PREFAZIONE
Il carattere relativo ed evolutivo del codice
L’etica della docenza, come quella di tutte le altre professioni, ma non solo (esistono anche un’etica politica, un’etica imprenditoriale ecc.), ha valore relativo.
Definitivamente consumata in tutto il mondo occidentale la crisi delle grandi ideologie, l’etica ha cessato di essere “dedotta” da grandi principi generali, da “certezze” trascendenti di qualunque tipo esse fossero, per essere invece “costruita” attraverso itinerari di ricerca che rispondono alla necessità di fare fronte ai bisogni/problemi esistenti.
I sistemi etici dunque cambiano come tutto ciò che rientra nei processi evolutivi: ciò che è un valore oggi può non esserlo domani.
Una delle condizioni per fare progredire e migliorare la società è infatti la capacità di adattare l’ethos, i comportamenti, alle esigenze reali, ai grandi problemi sociali, che si manifestano in un determinato contesto e momento storico.
Anche questo codice etico-deontologico manifesta in molte sue parti uno spiccato carattere evolutivo e relativo.
Lungi dal postulare “fini ultimi”, intende invece indicare “comportamenti intermedi” coerenti con il soddisfacimento dei bisogni/problemi che oggi si manifestano nel campo dell’istruzione-formazione.
Un “manifesto” per la professione
E’ del tutto evidente che il complesso di doveri etici, che il codice delinea, richiede una serie di condizioni esterne di natura normativa, contrattuale e sociale, per potere dispiegare appieno i propri effetti. Quel che è certo, però, è che non si può ulteriormente consentire che la mancanza di un’identità professionale alta, della quale gli insegnanti sono stati colpevolmente spogliati in decenni di compressione economica e sociale del loro ruolo, continui ad essere usata contro di loro.
Il circolo vizioso che si è instaurato fra negazione dei diritti ed offuscamento dei doveri deve essere interrotto in un punto: spetta ai docenti far sì che siano essi stessi a scegliere quale.
IL codice etico-deontologico che qui si propone non è una semplice codificazione di norme comportamentali, ma costituisce, insieme agli standards della docenza, un vero e proprio manifesto per la professione docente.
Pubblicazione del codice e vincoli per gli associati ADI
Il codice deontologico è stato approvato e reso pubblico il 16 Aprile 1999.
Tutti gli associati all’ADi sono vincolati al suo rispetto.
Il contenuto dei 5 titoli del codice deontologico
1) L’ETICA VERSO LA PROFESSIONE
Il primo messaggio forte di questo capitolo è quello di non rivendicare da altri l’autorità della professione, con atteggiamenti di delega, di rinuncia o di sottomissione, ma di costruirla nell’azione con comportamenti che la valorizzino e la tutelino dall’impoverimento e dal degrado.
A questo scopo il primo dovere di ogni docente è quello di approfondire ed adeguare il proprio bagaglio di conoscenze e competenze definite in teoriche(cultura generale di base, specifico disciplinare, didattica generale e disciplinare, teorie della conoscenza e dei processi comunicativo-relazionali, tecnologie della comunicazione ecc..), operative (progettazione e pratica didattica, attività di valutazione, uso degli strumenti di verifica, uso delle tecnologie didattiche, organizzazione dei gruppi) e sociali (relazione e comunicazione), con riferimento agli standards professionali e con la sottolineatura che è quindi l’insieme di queste conoscenze e competenze che deve essere arricchito, aggiornato ed adeguato.
Insieme al dovere dell’approfondimento della preparazione professionale, il codice sottolinea come sia altrettanto rilevante il dovere verso l’autovalutazione, come strumento per correggere e migliorare la propria azione educativa.
E ancora, è significativa l’affermazione, forse fatta per la prima volta in Italia, che è dovere di ciascun docente contrastare, per quanto possibile, l’accesso alla professione di persone incompetenti. Dopo decenni di sanatorie e immissioni in ruolo ope legis, è questa la prima condizione necessaria e indispensabile per ridare autorità e prestigio alla professione docente.
