"Il nostro cervello è concepito per l'azione"

(Traduzione a cura di Silvia Faggioli)

E se il contributo principale dei video giochi fosse che ci permettono di capire come funziona il cervello?

Idriss Aberkane, un giovane ricercatore associato presso l'Università di Stanford, insegna matematica utilizzando giochi.

In questa intervista ci spiega perché i video giochi potrebbero essere un ottimo supporto all'insegnamento.

Intervista di Francòis Jarraud a Idriss Aberkane

C.P. Starcraft, Final Fantasy sono videogiochi molto conosciuti dai più giovani. Voi siete riuscito a trasformarli in strumenti per l'insegnamento della matematica. eppure la matematica è una disciplina seria e strutturata.

I. Aberkane. Utilizzare un video gioco è anche esso un compito complesso. Il gioco stimola e sviluppa competenze importanti. Bisogna studiare come i giocatori professionisti si preparano. Il concetto stesso di " giocatore professionista" segna la transizione psicologica tra gioco e lavoro, piacere e dovere. Secondo la mia tesi, il gioco, all'interno di condizioni specifiche, permette un approccio differente alla matematica, affettivo, cognitivo e soprattutto cinestetico

C.P. David Hilbert ha detto " la matematica è un gioco nel quale ci si esercita secondo regole semplici, manipolando simboli e concetti".

I. Aberkane. Si tratta, precisamente, di un gioco di pensiero, intuito. Voglio andare al di là della vecchia concezione costruttivista secondo la quale la matematica non è che un linguaggio che manipola dei simboli. Questa nuova concezione è stata confermata da lavori recenti come quelli di Elisabeth Spelke (Harvard) e Stanilas Dehaene (Collège de France), questi lavori dimostrano che esiste il concetto di numero in bambini piccoli che non conoscono ancora il linguaggio matematico.

Ma c'è di più: il concetto di numero lo si trova anche negli animali. Il linguaggio non è che una finestra, sicuramente importante, sul cervello. Però non tutto entra ed esce attraverso questa sola finestra.

C.P. Tuttavia ci sono scuole, ad esempio quella di Bentolila che ci spiegano che sono il linguaggio, la grammatica, che creano il pensiero.

I. Aberkane. Il linguaggio non può essere considerato come la sola funzione cognitiva "superiore". Alain Berthoz

Alain Berthoz (Collège de France), esperto mondiale della fisiologia della percezione e dell'azione, ci ricorda che esiste in maniera concreta un "senso del movimento" che viene coinvolto in maniera critica nella nostra comprensione del mondo.

Bisogna considerare lo spirito un po' come in Bergson, nella sua dimensione "precognitiva"

Ricardo Nemirovsky (San Diego State University) ha sviluppato un'applcazione concreta per l'insegnamento della matematica che è stata utilizzata con successo da Domingo Paola (CIEAEM). Tale applicazione ha dimostrato l'importanza della cinestetica nella matematica utilizzando degli strumenti semplici di tracciato di funzione che utilizzano lo spostamento dei corpi.

C.P. Stanislas Dehaene ci parla di un "senso del numero" una vera intuizione del numero che precede il linguaggio.

I. Aberkane. Le scienze cognitive moderne vanno oltre la filosofia analitica, quella di Wittgenstein che diceva "i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo". Il concetto secondo il quale il pensiero è un'emanazione del linguaggio è ora desueto. Non tutti i pensieri vengono verbalizzati. E' questo in fondo che diceva Rivarol: "chi parla pensa ad alta voce". Gide parlava di "fosforescenza dello spirito". Il linguaggio è solo la nostra modalità preferita per trasmettere informazioni ed è praticamente la sola utilizzata nell'insegnamento attuale.

E' dunque meglio essere in grado di verbalizzare al massimo i propri pensieri (non solo per se stessi, ma soprattutto per gli altri) ed è pure vero che la sintassi rappresenta un punto critico per lo sviluppo di un ragionamento. Esiste, in effetti, un legame tra pensiero e linguaggio e si sa che il linguaggio influenza il nostro pensiero e il nostro " modo di pensare", ma non è il linguaggio a costruire il pensiero. Il legame esistente tra pensiero e linguaggio non è lineare.

C.P. Questo vuole forse dire che il cervello può pensare in assenza di linguaggio?

I. Aberkane. I pensieri di Pascal sono verbalizzati, la filosofia di Bergson pure. Tuttavia il "pensiero" è qualcosa di più di una riflessione: esiste l'immagine mentale, ad esempio un ricordo visivo, che non è necessariamente verbale. Amo questa intuizione di Merleau Ponty (per altro verbalizzata !): "la visione è una concretizzazione dello sguardo "

Il positivismo logico ha portato ad assimilare il cervello ad un computer, ossia ad un sistema di regole basate su assiomi formali. Ma il cervello sembra molto più analogico che "catalogico", eccelle nel riconoscimento delle forme, ma è molto lento nel calcolo simbolico. Non è bravo nel ricostruire verbalmente ciò che fa, non è in grado di esprimere il proprio funzionamento.

D'altra parte proprio per questo esistono le scienze cognitive, se cosi non fosse tutti sapremmo spiegare dettagliatamente come funziona il nostro cervello senza che ce lo spiegassero le scienze cognitive. Sappiamo che la verità è molto diversa.

Quando Paul Broca ha scoperto l'area cerebrale critica del linguaggio articolato che porta il suo nome, ha osservato un paziente afasico ma non stupido e soprattutto non privato d'immaginazione.

L'afasia non è una mancanza di pensiero. Chi ha tutti i centri del linguaggio finora conosciuti distrutti, continua a pensare, anche se il suo pensiero non resta intatto e non lo può esprimere attraverso il linguaggio. Ciò che bisogna sottolineare è che si può articolare un concetto senza essere in grado di verbalizzarlo, questa idea attenua l'idea di Boileau secondo la quale " ciò che si concepisce si enuncia chiaramente".

Si può contare senza essere in grado di parlare. Si possono acquisire comportamenti che si è a mala pena in grado di verbalizzare. Purtroppo l'educazione attuale ignora molte capacità non verbali. Questo avviene a causa di una tradizione educativa ormai sorpassata che dobbiamo lasciarci alle spalle. Verbale e non verbale sono sinergici, si può dunque migliorare il verbale attirando l'attenzione sul non verbale.

 

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