Indicazioni del 2004: discontinuità tra primaria e secondaria

Nelle Indicazioni del 2004, allegate alla riforma Moratti, è fortemente esplicitata nella presentazione della scuola secondaria di 1° grado una esigenza di discontinuità dalla primaria:

“Il passaggio dall'istruzione primaria all'istruzione secondaria di 1° grado, pur nella continuità del processo educativo […], esprime […] un valore simbolico di ‘rottura' che dispiegherà poi le sue potenzialità nel secondo ciclo”.

L'insistenza su questo punto è fortissima; sette volte, nelle due pagine di presentazione della scuola secondaria di 1° grado ricorrono formule come le seguenti: “…Passare da un'istruzione primaria ad una secondaria di 1° grado significa… Conoscere in maniera ‘secondaria' vuol dire”… Nella stessa direzione, nel Profilo educativo che apre le Indicazioni, è orientato il richiamo esplicito e forte alla consapevolezza e alla responsabilità come ai due capisaldi educativi su cui si regge la formazione del bambino e del ragazzo: una visione pedagogica che si direbbe essenzialmente centrata sull' adattamento dell'alunno all'apprendimento scolastico, sullo sforzo dello studio personale.
Senonché, accanto a questo, nelle Indicazioni Moratti figura anche un forte impegno per la personalizzazione, e cioè, evidentemente, di rispetto della continuità del percorso maturativo individuale. È così prevista l'individuazione di obiettivi formativi che i docenti devono formulare adattando le aspettative di apprendimento alle effettive condizioni personali degli alunni; si introduce la nozione di unità di apprendimento (per superare quella di unità didattica che sarebbe centrata sul docente); si ribadisce il carattere personalizzato (prima si parlava di individualizzazione) dei piani di studio; è introdotto il portfolio delle competenze, che mira a promuovere l'autostima e la specificità del percorso personale di crescita nell'apprendimento. Tutto ciò si pone evidentemente sulla linea storica della differenziazione dell'azione didattica e pedagogica in rapporto ai diversi bisogni formativi. È il tentativo di salvaguardare entrambe le esigenze.

Paradossalmente: più discontinuità, in funzione di una maggiore qualità, e, contemporaneamente più attenzione alle differenze, cioè più continuità, anche se rimane in pieno nello spirito pedagogico dell'intero documento ministeriale il primato della responsabilità dell'alunno nella determinazione del proprio successo scolastico.

Indicazioni 2007: continuità fra i primi tre gradi scolastici

Le Indicazioni per il curricolo con cui il governo successivo (ministro Fioroni) intende ritornare all'impostazione della mancata riforma Berlinguer, si caratterizzano, al contrario delle Indicazioni Moratti, per essere intimamente centrate su un principio essenziale, costitutivo, di continuità per tutto l'arco dei primi tre gradi di scuola:

“il curricolo si delinea con particolare attenzione alla continuità del percorso educativo dai 3 ai 14 anni”…“il curricolo si articola attraverso i campi d'esperienza nella scuola dell'infanzia e attraverso le discipline nella scuola del primo ciclo”.

L'enunciazione persino evita di specificare quanto si riferisca alla scuola primaria e quanto alla scuola secondaria di primo grado: tutta l'ampia presentazione generale come poi delle singole aree e discipline, è impostata in forma tenacemente unitaria, come di un'unica scuola (non ci sono nemmeno paragrafi separati per distinguere primaria e secondaria, ma appena qualche breve capoverso privo di titolazione).

È secondo tale ottica che le Indicazioni si limitano a stabilire traguardi di competenza solo per le classi terza e quinta della primaria e per la classe terza della secondaria di primo grado, ponendo alle scuole il compito di formulare gli obiettivi di raccordo per gli anni intermedi.

Lo stesso spirito unificante è presente, per importanti aspetti, nel senso di una sorta di continuità orizzontale tra discipline. Così è, ad esempio, nella presentazione dell'area linguistica, in cui linguaggi non verbali e linguaggio verbale sono presentati in modo strettamente connesso e quasi in una specie di fusione, come pure i linguaggi espressivi dell'arte, della musica, del corpo.

Grande distanza tra le 2 Indicazioni e tra queste e l'Atto di indirizzo, ma …

Una grande distanza di ispirazione pedagogica, dunque, tra le due Indicazioni... anche se si può scommettere che la differenza di impostazione non è probabilmente arrivata – per fortuna – a produrre differenti effetti nel curricolo di fatto dei docenti e delle scuole, che non hanno colto questo aspetto – rispettivamente centrale per entrambi i governi – e hanno continuato a insegnare quello che a loro sembrava importante in forme più o meno aperte e innovative.

L'analisi dei dati del questionario non ci dirà quasi nulla su tutto questo.

Va poi aggiunto, oltretutto, che, come sopra ricordato, l'atto di indirizzo del ministro Gelmini, con una scelta di vistosa rottura rispetto alle Indicazioni per il curricolo (alla radicata tradizione pedagogica dagli anni Settanta ad oggi) delinea una tripartizione, di fatto gerarchica, delle discipline, abbandonando l'ambigua sottolineatura della pari dignità.

•  In primo piano quattro discipline fondamentali, come sopra ricordato: italiano, matematica, scienze, lingua inglese.

•  In secondo piano sono poste le conoscenze e competenze di ordine storico, geografico e sociale”.

•  Infine, con valore complementare, la formazione artistica e musicale come da quella corporea, nello spirito di una educazione integrale”.

Nella tensione tra le due Indicazioni la fase Gelmini rappresenta dunque il primato della discontinuità. Accanto all'Atto di indirizzo, infatti, importanti provvedimenti legislativi sono fortemente ispirati ai due capisaldi educativi della consapevolezza e della responsabilità (torna dopo 32 anni il voto numerico nella valutazione delle discipline sia nella scuola secondaria di primo grado che nella scuola primaria e viene introdotto il voto di condotta, con la non ammissione, nella secondaria, all'anno successivo o all'esame in caso di voto di comportamento inferiore a sei decimi). È lo spirito della chiarezza nelle regole, nei ruoli, nel sottolineare limiti e differenze. Lo stesso suggerimento di tornare al grembiule, almeno per i bambini della primaria, va in questa direzione, mentre si direbbe scomparsa la forte tensione che dominava – anche contraddittoriamente - le indicazioni Moratti tra qualità e inclusione, secondarietà e personalizzazione, discontinuità e continuità.

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