Il riordino dei cicli

La scuola dell'infanzia

home page  Capitolo III    La scuola di base 

La situazione odierna

Nel nostro Paese la scuola dell’infanzia si connota per un largo riconoscimento sul piano internazionale e una diffusa adesione sociale. Pur non essendo obbligatoria la frequentano il 94% dei bambini e delle bambine tra i 3 e i 6 anni.

Altro motivo di forza è riscontrabile nella pluralità istituzionale.

La legge di riordino è coerente  con gli “Orientamenti ’91” Il riferimento dell’art. 1 della legge 30 alla centralità della persona, fa emergere il ruolo fondativo della scuola dell’infanzia. All’interno di questa scuola si colloca l’opportunità di potenziare i processi di simbolizzazione, di perseguire l’acquisizione di competenze sociali, interpretative, creative, motorie e, infine, di favorire la progressiva conquista dell’autonomia.

L’obiettivo della generalizzazione

Il secondo comma dell’art. 2, della legge di riordino impegna la Repubblica ad assicurare la generalizzazione dell’offerta formativa di questa scuola. Analoga espressione si trova nella Legge 62/2000 che tratteggia il profilo del sistema pubblico integrato. Occorre perseguire questo obiettivo di sistema.

La generalizzazione quantitativa può ritenersi quasi compiutamente raggiunta, ma vi sono alcuni ritardi nelle zone del Sud, che vanno colmati

In riferimento alla qualità occorre definire standard  per tutte le scuole dell'infanzia,   a partire dal patrimonio delle scuole di eccellenza già esistenti.

La rilettura degli “Orientamenti”

Pur riconoscendo che gli “Orientamenti ’91” mantengono una grande validità nella nuova stagione scolastica e che addirittura possono costituire fonte interessante per l’individuazione di criteri di impianto curricolare per l’intero percorso scolastico, anche questo testo dovrà essere riletto. Da recuperare e rafforzare alcune idee fondamentali:

I raccordi con famiglia, servizi all’infanzia e scuola di base

Tra i compiti della scuola dell'infanzia vi è la ricerca di modalità interattive con la famiglia, gli asili nido ed i servizi sociali del territorio, anche alla luce della Legge 285/97.

I tempi della scuola dell’infanzia

L’orario obbligatorio annuale deve rispondere a esigenze di ordine educativo-formativo, tenendo conto del benessere psicofisico delle bambine e dei bambini. Un orario scolastico di 35-40 ore settimanali distribuito su 5 giornate è un’ipotesi corretta. Ne risulterebbe un monte annuale di 1150-1300 ore. Su questa ipotesi le ore settimanali risultano non inferiori a 35, salvo situazioni problematiche particolari. Il funzionamento della scuola con i tempi diversi dalle medie sopraindicate, per esempio con prolungamenti d’orario in risposta a reali esigenze sociali, dovrebbe essere documentato in fase di iscrizione, tenuto presente anche nella definizione degli organici e controllato in fase di applicazione e di funzionamento.

Nella scuola dell’infanzia non è  proponibile una rigida suddivisione oraria scandita per singoli campi di esperienza. La proposta più realistica pare quella di esplicitare il panorama delle attività che la scuola è tenuta a sviluppare e lasciare alle scuole il compito di reperire un equilibrio temporale per ognuna di esse Per quanto riguarda le quote, può essere prevista una quota nazionale pari al 70% del monte ore riservata alle indicazioni di carattere nazionale - peraltro già presenti negli “Orientamenti ’91” -  garantendo alle istituzioni scolastiche la possibilità di caratterizzare meglio le proprie identità culturali ed educativo-didattiche e di stabilire una più forte interazione/integrazione con i contesti territoriali.

La valutazione

  I traguardi di sviluppo vanno formulati in termini di capacità da affinare, aspetti di crescita da promuovere e non in termini di prestazioni verificabili mediante le abituali procedure di controllo valutativo. Ciò non esime la scuola dell’infanzia da un dovere di verifica della qualità, ma attraverso una riflessione accurata sul peculiare tipo di valutazione e sugli strumenti da adottare.