Maggie McDonnell, vincitrice del Global Teacher Prize – foto di proprietà di ADi. Su richiesta di Maggie pubblichiamo un video che lei ha preparato per un’altra occasione, e non quello del suo intervento al seminario
«Ogni volta che lavoro con i giovani il mio obiettivo è dare loro gli strumenti per diventare padroni del proprio destino. Insegno a Salluit, una comunità inuit del Nunavik, nel Nord del Canada. Qui il ruolo dell’insegnante è molto più ampio di quello che si avrebbe a Toronto, Halifax o Montréal.
In una comunità inuit hai il privilegio di costruire relazioni autentiche con gli studenti e con le famiglie. Molti ragazzi si confidano con me perché si fidano. Credo che questo rapporto di fiducia sia il dono più prezioso del mio lavoro.
Le difficoltà che vive Salluit hanno radici nella storia coloniale. Oggi molti giovani affrontano quotidianamente traumi profondi. Attivisti e osservatori parlano di una vera emergenza suicidi nella regione del Nunavik.
Partecipare ai funerali dei miei studenti è stata l’esperienza più dura che abbia vissuto, e non voglio più ritrovarmi in quella situazione. Per questo, come educatrice, costruisco programmi che coltivino resilienza, speranza e fiducia in se stessi. Questi strumenti sono fondamentali per contrastare i pensieri suicidari.
Lavoro in una classe a progetti, con grande libertà di sperimentazione. Negli ultimi anni mi sono concentrata sull’arte, perché ho visto che permette agli studenti di esprimersi in modo terapeutico. Un progetto a cui tengo molto si chiama “Students Feeding Students”: da quattro anni, ogni giorno, i miei studenti preparano uno spuntino sano per l’intera scuola.
Molti di loro arrivano con storie difficili alle spalle: problemi con la giustizia, vandalismi, abbandono scolastico, episodi di bullismo. Con i progetti cerco di offrire loro occasioni di contribuire positivamente alla comunità. Ho visto studenti passare dall’essere tra i più problematici della scuola a diventare tra i più impegnati, fino a trovare lavoro proprio nell’istituto.
Un’altra esperienza importante è il tirocinio cooperativo all’asilo nido della comunità. È una collaborazione reciproca: l’asilo non potrebbe funzionare senza il sostegno delle mie ragazze, e loro, attraverso questa esperienza, acquisiscono fiducia, autostima e senso di responsabilità. Stiamo formando le future leader che un giorno potranno guidare il servizio educativo.
Lo sport è un altro strumento potente che uso per rafforzare la resilienza dei giovani. Con il gruppo di corsa, ad esempio, non si lavora solo sulla performance, ma sullo sviluppo personale. Spesso ripeto ai miei ragazzi: “Se corri da solo vai veloce, se corri con gli altri vai lontano”. Molti hanno smesso di fumare, alcuni hanno lasciato la marijuana, altri hanno ripreso a frequentare la scuola. Alcuni mi hanno confidato che la corsa li ha aiutati a superare momenti di pensieri suicidari.
Per molti studenti sono stata insegnante, allenatrice, mentore, ma soprattutto una figura familiare. Alcuni mi dicono che senza il mio sostegno non avrebbero mai potuto frequentare il college. Per loro sono un modello, per la comunità un punto di riferimento.
Chi viene nell’Artico spesso resta incantato dal paesaggio. Io invece trovo la mia ispirazione nei giovani con cui lavoro. Loro sono le vere Aurore Boreali: la mia missione è abbattere gli ostacoli che incontrano, perché possano brillare, danzare e illuminare le nostre vite.»
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