Su questo stesso piano si pone il dovere di non tollerare, con il silenzio o l’indifferenza, comportamenti di colleghi che possano nuocere agli allievi e alla dignità della professione docente.
Insieme al valore del merito, come è stato sopra indicato, viene sancita l’importanza di salvaguardare l’autonomia della professione sia da imposizioni politiche, ideologiche o religiose, sia da eccessi normativi e burocratici.
Sono questi ultimi, da troppo tempo, i veri nemici della professione docente. Il lavoro dell’insegnante si nutre di relazioni umane e cresce con esse. E’ dunque dovere del docente impedire che queste siano isterilite dall’ipertrofia delle regole, dalla paranoia documentativa (registri, autorizzazioni, verbalizzazioni, relazioni ecc..) e dai ritualismi di una collegialità formale e inconcludente.
Infine un richiamo forte al fatto che la valorizzazione e la salvaguardia della professione docente richiedono il superamento dell’individualismo e lo sviluppo di forme associative coerenti. A questo fine si sottolinea l’importanza dell’impegno di ciascun insegnante nei confronti dell’ associazionismo professionale, strumento imprescindibile per l’affermazione del professionismo della docenza.
2) L’ETICA VERSO GLI ALLIEVI
Nel richiamare i diritti fondamentali degli allievi sanciti dalla “Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia” e i valori della Costituzione, questo capitolo afferma innanzitutto che nella scuola i valori vanno “praticati”. E’ un richiamo importante per una scuola chiamata ad impartire mille educazioni (alla pace, alle pari opportunità, alla legalità, alla salute ecc.) ma che ha perso la capacità di educare. E’ nel concreto dell’azione educativa, nel modo di stare nella scuola, nella valutazione, nell’organizzazione del lavoro del gruppo-classe, che devono emergere i valori della cultura, della giustizia, della tolleranza, del rispetto delle differenze. Ma anche e fortemente il valore del merito, che deve essere sostenuto e accompagnato da altri due valori, da vivere come complementari e non contrapposti, la solidarietà e l’emulazione positiva. Questi due valori troppo spesso presentati come contraddittori e antagonisti devono, invece, alimentarsi reciprocamente: le azioni positive dei compagni, i loro successi, possono, devono spingere ad una emulazione costruttiva.
L’altro messaggio fondamentale del capitolo, forse il più importante, perché è quello che meglio chiarisce il senso del nuovo rapporto etico fra insegnante e allievo, è contenuto nel dovere dell’insegnante di avere comportamenti coerenti con le finalità della “formazione”. Tutto questo implica il dovere di non appiattire l’insegnamento su di un modello standardizzato e in quanto tale astratto, ma di progettarlo ed applicarlo, tenendo conto delle inclinazioni e aspirazioni degli allievi che si hanno di volta in volta di fronte.
Il rendimento medio rimarrà un traguardo importante, ma non potranno essere trascurati né gli allievi con difficoltà, né quelli particolarmente dotati.
Un’altra questione dirimente che viene sottolineata nel rapporto etico con gli allievi è la valutazione, affrontata negli articoli 25 e26.
La valutazione è un momento importantissimo nella relazione educativa: è importante per imparare, è importante perché attraverso di essa si comunicano implicitamente dei valori, come quello della giustizia, è importante per capire come si debba e si possa stabilire un rapporto di fiducia fra allievo e insegnante anche di fronte a risultati negativi, è importante perché può rafforzare o indebolire l’autostima, perchè può stimolare l’apprendimento o al contrario indurre atteggiamenti di rinuncia e di rifiuto. E’ nella valutazione che massimamente si coglie l’importanza della componente emotiva ed affettiva dell’apprendimento .
Ciò non toglie che la certificazione finale delle conoscenze e delle competenze debba essere il più possibile obiettiva ed imparziale e prescindere da condizionamenti di carattere psicologico, ambientale, sociale o economico degli allievi.
