Il riordino dei cicli

III. Criteri generali per la riorganizzazione dei curricoli della scuola dell’infanzia, della scuola di base e della scuola secondaria, ivi compresi quelli per la valorizzazione dello studio delle lingue e per l’impiego delle tecnologie didattiche

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I riferimenti normativi

Il Governo, nella individuazione dei criteri per la riorganizzazione dei curricoli ha tenuto costantemente presente quanto previsto dall’ articolo 1 della legge 30/2000: “Il sistema educativo di istruzione e di formazione è finalizzato alla crescita e alla valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell’età evolutiva, delle differenze e delle identità di ciascuno, nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori”.

Dalle indicazioni richiamate, ma anche dai contributi della Commissione di studio, emerge l’ipotesi di un curricolo non più dato a priori, ma risultato della progettazione delle istituzione scolastiche, sintesi unitaria di esigenze diverse (cfr. art. 8, commi 3 e 4 del Regolamento dell’autonomia), capace di:

I caratteri essenziali dei curricoli

Già nel documento del marzo 1998, elaborato dalla Commissione dei cosiddetti saggi, si sottolineava come la scuola non possa più “inseguire l’accumulazione delle conoscenze” e come occorra “predisporsi a un diverso modo di articolare i programmi che parta da argomenti essenziali intorno ai quali costruire i curricoli

Alcuni fondamentali criteri per la riorganizzazione dei curricoli: l’essenzialità, la storicità e la problematicità; argomenti selezionati, ma svolti in profondità, secondo il metodo della individuazione e soluzione di problemi.

Questi primi criteri richiamano quelli della progressività e della gradualità del curricolo, indispensabili per superare quanto avviene nell’attuale sistema: il ripetersi e il sovrapporsi, senza organico collegamento, degli stessi contenuti a scapito della motivazione all’apprendimento e quindi dello stesso esito formativo.

La progressività e la gradualità del curricolo possono, invece, assicurare l’unitarietà della formazione dai tre ai diciotto anni, pur nelle distinzioni richieste dai ritmi dell’età evolutiva, delle differenze e delle identità di ogni allieva e di ogni allievo, e possono rafforzare la valenza orientativa dell’apprendimento.

I curricoli così organizzati mirano a raggiungere, durante e a conclusione di ogni ciclo, la durevole acquisizione di competenze, intese come  la capacità di padroneggiare  e di utilizzare le conoscenze in un contesto dato. Sarà perciò necessario che essi abbiano una organicità di impianto, che siano sostenibili da parte di docenti e discenti e comprensibili anche per i “non addetti ai lavori”.

La definizione dei curricoli andrà, poi, opportunamente sostenuta da un’attenta riflessione sulla mappa dei saperi contemporanei, sugli statuti epistemologici e formativi delle discipline, sull’importanza della dimensione operativa delle stesse. Indicazioni sono contenute già nei programmi innovativi varati in anni relativamente recenti.

Le comparazioni internazionali

L’elemento innovativo consiste nel fatto che la necessità di formazione per tutto l’arco della vita ridefinisce anche il rapporto tra istruzione e formazione postscolastica.

Nell’ottica della educazione permanente e ricorrente, i curricoli della scuola dovranno mirare alla permanenza, nella popolazione adulta, di alcune competenze necessarie per ogni successivo apprendimento.

Perciò si dovrà rivolgere particolare attenzione alle competenze essenziali di base. Tra queste fondamentali quelle linguistiche e matematiche.

  La valorizzazione dello studio delle lingue e l’impiego delle tecnologie didattiche. La scuola dovrà fornire, anche secondo numerose e attendibili fonti internazionali (OCSE, UE, Consiglio d’Europa, ISTE), il possesso di competenze linguistiche e informatiche che costituiscono validi strumenti per migliorare l’apprendimento in ogni campo del sapere.

Occorre costruire i curricoli di queste discipline (le lingue, l’informatica). evitando di dare alle stesse mero carattere strumentale, mantendo l’equilibrio tra valenza conoscitiva e dimensione operativa. Occorre creare occasioni concrete di rapporto tra lingue straniere, informatica e le altre discipline. Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione e la capacità d’uso di più lingue straniere devono diventare strumenti essenziali per la maturazione di tutte le competenze e per l’introduzione di nuovi modelli di apprendimento e di organizzazione della didattica.

  La dimensione temporale dei curricoli

L’articolo 8 del regolamento dell’autonomia prevede che il Ministro della pubblica istruzione definisca per i diversi tipi e indirizzi di studio , oltre agli obiettivi generali del processo formativo e agli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni, anche:

Per quanto riguarda l’orario obbligatorio annuale complessivo dei curricoli, i confronti internazionali suggeriscono di procedere a una riduzione del monte ore complessivo previsto dagli attuali ordinamenti. Si ipotizza per la scuola di base e per la scuola secondaria un monte ore curricolare corrispondente mediamente a 30 ore settimanali per 33 settimane.

La ripartizione del monte ore va articolata in relazione all’età degli studenti. La quota riservata alle istituzioni scolastiche oscillerà dal 20% al 40%. Si prevede il 40% per il triennio della secondaria  e la metà di essa potrebbe essere destinata a discipline scelte in un repertorio di opzionalità definito a livello nazionale e finalizzate a garantire specifiche connotazioni nei vari indirizzi.

Il monte ore annuale può prevedere oscillazioni tra un valore minimo e un valore massimo (come ad esempio 1150 - 1300 ore per la scuola dell’infanzia). La differenza tra il valore massimo e quello minimo va a incrementare la quota di competenza delle scuole.

La personalizzazione dei percorsi formativi dovrà essere calibrata proprio sulla base delle esigenze dei soggetti, dei loro interessi e dei loro ritmi di apprendimento. Il rispetto di questa istanza porta a dire che una parte della quota di competenza delle scuola potrà essere destinata ai percorsi individualizzati (di accoglienza, di orientamento, di riorientamento, di recupero, di approfondimento, di valorizzazione dei livelli di eccellenza, cfr. art. 4 del regolamento sull’autonomia).

Per quanto concerne invece “la flessibilità temporale per realizzare compensazioni tra discipline e attività della quota nazionale del curricolo” previsti dall’art. 8 del regolamento dell’autonomia, essa dovrà rispettare la fisionomia della quota nazionale dei diversi curricoli.