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Il riordino dei cicliVI. I tempi e le modalità di attuazione |
Nel caso in cui i nuovi curricoli venissero attuati dal 1° anno della scuola di base fino a raggiungere, anno dopo anno, il termine del ciclo secondario, per attuare completamente la riforma si impiegherebbero 12 anni. Sui tempi e modalità di attuazione della legge sono formulate due ipotesi:
avvio della riforma dal 1° e 2° anno della scuola di base
e dal 1° anno del ciclo secondario, a partire dall’anno scolastico 2001/02. La compiuta attuazione della riforma si ha nell’a.s.
2007/8.
avvio della riforma
nella scuola secondaria dall’a.s. 2002/03 anziché dal 2001/02. Tale soluzione dà più tempo per la definizione dei curricoli della secondaria e permette alle famiglie di effettuare una consapevole scelta dell’indirizzo (scelta da farsi nel gennaio prima dell'inizio dell’anno scolastico).
In entrambi i casi si avranno due percorsi con durata differenziata: 7 anni per gli alunni che a partire dall’a.s. 2001/2002 frequenteranno la I e la II classe del ciclo di base riformato; 8 anni per gli alunni che, nello stesso a.s., frequenteranno la III classe della scuola elementare. La loro confluenza avverrà nell’anno scolastico 2007/2008, quando gli alunni del secondo anno del ciclo di base, terminato il loro percorso settennale, si iscriveranno al I anno del ciclo secondario insieme agli alunni iscritti nell’anno scolastico 2001/2002 alla III classe di scuola elementare.
Tale confluenza determinerà il raddoppio del contingente di alunni nel primo anno del ciclo secondario riformato. Si può prevedere che nell’anno scolastico 2007/2008 il numero di alunni che frequenterà il primo anno del ciclo
secondario non sarà inferiore a 1.100.000 unità a fronte delle 550.000 unità. Questo contingente continuerà a persistere nell’area della secondaria per ulteriori cinque anni, insistendo nei successivi anni di corso.
Questo surplus di presenze proseguirà fino all'a.s. 2012/2013. Tuttavia, nell’ipotesi in cui il tasso di ripetenza nel primo anno del ciclo secondario riformato dovesse mantenersi ai livelli
attuali (13%), non potrà essere trascurato il fenomeno della “vischiosità” del percorso scolastico, in quanto, già a partire dal primo anno (2007/2008) con il contingente raddoppiato, non continuano il percorso circa 140.000 alunni che vanno a rafforzare il contingente del primo anno nell’a.s. 2008/2009.
L’avvio del nuovo percorso trova le prime difficoltà nella costituzione e nell’assetto del ciclo di base, in quanto in questo ciclo dovranno, inevitabilmente, fondersi la scuola elementare e la scuola media, incontrando ostacoli di:
dimensionamento
: assetto organizzativo compatibile con le strutture edilizie; è auspicabile una accelerazione delle “verticalizzazioni”
coesistenza
: nella stessa istituzione scolastica “comprensiva” i nuovi curricoli devono coesistere per 3 anni (3, 4 e 5 classe) con i vecchi programmi della scuola elementare e per altri 3 anni con i vecchi programmi della scuola media, con più elevate difficoltà nella programmazione del POF e nella utilizzazione del personale;
durata
: il ciclo di base prevede un percorso settennale, inferiore di un anno rispetto alla sommatoria dei vecchi percorsi della scuola elementare e della scuola media.
È proprio questo ultimo aspetto che, assicurando un anno di corso in meno per gli alunni che frequentano il II anno del ciclo di base nell’anno scolastico 2001/2002, consente agli stessi alunni di ricongiungersi, nell’anno scolastico 2007/2008, con quelli che li precedevano di un anno
confluendo, contemporaneamente, nel primo anno del ciclo secondario.
Una situazione che scaricherà tutte le problematiche sul ciclo secondario, tra cui:
EDILIZI
A
:
in ogni istituzione scolastica il numero delle prime classi, mediamente, raddoppierà. Ad esempio un istituto con 5 classi prime ne avrà 10, con conseguente fabbisogno aggiuntivo di 5 aule.
PERSONALE
:
le cinque prime classi aggiunte richiedono un fabbisogno aggiuntivo di personale docente e non docente. Considerato, comunque, che la massa di unità aggiuntiva percorrerà nell’arco di 5 anni tutti gli anni di corso del ciclo secondario fino ad uscirne definitivamente nell’anno scolastico 2012/2013, si deve ipotizzare un impiego di risorse umane aggiuntive straordinarie e transitorie.
Ipotesi alternative di attuazione
L’ipotesi di attuazione progressiva della riforma sin qui esaminata non è, comunque, l’unica soluzione attuabile:
possono, infatti, considerarsi anche altre possibili soluzioni alternative.
Vi sono sul territorio nazionale un 30% circa di istituti “comprensivi” che possono cominciare a lavorare per verificare la possibilità di ricompattamento dei curricoli, già da questo anno scolastico, per adeguarli alla misura settennale del nuovo ciclo di base. Lavorare, quindi, in questi istituti per realizzare consistenti anticipi della riforma. L’ipotesi in questione può essere estesa anche a reti di scuole. Non è del tutto necessario che le istituzioni scolastiche attendano i perfezionamenti della riforma per
coinvolgere le componenti della scuola nella prospettiva di percorsi
finalizzati a frantumare la cosiddetta “onda anomala” e a ridurne la portata
. A tal fine le istituzioni scolastiche possono intervenire per favorire la riduzione del percorso scolastico da 8 a 7 anni, coinvolgendo gradualmente gli alunni che nell’anno scolastico 2001/02 sono iscritti agli anni di corso successivi alla seconda elementare.
L’elemento fondamentale su cui basare il ragionamento è quello che, nell’arco temporale di due anni, un alunno può realizzare gli apprendimenti essenziali corrispondenti a 3 anni dell’attuale corso di studio elementare/medio, e così “saltare” un anno.
Il salto di un anno dell’attuale percorso elementare/medio può ripartire in più anni gli effetti provocati dalla temuta “onda anomala”, cioè il raddoppio delle presenze nel primo anno del ciclo secondario nell’anno scolastico 2007/08.
Si può prevedere di far transitare anticipatamente nel ciclo secondario quote crescenti di alunni della scuola elementare e media con la progressione annuale del 25%; nel giro di quattro anni il processo viene a compiersi interamente e, contemporaneamente, si
ricompatta tutto il contingente di partenza.
La regola non può, naturalmente, essere applicata in modo rigido e assoluto; è lasciata alla scuola la facoltà di procedere secondo criteri flessibili, con la prospettiva che a conclusione del piano quinquennale tutti gli alunni frequentino i nuovi ordinamenti e siano inseriti in classi
corrispondenti alle fasce di età previste dalla riforma.
La decisione sulla scelta degli alunni deve, comunque, essere sempre condivisa dalla famiglia dell’alunno stesso.