Non ha fatto bene alla scuola, non ha fatto bene agli allievi, non ha fatto bene alla società, oscurare per tanti anni l’etica della valutazione, semplicemente facendo finta che le insufficienze fossero sufficienze: gli insuccessi devono essere superati, le insufficienze colmate, non occultate o negate.
3) L’ETICA VERSO I COLLEGHI
E’ un aspetto delicato ed importante dell’etica professionale. Si rivolge al dovere ed all’impegno di ciascun docente di contribuire a costruire relazioni feconde, improntate al rispetto e basate su un forte spirito di collaborazione, capaci di superare i ritualismi della collegialità formale, alimentare lo scambio delle esperienze e delle idee, stimolare l’elaborazione e la produzione culturale, così da costruire una vera e propria comunità scientifica e professionale dei docenti.
Nell’impegno all’autovalutazione, non più solo individuale ma di gruppo, si indica poi un modo per costruire atteggiamenti di apertura e fiducia fra colleghi. Una pratica in cui anche i migliori si mettono in discussione, dove si è tutti alla pari e ciascuno ha qualcosa da imparare dall’altro.
Questo capitolo è tutto teso alla costruzione di quella comunità scientifica e professionale che sola può approfondire e insieme “socializzare” i contenuti, i valori e le regole della professione docente, che è anche il modo migliore per aiutare i più giovani, i supplenti e i neo assunti, ad apprendere la professione.
4) L’ETICA VERSO L’ISTITUZIONE SCOLASTICA
Il superamento della subalternità del ruolo docente, della sua collocazione impiegatizia è anche determinato dall’assunzione in prima persona, da parte di ciascun insegnante, dell’impegno a contribuire a determinare il “clima” della propria scuola.
Il docente professionista non subisce né atteggiamenti dirigistici e autoritari, né, al contrario, fenomeni di lassismo nella conduzione della propria scuola.
E’ dovere dunque di ciascun insegnante adoperarsi per creare un ambiente impegnato, accogliente e culturalmente stimolante e sconfiggere l’immagine diffusa degli insegnanti-istruttori opachi e rassegnati in una scuola di massa scialba grigia e ripetitiva.
E’ un richiamo forte al senso di appartenenza alla propria scuola, al dovere di diffonderne una buona immagine e di farla apprezzare dalla collettività.
5) L’ETICA NELLE RELAZIONI CON I GENITORI E CON IL CONTESTO ESTERNO
E’ dovere fondamentale dei docenti adoperarsi per costruire, attraverso una varietà di comunicazioni formali ed informali, un clima collaborativo e di fiducia con le famiglie. E’ questa una componente estremamente importante per la buona riuscita dell’azione educativa. Il docente deve rendere espliciti gli obiettivi dell’insegnamento, essere attento ai problemi posti dai genitori e favorire in tutti i modi un confronto aperto.
Contemporaneamente, però, è chiarita un’altra questione importante, che sgombra il campo da molti equivoci e indebite e spiacevoli interferenze, verificatesi in questi ultimi venticinque anni, dopo l’avvio degli Organi Collegiali della scuola. E’ l’indicazione del confine oltre il quale l’intervento dei genitori non può andare. Si tratta dell’area delle competenze tecnico-professionali specifiche della docenza. Su questo terreno non si possono consentire intrusioni: svilirebbero l’autorità e il senso stesso della professione. Sarebbe come ammettere che chiunque, senza specifica preparazione e qualificazione può svolgere, al posto degli insegnanti, la professione docente. Sarà all’interno della comunità professionale che verranno decise le eventuali correzioni di rotta, alla luce delle critiche e dei rilievi ricevuti dai genitori sui risultati e sugli effetti dell’azione educativa.
