INTRODUZIONE

a cura dell'ADi


Nel 19° e 20° secolo le scuole sono state istituzioni con un ruolo centrale nella società. Un ruolo grandioso che ha garantito che i bambini venissero custoditi mentre i genitori erano al lavoro, che ogni giovane venisse adeguatamente educato, che la maggioranza degli studenti acquisisse gli strumenti per inserirsi nel lavoro e per diventare cittadini consapevoli. I sistemi scolastici hanno anche rappresentato un modello esemplare di istituzione burocratica complessa.

Sarà ancora così? Se guardiamo al futuro, non possiamo non porci questa domanda. Se è vero che il panorama socio-economico del 21° secolo presenta cambiamenti radicali rispetto al passato, le scuole manterranno lo stesso ruolo che hanno avuto finora? Sapranno evolversi insieme al mutare del contesto socio economico, e se sì, come? E ancora, le scuole saranno un freno o un acceleratore ai cambiamenti auspicati?

Le risposte a queste domande sono estremamente importanti perché servono a determinare gli obiettivi che le scuole devono darsi, e le modalità con cui misurare i propri progressi rispetto agli obiettivi dati.


La difficoltà nel fornire queste risposte sta nel fatto che il futuro ci è sostanzialmente sconosciuto. Quella che in questo secolo viene indicata come “società della creatività” ci fa per ora solo intravedere le molte possibili strade che potranno essere imboccate non solo dalla scuola ma dalle varie espressioni e attività della nostra vita quotidiana. Se si verificherà, come è prevedibile, che nella “società della creatività” le principali fonti di ricchezza saranno radicalmente diverse da quelle di oggi, con trasformazioni simili a quelle che segnarono il passaggio dalla società agricola a quella industriale, la maggior parte degli aspetti della nostra vita potrebbero subire trasformazioni radicali. In queste circostanze alla scuola potrebbero essere riservate funzioni molto diverse dalle attuali e le sue modalità di funzionamento potrebbero cambiare sostanzialmente. Le scuole potrebbero non svolgere più il ruolo di custodia e di selezione, dal momento che questi ruoli potrebbero essere assunti da altre istituzioni. Non solo, nella società della conoscenza, le scuole potrebbero cessare di essere “il pesce grosso nel lago dell’apprendimento comportamentale e cognitivo” come ha affermato Riel Miller che insieme a Tom Bentley ha elaborato lo studio sulla scuola del futuro commissionato dal NCSL di cui diamo qui informazione, e potrebbero svolgere solo una parte di un lavoro di rete molto più complesso ed elaborato.

Come è successo per altre istituzioni che dal centro sono passate alla periferia, anche le scuole potrebbero essere confinate in posizione marginale.

Le strade che possono traghettarci nel futuro sono molteplici, e non c’è un’indicazione precisa di come la scuola evolverà. Nelle fasi di transizione infatti i cambiamenti dipendono da un serie complessa di forze che interagiscono fra loro. E’ difficile quindi predire o prevedere il domani. Questo è compito degli “Studi sul Futuro” ( Future Studies, FS ) che tentano di mettere a fuoco i potenziali cambiamenti nel mondo che ci circonda. Per ora si possono ipotizzare percorsi e valori anche molto diversi.


Abbiamo raccolto alcuni scenari possibili della scuola del futuro che ci pare servano a meglio comprendere le possibili evoluzioni del sistema dell’istruzione e quindi a sviluppare un confronto più consapevole e approfondito sul “che fare”.

I primi sei scenari sono stati delineati dall’OCSE e riproposti dall’UNESCO nel gennaio 2003, gli altri quattro scenari, sono stati formulati da Riel Miller dell’OCSE e Tom Bentley direttore di Demos per uno studio, commissionato dal NCSL, National College for School Leaders ( il College nazionale dei dirigenti scolastici inglesi), che è stato pubblicato nell’aprile 2003.