Abstract della relazione di François Dubet

Notizie sul relatore

François Dubet, ordinario all'università di Bordeaux e direttore di studi all'École des hautes études en sciences sociales (EHESS), è uno dei più importanti sociologi francesi. E' autore di numerose opere sui movementi sociali, l'emarginazione, la scuola. E' attivamente impegnato nel campo dell'educazione, ha coordinato rapporti per il ministero dell'istruzione francese e interviene costantemente sui temi della scuola e degli insegnanti.

E' autore di numerosissime opere. Citiamo solo le ultime: À quoi sert vraiment un sociologue? 2011; Les sociétés et leurs écoles. Emprise du diplôme et cohésion sociale, 2010. Vogliamo qui ricordare anche Les Lycéens del 1991.

François Dubet rappresenta per l'ADi un felice ritorno, perchè è stato un applauditissimo relatore al seminario internazionale del 2011, Il dito e la luna.

Studenti: la mutazione di un ruolo

Quando meno del 15% di una classe di età andava alle scuole secondarie superiori, proseguendo gli studi dopo i 14 anni, l'educazione scolastica serviva ad acquisire un ruolo. Il liceo, selezionava una minoranza di allievi, secondo criteri sociali e scolastici, gli altri alunni venivano orientati verso l'istruzione professionale e il lavoro.

Il liceo era un'istituzione costruita come un «santuario» laico o religioso, nel quale i professori potevano esercitare un'indiscussa autorità, la cultura scolastica che impartivano aveva una forte legittimazione e i diplomi avevano un'utilità sociale.

Era un sistema tutt'altro che egualitario, dove i ruoli sociali guidavano le relazioni pedagogiche.

La massificazione dell'insegnamento secondario e le mutazioni culturali delle nostre società hanno profondamente destabilizzato quel modello.

I nuovi alunni non sono più «programmati» per il liceo, l'utilità dei diplomi si è spostata verso la laurea, e l'istituzione scolastica vede la propria autorità in declino mentre la sua legittimità culturale deve fronteggiare la «concorrenza» delle industrie culturali.

Questa trasformazione ha messo in crisi la maggioranza degli insegnanti. Essa implica anche una trasformazione profonda dei modi di trasmissione della cultura.

L'impegno e la motivazione degli alunni non sono più un dato acquisito, perchè si è persa la certezza del senso dello studio.
Ciò significa che gli allievi più che aderire a un ruolo dato, devono costruire la loro esperienza.

L'esperienza degli insegnanti è simmetrica a quella degli allievi; il loro principale problema è quello della motivazione e del coinvolgimento dei loro studenti.

In termini generali la trasmissione culturale e la socializzaione sono sempre meno processi di controllo sociale e di adeguamento a ruoli sociali.
C'è uno spostamento verso l'individuo che diviene egli stesso artefice della propria educazione.

Da questo punto di vista, l'istruzione partecipa a quel movimento generale di modernizzazione che esalta l'individualismo, l'utilitarismo, il gusto del personale e la distanza da principi ritenuti «sacri».

La questione essenziale è dunque di capire quale tipo di istituzione scolastica possiamo e dobbiamo costruire se si deve uscire dalla semplice rappresentazione della crisi e dalla nostalgia.

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