I- Dall'eguaglianza all'equità (Luciano Benadusi)

Nel capitolo iniziale, Luciano Benadusi spiega la differenza semantica esistente tra il concetto d‘eguaglianza e quello d'equità. Uguaglianza ed equità non sono concetti antitetici, ma non sono neppure sinonimi. Benadusi mostra che il chiarimento concettuale è indispensabile per capire l'impostazione delle politiche scolastiche contemporanee. Per moltissimo tempo si è del tutto ignorato il concetto di equità educativa e si è parlato unicamente di eguaglianza, declinandola secondo modalità diverse. Dopo decenni di politiche scolastiche progressiste imperniate sull'eguaglianza, alla fine del 20esimo secolo si è cominciato a porre il problema della distribuzione delle opportunità educative nei termini più comprensivi dell'equità. Ma quali sono in educazione le diverse prospettive da cui si può guardare all'equità o alla giustizia? Ve ne sono diverse. Tre le più importanti.

1) La prospettiva storicamente più consolidata è quella che va sotto il nome di “ eguaglianza delle opportunità ” o di “ eguaglianza dei punti di partenza ”. Ciò che distingue tale prospettiva è la mediazione tra due principi rivali: l'eguaglianza e il merito. Come in una gara sportiva gli studenti competono tra di loro per il successo scolastico - premessa del successo sociale - su basi eque, allineati sullo stesso nastro di partenza e giudicati sulla base degli stessi criteri di identificazione del merito. Su cosa significhi però essere allineati, quali siano i criteri appropriati per giudicare, e quali i meriti, vi è divergenza di opinioni sia tra i filosofi e gli scienziati sociali sia nel senso comune. La forza di questo principio è comunque indubitabile perché cerca di conciliare l'eguale diritto al successo di ogni soggetto con la sua responsabilità e con l'assolvimento da parte della scuola della funzione di allocazione differenziata degli individui ai ruoli occupazionali. Questa prospettiva ha limiti e debolezze: è troppo radicale, è insufficiente e per certi aspetti crudele. “Vinca il migliore” ma anche “Guai ai vinti” è il compendio di un approccio di questo tipo .

2) Un secondo approccio muove dal presupposto che l'educazione non è soltanto un “bene posizionale” ma ha un valore in sé. Questo approccio recupera in parte l'orientamento dell'”eguaglianza dei risultati”, la cui rivendicazione estrema è stata espressa dalla contestazione studentesca sessantottina. Si tratta di un recupero parziale e moderato, perché intende eguagliare i risultati non in assoluto ma nei livelli minimi di apprendimento necessari e indispensabili per l'esercizio dei diritti umani e di cittadinanza, e richiede che le restanti differenziazioni non siano così marcate da precludere un corretto funzionamento della medesima cittadinanza. Si può chiamare questo approccio “eguale cittadinanza” , ma altre denominazioni sono state proposte, ad esempio “eguaglianza dei risultati fondamentali” teorizzata da alcuni economisti francesi. Secondo il sociologo francese Dubet, il tema della “ cultura comune ”, un classico nel dibattito sulla scuola di molti paesi europei, forma parte integrante di questo approccio. Un limite di questa prospettiva, presente peraltro anche in quella dell'eguaglianza dell'opportunità, è l'insufficiente rilevanza accordata alla questione delle differenze, sia tra i singoli che tra i gruppi, che la giustizia richiede di riconoscere e valorizzare.

3) Riprendendo un termine recentemente proposto da Williams nel dibattito filosofico, poi utilizzato da Dubet in quello sociologico , il terzo approccio può essere definito dell'“ eguale rispetto” . Tale prospettiva risulta, a certe condizioni, complementare e non alternativa alle prime due. L 'eguale rispetto riguarda non solo gli svantaggiati, i perdenti della competizione scolastica, ma tutti dal momento che nelle nostre società pluralistiche sono presenti molteplici differenze - di valori, di culture, di motivazioni, di stili cognitivi e di apprendimento - che vanno tutte riconosciute dalle istituzioni educative. Ciò che deve, invece, essere rigorosamente evitato è una lettura del principio dell'” uguale rispetto ” che porti da un lato a eludere la questione delle ingiuste disuguaglianze e dall'altro a costruire gruppi identitari chiusi, un rischio del tutto realistico nelle nostre società multiculturali.

L'equità, infatti, include certi tipi di eguaglianza ma distingue tra uguaglianze/disuguaglianze giuste ed ingiuste, e tiene anche conto di altri valori, a cominciare da quelli di libertà e di responsabilità.



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