Due linee alternative: liberal o comunitarista
Il centro del dibattito suscitato dal multiculturalismo è negli Stati Uniti, dove il problema delle minoranze etniche si pone in termini profondamente diversi rispetto al passato. D'altra parte, la muticulturalità è un dato costitutivo dll'America, che è nata e si è sviluppata sull'immigrazione. Di fatto, oggi l'America, è bilingue in seguito all'emigrazione legale, e soprattutto illegale, di messicani e altri ispanici. Così, la crescente importanza dell'etnia ispanica ha eroso la supremazia degli anglofoni e conseguentemente ha provocato una nuova teoria della legittimazione (in quattro Stati, Texas, California, New Messico e Haway, le minoranze sono più della metà della popolazione). Il dibattito odierno che ha via via determinato una revisione delle categorie tradizionali di democrazia, di Stato-nazione, del rapporto tra l'io e l'altro, dell'educazione, della stessa soggettività.
Nella cultura anglosassone si sono confrontate, e più spesso combattute, due filosofie sociali, quella liberal e quella comunitarista; la prima difesa da Will Kymlicka e in Italia da Giovanni Sartori, la seconda teorizzata da Charles Taylor, Michael Sandel e Michael Walzer.
La prima, liberal, sostiene un'identità originaria e il conseguente primato delle libertà individuali garantite dalla neutralità dello Stato verso ogni concezione religiosa, politica, culturale. L'istruzione è, pertanto, un fine dello Stato liberal-democratico e la religione è considerata un affare privato di coscienza regolato autonomamente dalle diverse confessioni religiose. In conclusione, la laicità dell'istruzione pubblica non è altro che un'applicazione del principio più generale della separazione dello Stato moderno dalla Chiesa.
La seconda, comunitarista, sostiene che non c'è un'identità "naturale" dell'individuo; essa è costruita sulla base dei suoi progetti individuali e quelli della società, come i diritti e la libertà. Inoltre, lo Stato non deve essere neutrale ma ha l'obbligo di occuparsi del bene comune, ossia di assicurare un'istruzione autonoma alle singole minoranze etniche con un proprio curriculum, e intervenire, difendere e incrementare tale autonomia, riconoscendo così il primato del "bene collettivo" e l'idea di nazione come "comunità morale". Questo orientamento è stato accusato di essere vago nell'indicazione di istituzioni diverse da quelle esistenti.