Cui prodest?
Tutto questo groviglio di norme, questo accanimento legislativo, queste discussioni inesauribili che si rincorrono da mezzo secolo, solo per costringere a una scolarizzazione coatta meno del 5% della popolazione giovanile che, per proseguire gli studi, si avvale della formazione professionale (3,3%) e dell'apprendistato (2%) (Tab. 15). Anzi, a ben guardare si tratta solo del 2%, relativo all'apprendistato, poiché 'assolvimento dell'obbligo è ancora consentito nella formazione professionale. Si è dunque scomodata una legge finanziaria per ricacciare sui banchi di scuola un 2% di quindicenni che la detestano, costringendo contestualmente i docenti a promuovere tout court il 10% in più di studenti nel biennio delle superiori. Non sarebbe stato più salutare interrogarsi sul perchéin Italia i livelli di apprendimento dei quindicenni scolarizzati siano fra i più bassi nei Paesi dell'OCSE (v. Indagine PISA), perché la dispersione scolastica raggiunga livelli intollerabili in un Paese civile, e perché infine l'assenteismo scolastico sia in costante crescita?
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v.a. |
% |
Giovani iscritti a scuola |
2.068.756 |
91,8 |
Giovani iscritti alla formazione professionale |
75.282 |
3,3 |
Giovani assunti con contratto di apprendistato |
44.051 |
2,0 |
Giovani non inseriti nei canali formativi |
65.793 |
2,9 |
Popolazione 14-17 anni al 1° gennaio 2004 |
2.253.882 |
100 |
Fonte: Rapporto ISFOL 2005 |
Allora diciamolo senza ipocrisie: tutto questo non ha nulla a che vedere con questioni educative, pedagogiche o formative, è solo una faccenda corporativa, di soldi, di interessi divergenti, di monopoli. Si vogliono mantenere separate istruzione e formazione professionale, per salvaguardare da un lato gli organici dei docenti e dall'altro gli interessi dei centri di formazione.
Ma non è un segreto, l'ha detto con estrema sincerità la vice ministro: “Con l'innalzamento dell'obbligo aumenterà il numero degli studenti e dunque il fabbisogno di personale. Non ci saranno tagli agli organici”. (Italiaoggi, 4.10.06). Concetto reiterato il 16 ottobre sul sito del ministero: “l'innalzamento dell'obbligo d'istruzione a 16 anni, l'avvio sperimentale delle sezioni primavera per i bambini dai 2 ai 3 anni e l'educazione degli adulti, determinano un aumento degli alunni e di conseguenza l'incremento degli organici”. D'altra parte proprio in Emilia Romagna, quando la viceministro era assessore all'istruzione e formazione, è stata costruita la così detta “integrazione” fra istruzione e formazione professionale che ha “aggiunto” all'organico delle scuole i “formatori” dei CF, mentre la legge regionale dichiarava contestualmente che i Centri di formazione potevano essere anche “a fine di lucro”.