Una proposta senza soggetti

Questa riforma ha ignorato i soggetti che dovrebbero essere i suoi destinatari: insegnanti, famiglie, imprenditori, ma soprattutto gli studenti. Anzi c'è di più, esiste un corollario che agisce da "salvavite" se la Riforma non funziona: è colpa degli studenti. Sono indisciplinati, maleducati, superficiali, non studiano, non si applicano, preferiscono la TV e le canzonette, se la spassano troppo, non sanno fare sacrifici (in nome della Cultura), amano solo divertirsi.

Una concezione pessimistica dei giovani di oggi, vittime degli idoli della modernità e dei mass media, incapaci di fare "come abbiamo fatto noi" ("Quando ero io al liceo! Allora sì che si studiava!"), ai quali si propone o l'ascesi di un percorso statutariamente impossibile o la riprovazione, la colpa e la penitenza. L'impostazione dei percorsi di questo decreto, è l'ennesima riprova della mancanza di comunicazione nel nostro Paese tra la Cultura e la cultura dei giovani Nota 9. Si coltiva, fuori dal tempo e dallo spazio, l'immagine di una scuola come di un buon Collegio.

Dentro: la cultura, l'educazione alle buone maniere, il sacrificio, il paradiso faticosamente meritato e raggiunto della contemplazione dell'eredità dell'umanità.

Fuori: lo sfruttamento del lavoro, la strada, l'inferno dell'ignoranza, la violenza, il divertimento consumistico.

In sintonia con questa immagine, da molti anni si aspira utopisticamente a riformare gli studenti non la scuola dove gli studenti - quelli di oggi, non di un ieri improbabile - dovrebbero trovare le migliori condizioni per vivere e per apprendere, e, possibilmente apprendere vivendo .

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nota 9Su questa mancanza di comunicazione tra la cultura italiana e la cultura dei giovani, da ultimo: Giuliano da Empoli, Fuori controllo. Tra edonismo e paura: il nostro futuro brasiliano, Venezia, Marsilio, 2005. Nel nostro caso, possono servire alcune domande conclusive dell'Autore: "Chi potrebbe giurare che il barboso intellettuale occhialuto e iperpoliticizzato ne sappia di più sulla vita, del festaiolo incallito appoggiato con nonchalance al bancone del bar? Siamo proprio sicuri che non esista, accanto alla gerarchia diurna della conoscenza e della razionalità, una gerarchia notturna fatta di emozione e di sensibilità che convive con essa senza alcun senso di inferiorità? E se così stanno le cose, è possibile affermare che la politica debba rivolgersi solo agli individui razionali che leggono i quotidiani e guardano i telegiornali? O non bisogna, piuttosto, porsi il problema di stabilire un canale di comunicazione anche con chi dorme fino a tardi e si tiene informato con Striscia la Notizia?". P.123.
 
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