività di Cittadinanza e Costituzione e che dall’a.s. 2018-19 siano presenti nel colloquio dell’esame di Stato del 2° ciclo

2017

MIUR Piano nazionale per l’educazione al rispetto Promuove nelle scuole di ogni ordine e grado competenze trasversali di educazione alla cittadinanza attiva e globale.

2018

Indicazioni nazionali e nuovi scenari per 1° ciclo Propone di rileggere le Indicazioni nazionali 2012 attraverso la lente delle competenze di cittadinanza

2019

A.C. T.U. 682 ed abb. Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica
Si ricomincia…

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IL CONTENUTO DEL TESTO DI LEGGE

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Riportiamo in estrema sintesi il contenuto della legge.

  • L’insegnamento dell’Educazione civica è trasversale e svolto nell’ambito dell’attuale monteore complessivo, ma:
    1. deve avere un orario di non meno di 33 ore annue;
    2. deve avere propria votazione in decimi, periodica e finale. A chi sarà affidato il compito di proporre il voto, visto che questo insegnamento è compito di tutti i docenti? A un docente coordinatore che svolgerà questa funzione senza compenso a meno che la contrattazione DS/ RSU non decida di riconoscergli qualcosa
  • Ci saranno poi Linee Guida (ancora!) che individueranno specifici traguardi in ordine alle seguenti tematiche:
    1. Costituzione, istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell’inno nazionale;
    2. Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile,
    3. educazione alla cittadinanza digitale (per questa si farà anche una Consulta dei diritti e dei doveri dell’adolescente digitale che si riunirà ogni due anni )
    4. educazione ambientale,
    5. sviluppo eco-sostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari;.
    6. educazione alla legalità;.
    7. educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni.
    8. educazione stradale,
    9. educazione alla salute e al benessere,
    10. educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva.

Si specifica che tutti questi insegnamenti sono finalizzati ad alimentare e rafforzare il rispetto nei confronti delle persone, degli animali e della natura.

E’ lecito chiedersi in che iperuranio vivano tutti questi volonterosi parlamentari..Vorremmo fargli balenare un dubbio: dopo aver fatto ingoiare tutta questa roba a succubi ragazzini, l’unica reazione plausibile che avranno all’uscita da scuola sarà di scaricarsi contro il primo individuo, animale o pianta in cui si imbatteranno…

Ma tranquilli… ancora una volta non se ne farà nulla come nei 65 anni precedenti.

Ci consola comunque il finale. Ci sarà un “Albo delle buone pratiche di educazione civica”. E speriamo con ricchi premi e cotillons…

COSA SI DOVREBBE FARE

Abbandonare la scuola “santuario

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Non si può continuare a intervenire su qualsiasi problema scolastico – ultimo l’educazione civica – continuando ad avere in mente, pur senza ammetterlo, l’antico modello di scuola, quello che il sociologo francese François Dubet definisce come “scuola santuario”. Un luogo in cui gli insegnanti potevano esercitare un’indiscussa autorità e la cultura scolastica aveva una forte legittimazione. Una sorta di cultura universale al di sopra della vita sociale entro uno spazio scolastico immune dalle passioni e dal caos della società all’esterno.

Rivivere il “tempio” invaso dai “nuovi barbari”

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La massificazione dell’insegnamento secondario e le mutazioni sociali e culturali delle nostre società, hanno profondamente destabilizzato quell’antico modello.
L’arrivo di centinaia di migliaia di nuovi allievi nella scuola secondaria non è riducibile ad un fenomeno statistico, poiché corrisponde anche all’ irruzione nelle scuole della giovinezza, giovani non più solo studenti, e della loro cultura, distante e divergente da quella scolastica.

Un tempo gli studenti lasciavano fuori dalla porta della scuola la loro giovinezza e la ritrovavano quando uscivano. Ma oggi quando la scuola apre le porte è invasa da orde di ragazzi che vi portano dentro tutti i loro problemi, legati alla sessualità, alla propaganda dei mass media, all’immigrazione, al divorzio dei genitori, a nuove povertà. I problemi non sono nuovi, ma un tempo la scuola poteva permettersi di ignorarli. Oggi si sente invasa da questi “nuovi barbari” e cresce la voglia di ordine e disciplina, di difendersi da una “modernità distruttrice”. Ma non c’è nulla da difendere, il “tempio” è invaso, il monopolio della cultura scolastica è finito e la scuola è investita da una crisi di educazione morale che ha drasticamente diminuito la fiducia che in essa veniva riposta. Allora bisogna prenderne atto e riviverla in un’altra dimensione.
E questo ha a che fare con una nuova educazione civica.

