Regioni e Scuola: tre tesi in discussione

1) La scuola e la formazione dell’”italiano”


•  Fra i molti dubbi che ha sollevato l'attuale progetto di federalismo, quello che riguarda la gestione della scuola da parte delle regioni è rimasto in sordina, perché questa fa già parte del nostro ordinamento, anche se i modi e i tempi sono ancora da definire. Da ciò l'opportunità di aprire un dibattito, dal momento che si tratta di un aspetto decisivo.

•  Uno dei leitmotiv dell'opposizione parlamentare contro la gestione della scuola da parte delle Regioni, è che essa comprometterebbe l'unità del Paese, con la legittimazione dei “localismi” e conseguenti conflitti inter-regionali.

•  Va subito detto che il ruolo delle regioni all'interno di un'Europa unita è un problema su cui discutono studiosi di tutta Europa. A tale proposito basterà fare un riferimento al convegno di alcuni anni fa (Enzo Sciacca, a cura di, L'Europa e le sue regioni, Palermo 1999) per renderci conto dell'importanza di tale problema.

•  Occorre comunque aggiungere che nel contesto europeo, la situazione italiana presenta caratteristiche che la contraddistinguono dagli altri Paesi. Ciò per almeno due motivi:

Da ciò il rilievo abnorme che è stato assegnato alla “cultura” come tramite di un'unificazione intellettuale, considerata essenziale al fine di dare una ben definita fisionomia unitaria all'Italia. In altri termini, il centralismo politico e amministrativo è stato integrato da un centralismo culturale, e la scuola è stata il tramite fondamentale nella formazione dell'“italiano”, com'è agevolmente riscontrabile nei tre modelli che sono stati proposti, ma più spesso imposti, dai tre fondamentali regimi che si sono succeduti in Italia dall'unità nazionale a oggi: liberale, fascista-autoritario, liberal-democratico.

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