Problematiche del multiculturalismo
Il multiculturalismo, dunque, non è stato una estemporanea teoria sociologica; esso ha una precisa matrice politica, le cui linee direttrici hanno dato origine a una filosofia politica, ossia a una nuova concezione della società, dei suoi meccanismi sociali e di integrazione politica, del ruolo dell'individuo. Tale concezione ha via via assunto una dimensione sociologica, una antropologico-culturale, una linguistica, e così via, con significati plurimi nei diversi campi del sapere. Le problematiche che ha affrontato riguardano «le identità individuali e collettive, il sentimento di appartenenza, gli atteggiamenti nei riguardi dei valori, la differenza culturale e i connessi diritti, il destino dello Stato-nazione e delle passioni nazionaliste, le trasformazioni della cittadinanza in un mondo che riconosce il pluralismo culturale» (Bernard Valade, "Multiculturalismo", Enciclopedia del Novecento , vol. XIII, Treccani, Roma 2004).
Ora, la scuola costituisce l'istituzione privilegiata in cui questi problemi si pongono in termini inequivoci, specie in Europa, dove tale istituzione è sorta con l'esplicito obiettivo di trasmettere un sapere codificato, espressione dell'unità culturale dei singoli Paesi. Di fronte alle richieste non solo di autonomia culturale, ma di propri curricula da parte delle minoranze, quale atteggiamento deve assumere lo Stato, che ha fatto dell'omologazione culturale lo strumento principale dell'assimilazione dei diversi gruppi sociali, culturali ed etnici nel corso della sua formazione e stabilizzazione ?
Questo è, in sintesi, uno dei problemi centrali sollevati dal multiculturalismo, nella persuasione che sia sostanzialmente fallito il pensiero liberale, ossia la proposta di conciliare l'universalismo dei diritti con la necessità, oggi non più procastinabile, di riconoscere, legittimare e assegnare uno spazio autonomo ai gruppi culturali ed etnici minoritari. In altri termini, le società moderne sono, di fatto, entità multiculturali secondo processi irreversibili, pertanto si pone il problema se le società liberali siano in grado di far fronte alla nuova sfida delle minoranze culturali ed etniche, le quali reclamano un riconoscimento completo . Sono questi gli argomenti fondamentali che alimentano oggi il dibattito internazionale sul multiculturalismo.
Ora, siccome alla scuola è attribuito o comunque riconosciuto un ruolo decisivo nella formazione dei giovani, su di essa esplodono in modo violento le discussioni. Le esperienze negli Stati Uniti sono, a tale proposito, particolarmente significative. I multiculturalisti hanno sostenuto, ad esempio, la necessità di allargare il numero delle discipline e modificare più o meno radicalmente il contenuto degli insegnamenti, in particolare quelli storico-letterari, attraverso cui si è esercitato il dominio culturale delle etnie.
Inoltre, fin dalla fine degli anni Settanta è emerso il movimento che ha rivendicato l' accesso delle minoranze nelle scuole superiori, in particolare nelle università, reclamando contestualmente a tale rivendicazione una forma di "risarcimento" per le condizioni in cui sono state storicamente poste in passato, e che si riflettono nella loro attuale condizione marginale o marginalizzata.
Tale richiesta si è concretata nella proposta che le università accolgano quote di neri, asiatici, ispanici in proporzione al peso demografico di tali minoranze. Ciò ha richiesto un abbassamento dello standard medio tradizionale richiesto per entrare nell'università, con conseguenze giudicate complessivamente non del tutto positive. I risultati finora ottenuti sono ancora oggetto di discussioni, e comunque, secondo lo studioso Andrea Semprini che ha esaminato questo problema, «la politica delle quote prefissate non ha permesso di aumentare in modo significativo il numero di laureati provenienti dalle minoranze». (Il multiculturalismo , Angeli, Milano 2002).