Inghilterra: politiche educative e condizione docente
Gli anni Ottanta: governo Thatcher e proletarizzazione degli insegnanti
Gli studi inglesi, che hanno messo in rilievo la dequalificazione degli insegnanti e la loro “proletarizzazione” non sono molto recenti.
A partire dagli anni '80, in polemica con le analisi “funzionaliste” che propongono una “professionalizzazione” degli insegnanti, basata sul modello delle “professioni liberali”, molti autori di ispirazione marxista hanno invece sottolineato la progressiva “proletarizzazione” degli insegnanti. Secondo questi studiosi, la natura del lavoro docente è diventata sempre più controllata e i programmi sempre più minutamente definiti, in termini di obiettivi di risultato, di strategie di insegnamento, di risposte attese dagli allievi. L'expertise, la competenza che l'insegnante mette in opera nella sua classe è stata trasferita agli esperti di pedagogia, agli ispettori e agli specialisti ministeriali.
Viene messo, inoltre, in rilievo l'aumento del carico di lavoro e la sua intensificazione:
- classi più numerose,
- compiti supplementari, quali amministrazione, sorveglianza, organizzazione, coordinamento, ecc.
Vale la pena annotare che questi studi “pessimistici” degli anni '80 ispirano ancora le piattaforme rivendicative e l'“ideologia” dei sindacati europei degli insegnanti e, in generale, dei pubblici dipendenti.
Le ricerche più recenti: school standards e accountability
Studi più recenti, che si inquadrano in un'ottica teorica molto diversa, insistono ugualmente sull'impatto delle riforme sulla natura del lavoro insegnante in Inghilterra ,
mettendo l'accento soprattutto sulla pressione che gli “school standard e l'“accountability”, esercitano sugli insegnanti con la conseguenza di incidere negativamente sulla loro autonomia e creatività, di creare tensioni tra il loro impegno verso le dimensioni affettive ed educative (pastoral and affective dimensions) e la necessità di far raggiungere agli allievi gli obiettivi accademici predefiniti .
Molti ricercatori, pur riconoscendo che la valutazione sistemica ha indubbiamente prodotto un innalzamento degli apprendimenti, considerano che sia giunto il momento di rivedere alcune impostazioni, alla luce delle limitazioni prodotte all'autonomia professionale dei docenti e delle scuole. Nel Galles, per esempio, sono già stati aboliti i test al Key stage 1, rivolti ai bambini di 7 anni.
Sui docenti le ricerche indicano questi effetti contrastanti delle politiche di riforma:
sul piano dell'identità : molti insegnanti ( specialmente i maestri), risentono di un senso di frammentazione identitaria, che alimenta un sentimento di deprofessionalzizazione,nei termini sopra indicati; altri invece hanno la sensazione di essere rivalorizzati da questa politica scolastica, sperimentano nuovi margini di manovra anche se il curricolo è centralizzato e vincolante. Si tratta soprattutto di insegnanti giovani, che operano in scuole dove si respirano una cultura e un clima attivi e propositivi
sul piano dell'organizzazione del lavoro: le riforme spingono verso una collegialità molto più intensa, e soprattutto formalmente obbligatoria. Anche in questo caso si verificano situazioni contrastanti . Questo lavoro “collaborativo” può avvenire in modo autentico e buttom up (dal basso) e rappresentare un fattore di miglioramento. Può al contrario essere imposto in modo gerarchico, “top down” (dall'alto); in tal caso, prevale fra gli insegnanti il senso di avere a che fare con una “pedagogia delle carte”, un fardello burocratico inutile, una distrazione dal loro vero ruolo, che è quello di insegnare nelle classi.
L'emergenza di nuovi fardelli burocratici
Le riforme hanno fatto indubbiamente emergere tra i docenti un carico di attività burocratiche sempre più pressante e impegnativo, collegato sostanzialmente all'obbligo di rendere conto di ciò che fanno, di costruire dispositivi di valutazione, di raccogliere e conservare informazioni e dati, partecipare ad “eventi” nelle scuole tesi a costruire buone immagini organizzative (management of impression). Le scuole e gli insegnanti devono produrre delle fabrications , ossia rappresentazioni di sé (come singoli e come organizzazione) attraverso "performative text", rapporti di attività, relazioni, bilanci, ecc., per rispondere alle domande avanzate da molteplici autorità amministrative e politiche. Questo carico ha evidentemente superato il livello di guardia se si sono fatti recentemente accordi ed emanate disposizioni specifiche per alleggerire un tale “burden” .
Controlli, competizione, etica
Infine alcune ricerche hanno analizzato gli effetti della diffusione della nuova etica della competizione, molto diversa dalle antiche etiche della cooperazione. Di nuovo gli esiti sono contraddittori. Molti insegnanti si sentono dilaniati tra queste contrapposte etiche professionali, e cresce in loro un senso di “colonizzazione” delle proprie pratiche e quindi di deprofessionalizzazione. Per altri insegnanti, invece, questo nuovo clima normativo genera un sentimento positivo di “empowerment” e di professionalizzazione.