L’altro dovere del docente è nei confronti di una maggiore apertura verso l’esterno. E’ un’indicazione di impegno verso la conoscenza e la partecipazione a tutto ciò che, al di fuori della scuola, può consentire un migliore sviluppo dell’attività formativa . Si tratta in primo luogo di un collegamento non occasionale con gli altri specialisti che operano sul territorio, in particolare nel settore dell’assistenza socio-sanitaria, ed ancora di stabilire collegamenti con le strutture culturali, ricreative e sportive, e per ultimo, ma non per importanza, di conoscere e trovare gli opportuni contatti con le strutture produttive, e più in generale con il mondo del lavoro, al fine di una migliore preparazione professionale e di un più coerente orientamento degli allievi.
L’insegnante agisce come professionista della formazione, si impegna a valorizzare la professione docente e a tutelarne la dignità.
Cura la propria preparazione attraverso l’aggiornamento e l’approfondimento delle conoscenze e competenze professionali della docenza, che sono teoriche (tra cui cultura generale di base, specifico disciplinare, didattica generale e disciplinare, teorie della conoscenza e dei processi comunicativo-relazionali, teorie dell’età evolutiva, tecnologie della comunicazione), operative (progettazione e pratica didattica, uso degli strumenti di verifica, attività di valutazione, organizzazione dei gruppi), sociali (relazione e comunicazione).
Sostiene il principio dell’autonomia professionale, privilegiando la progettualità rispetto all’adeguamento a programmi standardizzati, la cultura della responsabilità rispetto al formalismo degli adempimenti, l’adesione al codice deontologico rispetto all’allineamento passivo alle regole.
S’impegna a salvaguarda il proprio lavoro da ogni rischio di burocratizzazione, favorendo l’azione educativa, le relazioni umane e la collaborazione professionale alle sterili produzioni cartacee, ai proceduralismi farraginosi e ai ritualismi di una collegialità formale.
Sostiene i valori del merito e della competenza.
Sa mettersi in discussione e pratica l’autovalutazione.
Rifiuta la legge del silenzio e interviene nei confronti di colleghi che non rispettino le regole dell’etica professionale e possano nuocere agli allievi.
Sostiene rigorosi criteri di accesso alla professione, e contrasta, per quanto di sua competenza, l’ingresso nella docenza di persone non qualificate.
Evita atteggiamenti autoreferenziali, è aperto alle problematiche sociali e del mondo del lavoro.
Ricerca pareri o aiuti esterni se si trova in difficoltà.
Si oppone a qualsiasi imposizione di natura politica, ideologica o religiosa.
Non abusa del potere che la sua professione gli conferisce.
Si impegna a valorizzare la professione docente attraverso lo strumento dell’associazionismo.
L’insegnante rispetta i diritti fondamentali dell’allievo praticando i valori della “Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia” e della Costituzione italiana.
Evita ogni forma di discriminazione per razza, sesso, credo politico e religioso, provenienza familiare, condizioni sociali e culturali, orientamento sessuale, infermità e si adopera per valorizzare le differenze.
Si impegna a far conoscere agli allievi i diversi punti di vista sulle questioni trattate, nel rispetto del pluralismo delle idee.
Si guarda da ogni fanatismo o proselitismo; opera con spirito di tolleranza e si sforza di comunicarlo ai suoi allievi.
Favorisce la realizzazione della personalità dell’allievo, promuove la sua autostima e si adopera perché raggiunga significativi traguardi di sviluppo in ordine all’identità, all’autonomia e alle competenze.
Si sforza di capire le inclinazioni dell’allievo, ne favorisce l’orientamento verso quei settori dello scibile e della vita pratica che più corrispondono ad esse e ne valorizza le capacità creative e ideative.
Contribuisce alla sua socializzazione e alla sua integrazione nel gruppo-classe e nella collettività.
Lo coinvolge nell’elaborazione delle regole necessarie alla vita in comune e le fa rispettare.
Si adopera per sviluppare sia lo spirito di collaborazione che il valore del merito, considera la solidarietà e la emulazione positiva come valori non contrapposti.
