Un'idea di capitale


Ho cominciato con Gramsci, ora mi muovo verso un quadro ideologico diverso, che ci porta all'idea di capitale. Ma che cosa intendiamo per capitale? In economia per esempio se citiamo Adam Smith o Marx, il capitale significa semplicemente aggiunta di valore alla ricchezza netta. Ma si può anche pensare al capitale come a una metafora e utilizzarlo in molte diverse accezioni.

Si può parlare di capitale umano, di quell'insieme di   conoscenze e competenze acquisite durante la vita da un individuo principalmente attraverso l'istruzione. A partire dagli anni Sessanta l'istruzione non è più stata vista come un costo, ma come un investimento, un investimento sulle nuove generazioni, che produce per l'appunto capitale umano.

Negli anni Settanta si è affermato il concetto di capitale sociale, un capitale che si costruisce attraverso la partecipazione a una rete di relazioni interpersonali basate su principi di reciprocità e mutuo riconoscimento. Per esempio un bambino che proviene da una famiglia povera, se è inserito in un contesto favorevole, se ha il sostegno di una buona rete di relazioni, avrà migliori risultati di un bambino che proviene da una famiglia ugualmente povera ma che non ha goduto delle stesse forme di solidarietà e reciprocità.

Gli ambientalisti parlano di capitale naturale, collegato al concetto di sostenibilità, a come gestiamo in maniera sostenibile le risorse naturali del nostro pianeta.

Adesso è persino uscito un libro che tratta del capitale erotico.

Quindi il capitale è una specie di metafora.

Per quanto riguarda il campo dell'istruzione, Michael Fullan, il mio coautore di Professional Capital, ed io crediamo che oggi vi sia una guerra tra due idee diverse di capitale che si contendono la visione futura dell'insegnamento:

  • 1) il capitale finanziario

  • 2) il capitale professionale.

Esaminiamo il primo.


Il capitale finanziario applicato all'istruzione


Specialmente nei paesi anglosassoni, ma non solo, lo stesso avviene infatti in Svezia e in altre nazioni, sta prevalendo una visione dell'istruzione pubblica sempre più legata al mercato, con profitti a breve termine per coloro che vi investono. Molto di tutto questo non lo vedete ancora in Italia, ma vi garantisco che prima o poi arriverà anche da voi. L'istruzione è diventata un enorme mercato per prodotti tecnologici, per computers, tablets, software, materiali per i test e per il curricolo, si tratta di decine di migliaia di miliardi di dollari. E' in atto una tendenza a gestire le scuole pubbliche come fossero private. In America, in Inghilterra, in Svezia è questo che sta avvenendo.

Io non sono peraltro contrario all'esistenza di un settore privato nell'istruzione, io stesso lavoro in un'università cattolica che è un'università privata. C'è posto per alternative private nel settore dell'istruzione, ma quando il principale scopo dell'istruzione pubblica diventa fornire profitto ai privati, allora sorge un grosso problema.

Fare profitti comporta anche risparmiare, e il risparmio, guarda caso, si concentra sempre sugli stipendi degli insegnanti. Le retribuzioni degli insegnanti rappresentano infatti il costo maggiore nell'istruzione pubblica. Quando il capitale finanziario domina l'istruzione, cresce la presenza di insegnanti giovani, flessibili, con contratti a tempo determinato, con una formazione iniziale poco costosa e senza pensione alla fine e, ove possibile, sostituibili dalla tecnologia.

Nell'istruzione pubblica ci sono molti modi in cui questo può accadere. Nei Paesi anglosassoni questo sistema è già imperante. Per il momento il problema in Italia non è evidente, da voi il problema sono gli insegnanti anziani e le basse retribuzioni. Ma attenzione all'alternativa, perché l'alternativa è proprio questa: l'assoggettamento della scuola al capitale finanziario, che imporrà l'idea che l'insegnamento non è difficile, che è tecnicamente facile, che insegnare è un mestiere che si impara in fretta, che non richiede tempo, che può essere fatto da tutti anche se non sono abilitati.

Pensate a quello che sta succedendo in America: il numero medio di anni di insegnamento dei docenti americani attualmente è uno! Ci sono più insegnanti con un solo anno di servizio rispetto a qualsiasi altro paese, perché le condizioni d'insegnamento in America e gli incentivi dati agli insegnanti partono dall'idea che l'insegnamento è qualcosa che le persone sono disposte a fare per due/tre anni, non di più, per poi passare a fare qualcosa d'altro, a una professione vera…. In sintesi la situazione in USA è: formazione breve, tempo di permanenza nell'insegnamento breve, retribuzione bassa.


E allora vi dico che mentre lottate con i vostri problemi di stipendi bassi e di un corpo insegnante troppo vecchio, state attenti all'alternativa che può capitarvi cammin facendo.

E ancora. La tecnologia anziché essere uno strumento per valorizzare l'insegnamento, sta sostituendo gli insegnanti. Negli Stati Uniti tutti gli studenti della scuola secondaria sono tenuti a fare un corso online. Questo significa che trascorrono meno tempo con gli insegnanti, cosa che fa diminuire il bisogno di docenti, anche se non ci sono assolutamente prove che studiare online sia più efficace che studiare in classe con i propri insegnanti.

Non fraintendetemi, non sto dicendo che sono contrario alla tecnologia, nel mio ultimo libro, The Global Fourth Way, porto tantissimi esempi di eccellenti insegnanti, per esempio in Canada e a Singapore, che fanno costantemente uso della tecnologia per valorizzare l'insegnamento ed esplorare nuove strategie pedagogiche. Quindi non sono assolutamente contrario alla tecnologia, sono contrario alla possibilità che la tecnologia sostituisca gli insegnanti in carne e ossa.


IL PUNTO DI VISTA
DEL CAPITALE FINANZIARIO
 

ll buon insegnamento:

•  è tecnicamente semplice,

•  richiede studi rapidi,

•  può essere padroneggiato in fretta,

•  deve essere guidato da dati stringenti sui risultati,

•  è sostituibile dall'insegnamento online.


video (2/7) di un passaggio significativo ( 9 min 36 sec.):


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