Le conseguenze prevedibili
Una riforma basata sulla dissociazione tra ciò che gli adulti vogliono dai giovani e ciò che i giovani sono disposti a dare, avrà conseguenze preoccupanti, che potranno essere controllate con i dati e le indagini empiriche (sempre troppo poche) che si sono tenute in Italia e nel mondo.
E del tutto probabile che si aggraveranno i seguenti indicatori negativi:
- l'assenteismo degli studenti (soprattutto dei maschi). Esiste un rapporto di proporzionalità diretta tra la dimensione oraria dei curricoli e le assenze degli studenti. È certo che i ragazzi non si lasceranno confiscare - anche per "per il loro bene" - la "vita" senza reagire con le note strategie di evasione ed elusione degli impegni scolastici
La dispersione implicita. È quella che si verifica quando gli insegnanti, di fronte all'abbassamento dei livelli di apprendimento conseguente alla diversificazione culturale degli allievi, per conservare il loro patrimonio in alunni e classi, diminuiscono gli standard e le pretese verso gli studenti. Avremo quindi più studenti liceali, ma più ignoranti e più "a disagio"
Le iniquità, per effetto dell'aumento dell'uniformità dei percorsi, e quindi della rigidità del sistema e la diminuzione delle scelte alternative. Non si capisce come in un ambiente scolastico dove tutte le vacche sono grigie possa essere attivato un serio orientamento. Per quali scelte? Per quali percorsi alternativi? Per quali modi diversi di fare e di stare a scuola?
Il tasso di segregazione del sistema (Figura 10): o al liceo o all'istituto professionale per chi "non ne è degno". Tale processo è già pericolosamente in corso (più dell'80% dei figli di extracomunitari e degli handicappati frequenta oggi un istituto professionale). L'istituto professionale diventa quindi una scuola "di scarico", come diceva Gentile, per quelli che non sono all'altezza del "liceo". E l'istruzione professionale viene segregata anche per altri motivi:
- - perché il professionale è regionale , mentre tutte le altre scuole restano statali. La rappresentazione comune - giusta o sbagliata che sia - della gerarchia del sistema scolastico è basata sul pregiudizio positivo verso la scuola "statale", per cui insegnanti e studenti relegati in questa enclave locale, si sentiranno peggio trattati degli altri e reagiranno di conseguenza;
- - perché la distanza curricolare con il liceo si è ulteriormente accentuata dal momento che non si è scelto di percorrere la strada delle "competenze essenziali" per tutti. Le cosiddette passerelle diventano quindi un'ipocrisia, e ciascun ragazzo sarà costretto a bere l'amaro calice della sua scelta fino in fondo (così avviene oggi);
L'incoerenza con il mercato del lavoro. Si allontana ulteriormente il percorso scolastico dallo sbocco professionale, separando il diritto allo studio dal diritto al lavoro. Oggi il 67% risponde No alla domanda "quel che ho imparato nel corso della mia formazione scolastica è servito nello svolgimento del mio lavoro?" (Fondazione R. Benedetti, 2005). Domani saranno di più quelli che rispondono negativamente a questa domanda, perché aumenta il tasso di genericità dei curricoli, con effetti di disorientamento.
La fine del curricolo nazionale, come conseguenza paradossale. Se il programma è così velleitario che nessuno può portarlo a termine, ognuno se lo fabbricherà da solo. E così il grande sforzo burocratico per tenere insieme il sistema nazionale, afflitto da mille derive, si risolve nel suo contrario: nessuno saprà mai che cosa si insegna e si impara veramente nella scuola italiana ridotta ad un immenso arcipelago.