3° nodo:
L'anomalia italiana della scolarizzazione fino a 19 anni
E' universalmente noto che l'Italia è rimasto l'unico Paese europeo, ma non solo, nel quale il percorso secondario di studi si conclude a 19 anni. Fino al 2004 c'era la Germania, con il suo liceo classico, a tenerci compagnia, ma ora anche i tedeschi si sono allineati alla fine dei percorsi scolastici alla maggiore età.
E' altrettanto noto che il nobile tentativo di Berlinguer di fare concludere la scuola a 18 anni è naufragato miseramente contro l' “onda anomala”, mentre Moratti non è riuscita a risolvere il problema stretta da un lato dal dovere di mantenere la promessa elettorale di conservare la scuola media di tre anni, e dall'altro dalla fondata opposizione contro l'anticipazione obbligatoria della scuola elementare a 5 anni e dalla molto meno giustificata sollevazione contro la riduzione a quattro anni del percorso secondario di 2° grado.
Con questi vincoli la legge di riforma 53/03 ha adottato solo mezze misure, e tuttavia apre qualche varco, quantomeno nei confronti di un diverso utilizzo del 5° anno. Infatti la legge assegna al 5° anno due finalità:
“prioritariamente completa il percorso disciplinare e (…) l'approfondimento delle conoscenze e delle abilità caratterizzanti il profilo educativo, culturale e professionale del corso di studi” (art. 2 comma 1c)
“d'intesa con le università, con le istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica e con il sistema dell'istruzione e formazione tecnica superiore, (...) l'approfondimento delle conoscenze e delle abilità richieste per l'accesso ai corsi di studio universitari, dell'alta formazione, ed ai percorsi dell'istruzione e formazione tecnica superiore (art.2 comma 1i)
Ora è evidente che queste due finalità non possono essere perseguite contestualmente nel corso del 5° anno. Delle due l'una, o si completa il percorso disciplinare o si approfondiscono le conoscenze e competenze per l'accesso ai percorsi successivi. E' impensabile accrescere l'attuale bulimia dei curricoli e delle discipline, che avrebbe come unico risultato l'ulteriore abbassamento dei livelli di apprendimento. Noi riteniamo fondamentale assumere la seconda ipotesi prevista dalla legge 53/03, e finalizzare il 5° anno al percorso di studi successivi o all'abilitazione alla professione, un primo passo nella direzione giusta.