Crisi di crescita e di competitività

Dalla metà dello scorso decennio la produttività del lavoro aumenta in Italia di un punto

percentuale l'anno meno che nella media dei paesi dell'OCSE. Questo fenomeno è alla radice della crisi di crescita e di competitività che il Paese vive.
Il rapido aumento dell'occupazione degli ultimi anni, favorito dalla moderazione salariale, dalla legalizzazione di parte dell'immigrazione, dalle riforme del mercato del lavoro, ha portato a un fisiologico e atteso rallentamento nella dinamica della produttività. Vi si è aggiunto però un deterioramento delle condizioni di efficienza complessiva del sistema economico. Lo sintetizza la recente riduzione del livello di produttività totale dei fattori, caso unico tra i paesi industriali. Ciò appare ancor più inquietante alla luce degli scenari demografici per i prossimi decenni. Secondo le roiezioni disponibili, anche tenuto conto di cospicui flussi migratori, la popolazione in età da l avoro è destinata a ridursi in maniera rilevante, frenando ulteriormente la crescita potenziale ell'economia italiana. Solo un significativo aumento della partecipazione al mercato del lavoro e na ripresa della crescita della produttività potranno contrastare questi andamenti. Un aumento ell'istruzione media della popolazione e della sua qualità è condizione necessaria per entrambi.

Istruzione più occupazione

ImageLa partecipazione al mercato del lavoro in Italia, nonostante i significativi progressi degli ultimi dieci anni, è ancora molto inferiore alla media europea, in particolare per le donne, i giovani e le classi di età più elevate. Una maggiore istruzione tende a ridurre questi divari. Nei paesi dell'OCSE il tasso di occupazione medio dei maschi di età compresa tra i 25 e i 64 anni con un grado di istruzione universitario è di 15 punti percentuali superiore a quello di coloro che possiedono solo un diploma di scuola secondaria inferiore; per le donne il divario sale a 30 punti.

La maggiore probabilità di essere occupate delle persone più istruite riflette la più alta propensione a partecipare al mercato del lavoro e, per gli adulti, il minor rischio di disoccupazione. Stime del Servizio Studi della Banca d'Italia indicano che, a parità di ogni altra circostanza, nel nostro paese la probabilità di partecipare al mercato del lavoro aumenta di 2,4 punti percentuali per ogni anno di scuola frequentato. Nelle regioni meridionali questo valore sale a 3,2, indice di una maggiore scarsità relativa di lavoratori qualificati. Ciò mostra in tutta evidenza lo speciale beneficio per il superamento del dualismo territoriale che si otterrebbe da politiche che curino l'innalzamento del grado di istruzione al Sud.



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