Trasformare la scuola in uno spazio democratico

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Quale scuola, quale educazione allora? Non più la “scuola dell’ordine sociale”, ma la scuola come spazio democratico, luogo accogliente dove si sviluppa il civismo, scuola fucina della convivenza democratica. Un luogo in cui gli studenti devono avere la possibilità di esprimersi, di godere di spazi di autonomia e responsabilità, e non essere sottomessi a un modello pedagogico. Una scuola aperta al mondo, che sappia reinventare, come dice François Dubet, una narrazione nazionale in cui la nazione è nel mondo, in cui le minoranze e i migranti hanno un posto, in cui la nazione è un’arte di vivere insieme, un patriottismo di cittadini piuttosto che un’identità basata sul rifiuto degli altri.

Questi i principi da cui partire per una nuova educazione civica, praticata non predicata

Che fare in concreto?

Non abbiamo ricette, ma tanti esempi. Esempi di scuole in cui gli studenti sono al centro dell’organizzazione, entro la quale acquisiscono autonomia, responsabilità e capacità di lavorare insieme, aperti alla società con un grande coinvolgimento nei confronti dei problemi che assillano il mondo.

Portiamo un esempio, che vale per molti altri: la scuola ESBZ a Berlino, Evangelische Schule Berlin Zentrum.

La ESBZ di Berlino

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La scuola si definisce « coraggiosa e cosmopolita» e si basa su 4 pilastri: 1) imparare a vivere insieme, 2) imparare a imparare, 3) imparare ad agire, 4) imparare a essere.

  • Imparare a vivere insieme: gli studenti imparano in gruppi misti per età, aiutandosi gli uni con gli altri. La partecipazione è il principio fondamentale dell’organizzazione della scuola, dove ciascun individuo è considerato un membro indispensabile, e anche il più piccolo o il più debole interviene.
  • Imparare ad imparare: in questa scuola vige l’auto-organizzazione dell’apprendimento. Gli studenti imparano in modo individuale con un buon materiale e in gruppi misti per età. L’insegnante è un mentore. Gli studenti decidono quando vogliono che il loro apprendimento sia verificato e valutato, e nei primi tre anni ottengono certificati personali, non voti. Questo elimina la paura e la competizione per i voti e i ragazzi sono liberi di sbagliare e di imparare dai propri errori. Ma non si pensi che tutto questo avvenga in un’organizzazione incurante della disciplina. La scuola insiste sull’importanza delle regole egli studenti ottengono eccezionali risultati all’esame di maturità.
    Una volta alla settimana gli studenti hanno una giornata dedicata al progetto. Svolgono 2 o 3 progetti ogni anno. Condividono un tema, fanno le loro ricerche e collaborano. Imparano al di fuori della scuola insieme ad esperti e apprendono in modi diversi.
  • Imparare a essere: i ragazzi apprendono ad essere consapevoli, di sé, dell’ambiente, dei propri processi di apprendimento. E‘ il principio su cui si basa una scuola non autoreferenziale, che si apre all’esterno e interagisce responsabilmente con il mondo esterno.
  • Imparare ad agire: la capacità di agire in modo autonomo e responsabile si sviluppa in vari modi, attraverso vari progetti:
  1. Il progetto “Responsabilità”. E’ focalizzato sull’impegno civico nella comunità locale, si sviluppa su due anni, a partire dai 12 anni, durante i quali praticano la cittadinanza in un impegno comunitario (ad es. verso gli anziani, verso i rifugiati, verso bambini in scuole disagiate, verso l’ambiente, ecc…). La responsabilità viene dunque appresa attraverso l’esperienza, non dai libri
  2. Il progetto “Sfida”. È Il preferito da tutti. A partire dai 13 anni gli studenti affrontano una grande sfida che loro stessi scelgono fuori Berlino, all’inizio dell’anno scolastico. Hanno a disposizione tre settimane e 5 euro al giorno per realizzare la loro idea, che può essere: escursione in bicicletta, a piedi, esperienza in una fattoria biologica, esperienza in un monastero ecc..
  3. Il progetto “Ognuno in un’altra cultura” ha luogo quando gli studenti hanno 16 anni. Si tratta di un progetto sociale o ecologico in un’altra cultura per tre mesi. Per esempio, gli studenti vanno ad aiutare lo sviluppo di un progetto sociale in Tanzania, oppure a costruire una scuola nel Nepal dopo il terremoto, oppure si impegnano nella permacultura in Perù, ecc…

Infine l’assunzione nel curricolo dell’Agenda 2030. Ciò nasce dalla convinzione che l’educazione debba assumere pienamente un ruolo centrale, nell’aiutare le persone a forgiare società più giuste, pacifiche, tolleranti, inclusive e sostenibili. Deve dare alle persone comprensione, competenze e valori per imparare a vivere per il bene comune.

IN CONCLUSIONE

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Questa che abbiamo descritta a noi pare sia una strada per praticare e non predicare l’educazione civica. Si potrebbero citare tanti altri esempi, ma tutti, pur nelle loro differenze, sono sostenuti dalla stessa visione della scuola oggi, dalle stesse finalità dell’educazione e dalla stessa impostazione per progetti.

Un’educazione civica senza altre leggi, senza scorciatoie, con la consapevolezza che le trasformazioni sono difficili, ma possibili, se si ha visione e coraggio per percorrerle.

 

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