Quanto sono creativi i quindicenni nella risoluzione dei problemi?
Cosa dice il Focus n. 38
I quindicenni possiedono le abilità di problem solving necessarie per il 21° secolo? La competenza nel problem solving è definita come la capacità di impegnarsi in processi cognitivi per comprendere e risolvere situazioni problematiche in cui un metodo risolutivo non è immediatamente evidente. Nelle prove vengono utilizzate simulazioni di situazioni problematiche tratte dalla vita reale- come ad esempio un distributore automatico il cui funzionamento non è noto, o un congegno elettronico che ha un difetto di funzionamento- attraverso cui misurare le capacità di ragionamento e di regolazione dei processi di problem solving. Gli studenti di Singapore e Corea del Sud, seguiti da quelli del Giappone, ottengono i punteggi più alti; altri quattro paesi dell’Est asiatico Cina –Macao, Cina-Hong Kong, Shangai e Taipei si posizionano tra il quarto e settimo posto (in ordine decrescente dei loro punteggi medi). Canada, Australia, Finlandia, Gran Bretagna, Estonia, Francia, Olanda, Italia, Repubblica Ceca, Germania, U.S.A., Belgio, (in ordine decrescente dei loro punteggi medi), ottengono punteggi superiori alla media OCSE, ma inferiori al precedente gruppo di Paesi dell’Est asiatico. Nei due paesi con i migliori risultati, Corea e Singapore, gli studenti quindicenni sono capaci di impegnarsi in situazioni moderatamente complesse in modo sistematico. Per esempio il 56% degli studenti di Corea e Singapore, ma solo il 31% degli studenti dei Paesi OCSE, in media, può risolvere problemi relativi a un congegno non conosciuto che non funziona ( livello 4 nella scala di competenze PISA). Questi studenti afferrano i collegamenti tra gli elementi della situazione problematica, sanno pianificare i passi immediatamente successivi e modificare i propri piani alla luce del feedback ricevuto; sanno formulare ipotesi sulle cause del malfunzionamento del congegno e descrivere come testarlo. Al contrario, nei Paesi con i risultati inferiori, più del 50% degli studenti non è in grado di risolvere problemi molto semplici che non richiedono di fare previsioni e sono situati in ambienti noti per gli studenti- come ad esempio determinare, per prove ed errori, quale soluzione, tra un insieme limitato di alternative, risponda meglio a un dato criterio (compito di livello 1 nella scala di competenze PISA). In Giappone e Corea, solo il 7% degli studenti ha risultati inferiori al livello 2. PISA rileva che, anche nei Paesi con i migliori risultati, un significativo numero di quindicenni non possiede le abilità di base nel problem-solving considerate necessarie nel mondo d’oggi e maggiormente in quello di domani. Dunque gli studenti con buoni esiti scolastici in matematica, lettura e scienze dimostrano la tendenza ad avere buone prestazioni anche nel problem-solving e ad avere risultati positivi quando sono posti di fronte a problemi in situazioni che non sono familiari, tratte da contesti extrascolastici. Nei Paesi che hanno elevati risultati complessivi, le performance nel problem solving migliori del previsto possono indicare che tali Paesi riescono a dare agli studenti opportunità di apprendimento che li mettono in grado di trattare problemi complessi di vita reale in contesti che solitamente non si incontrano a scuola. Nei Paesi con risultati complessivi scadenti, le performance nel problem solving migliori di quelle attese possono indicare che tali Paesi non fanno il massimo per realizzare le potenzialità degli studenti nelle materie scolastiche di base. |
Nel Problem Solving PISA 2012, il secondo tentativo dopo il 2003, la valutazione delle abilità di Problem Solving si è rivelata di interesse,a differenza del precedente. Nel 2003, infatti, era stato rilevato nei commenti ai dati internazionali – ed anche in quelli a livello territoriale come in Lombardia – che i risultati di Problem Solving si sovrapponevano completamente a quelli di Matematica, per una evidente preminenza nella richiesta di esercizio di capacità logiche astratte in test carta e penna. C’è da riflettere per quei ricercatori che hanno attribuito le buone performance dei quindicenni dei Paesi asiatici al rispetto confuciano per le autorità, ad un impegno un po’ acritico ed eccessivo, per i canoni europei ed americani,. Bastava del resto avere gettato un’occhiata sulle prove PISA, per capire che non certo di quiz nozionistici si trattava, ma di prove che richiedono un uso libero della materia cerebrale, che molti insegnanti italiani giudicano perfino eccessivo e fuori dalla portata dei nostri studenti. |
In Italia
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