Ascolta l’allievo ed è attento a tutte le informazioni che lo concernono; mantiene riservatezza su ciò che apprende e non rivela ad altri fatti o episodi che possano violare la sua sfera privata
Assiste l’allievo se la sua integrità, fisica o morale, è minacciata.
Valuta ciascun allievo con regolarità, equanimità e trasparenza; si astiene dal giudicare in maniera definitiva, valorizza gli aspetti che possono offrire prospettive di sviluppo, presta attenzione alle componenti emotive ed affettive dell’apprendimento; aggiusta la propria azione educativa in relazione ai risultati, sollecita nell’allievo forme di autoriflessione e autovalutazione.
In sede di valutazione finale certifica con obiettività e imparzialità le conoscenze e competenze acquisite da ciascun allievo in base agli standards concordati, prescindendo da qualsiasi condizionamento di tipo psicologico, ambientale, sociale o economico.
Considera il rendimento medio degli allievi un obiettivo importante, ma non trascura quelli con difficoltà né la valorizzazione dei più dotati.
L’insegnante si impegna a promuovere la collaborazione con i colleghi, anche attraverso la raccolta , la sistematizzazione e lo scambio delle esperienze didattiche più significative, contribuendo a creare un circuito virtuoso nella comunità scientifica e professionale. Quando si tratta di esperienze e ricerche altrui chiede l’autorizzazione alla loro divulgazione e ne cita la provenienza.
Favorisce il lavoro collegiale, al fine di progettare e coordinare l’azione educativa, di sviluppare il collegamento disciplinare e interdisciplinare, di promuovere criteri omogenei di valutazione e adempie alle risoluzioni collegialmente assunte .
Sostiene forme di aggiornamento collegate alla ricerca e alla pratica didattica.
Favorisce l’autovalutazione fra gruppi di colleghi per migliorare la professionalità.
Tiene conto con obiettività delle opinioni e delle competenze dei colleghi, rispetta il loro lavoro ed evita di rendere pubbliche eventuali divergenze.
Sostiene i colleghi in difficoltà, agevola l’inserimento dei supplenti e dei neo assunti.
Partecipa alla difesa dei colleghi ingiustamente accusati.
L’insegnante contribuisce a creare nella propria scuola un clima collaborativo, impegnato ed accogliente, si oppone ad eventuali atteggiamenti autoritari, discriminatori o lassisti.
Concorre a costruire una buona immagine della scuola e a farla apprezzare dalla collettività.
Partecipa all’elaborazione delle regole della propria istituzione, le rispetta e si adopera per farle rispettare.
L’insegnante collabora il più strettamente possibile con i genitori sul piano educativo, si impegna a favorire una varietà di comunicazioni formali ed informali al fine di sviluppare un clima costruttivo fra famiglia e scuola e creare un virtuoso circuito relazionale.
Si astiene da ogni forma di discriminazione nei confronti della loro nazionalità, appartenenza etnica, livello sociale e culturale, religione ,opinione politica, infermità o altro.
Espone chiaramente ai genitori i suoi obiettivi educativi e culturali, rende conto dei risultati, favorisce il confronto, considera attentamente i problemi che gli vengono presentati, pur avocando a sé e al proprio gruppo professionale attinenti alla specifica sfera di competenza tecnica della docenza.
L’insegnante collabora con altri professionisti (psicologi, medici ecc.) per affrontare situazioni particolari degli allievi che richiedono l’intervento di diverse competenze professionali.
Promuove il miglioramento dell’ambiente e la partecipazione della scuola alla vita del territorio anche attraverso forme di reciprocità e integrazione con le istituzioni culturali, ricreative e sportive.
Approfondisce, per quanto di propria competenza, la conoscenza e il collegamento con il contesto produttivo e in generale con il mondo del lavoro, e ne tiene conto ai fini della preparazione e dell’orientamento professionale degli allievi.