ITALIA
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Una fiaba di G. Rodari
Passiamo all'Italia. Fatemi cominciare con la lettura di una fiaba di uno scrittore per bambini molto famoso in Italia, Gianni Rodari. E‘ un omaggio a questa vostra città, la storia infatti riguarda proprio Bologna. Si intitola Il Palazzo di Gelato (Tratto da "Favole al telefono". - Edizione Einaudi. Tutte le sere un viaggiatore di commercio telefonava a sua figlia e le raccontava una storia...)
VIDEO- Il palazzo di gelato
Una volta, a Bologna, fecero un palazzo di gelato proprio sulla Piazza Maggiore, e i bambini venivano di lontano a dargli una leccatina.
Il tettto era di panna montanta, il fumo dei comignoli di zucchero filato, i comignoli di frutta candita. Tutto il resto era di gelato: le porte di gelato, i muri di gelato, i mobili di gelato.
Un bambino piccolissimo si era attaccato a un tavolo e gli leccò le zampe una per una, fin che il tavolo gli crollò addosso con tutti i piatti, e i piatti erano di gelato al cioccolato, il più buono.
Una guardia del Comune, a un certo punto, si accorse che una finestra si scioglieva. I vetri erano di gelato alla fragola, e si squagliavano in rivoletti rosa.
“Presto”, gridò la guardia, “più presto ancora!”
E giù tutti a leccare più presto, per non lasciar andare perduta una sola goccia di quel capolavoro.
“Una poltrona!” implorava una vecchiettina, che non riusciva a farsi largo tra la folla, “una poltrona per una povera vecchia. Chi me la porta? Coi braccioli, se è possibile”.
Un generoso pompiere corse a prenderle una poltrona di gelato alla crema e pistacchio, e la povera vecchietta, tutta beata, cominciò a leccarla proprio dai braccioli.
Fu un gran giorno, quello, e per ordine dei dottori nessuno ebbe il mal di pancia.
Ancora adesso, quando i bambini chiedono un altro gelato, i genitori sospirano: “Eh già, per te ce ne vorrebbe un palazzo intero, come quello di Bologna”.Bella vero?
Noi eravamo i loro cantastorie, ora siamo i loro contabili
In Italia, mi dice Alessandra, capita spesso che i genitori leggano a voce alta ai figli, ed è stupendo; però il problema comincia quando i bambini iniziano ad andare a scuola. A quel punto prende avvio una specie di contabilità della lettura. Genitori e insegnanti stanno lì a controllare quanto leggono: "Quanto hai letto? Hai finito di leggere? Hai letto?" Tutto questo non c'entra niente con il piacere della lettura. La lettura è una passione che si vuole condividere con le persone che si amano. Quando da insegnanti leggiamo a voce alta condividiamo qualcosa che amiamo con gli studenti, con la classe.
Ma poi che cosa facciamo?
Spieghiamo il significato del libro, lo suddividiamo, lo segmentiamo, lo analizziamo, scegliamo di essere interpreti analitici, critici, etc..
Invece di lasciare che l’intelligenza dei libri parli attraverso la nostra bocca, noi la sostituiamo con la nostra, diventiamo guardie più che messaggeri…
invece dovremmo lasciare che lo studente scopra il libro da solo, che faccia il proprio viaggio da solo.
Il nostro modo di fare toglie il piacere della lettura e gli studenti smettono di leggere. Succede così in tutto il mondo, è una tendenza negativa generalizzata.
I bravi alunni riusciranno comunque a raggiungere dei risultati, ma è con i più deboli che la scuola fallisce. Ed è degli studenti più deboli che la scuola deve farsi carico, aiutandoli a raggiungere i più alti livelli possibile. E‘ a loro che la scuola deve restiituire l'amore per la lettura.