Il Bel Paese

Breve commento sui distacchi ministeriali di docenti e dirigenti

di Norberto Bottani

Uno spaccato preoccupante

Il mio campo di studio e di lavoro è ed è sempre stato quello dell'analisi delle politiche dell'educazione, con interesse specifico per i sistemi di valutazione, per gli indicatori dell'equità dell'istruzione, per l'analisi dei costi-benefici, ecc..

Ho guardato perciò con interesse a questo limitato ma significativo spaccato di politica scolastica italiana, che riguarda la quantità e qualità dei distacchi di docenti e dirigenti scolastici, a carico dell'amministrazione dello Stato, presso altri enti e organizzazioni.
Se le informazioni in mio possesso sono corrette, a carico del MPI, con ricadute sulla spesa complessiva della pubblica istruzione, ci sono almeno i seguenti distacchi:

•  1099 presso le organizzazioni sindacali della scuola

•  500 presso l'Amministrazione scolastica centrale e periferica per compiti connessi con l'attuazione dell'autonomia scolastica,

•  100 presso associazioni professionali di docenti e dirigenti e gli enti cooperativi da esse promossi , nonchè enti ed istituzioni che svolgono formazione e ricerca educativa e didattica.

•  100 presso gli enti e le associazioni che svolgono attività di prevenzione del disagio psico-sociale, assistenza, cura, riabilitazione e reinserimento di tossicodipendenti.

Per un totale di 1799 persone distaccate a carico dello Stato, per un importo complessivo che dovrebbe aggirarsi attorno ai 70 milioni di euro.

E' probabile che tutti i sistemi scolastici funzionino con queste soluzioni che sono la zona d'ombra della gestione burocratica del sistema. A mia conoscenza di queste pratiche se ne sa ben poco ed è difficile conoscere con una buona approssimazione qual'è in altri sistemi scolastici, per esempio in quello francese, inglese o spagnolo, l'importanza di questo settore. Difficile ma non impossibile. In ogni modo non ho sottomano in questo momento punti di riferimento esterni al sistema italiano.

Due sole considerazioni, allora, sulla quantità e qualità di questi distacchi a spese dell'erario pubblico e quindi dei contribuenti.

Sulla quantità

Numeri simili appaiono in ogni caso sovradimensionati e devono fare riflettere in primo luogo il ministro dell'economia e la Corte dei conti.

In Italia si discute molto in questo periodo di tagliare sprechi nella spesa pubblica, credo non sarebbe male guardare anche a questi numeri. Si tratta di molti milioni di euro, le cui finalità sono dubbie e in grandissima misura tutt'altro che efficaci nei confronti del buon funzionamento della scuola e del più generale interesse dei cittadini.

Fra i numeri sopra riportati due balzano clamorosamente agli occhi: i distacchi sindacali e quelli per l'attuazione dell'autonomia scolastica .

1) I distacchi sindacali

All'esorbitante numero di distacchi (peraltro spartiti solo fra 5 organizzazioni), corrisponde un potere sindacale che pretende ormai di negoziare anche ciò che non dovrebbe essere negoziabile, di assumere compiti che sono della legge e cioè del parlamento. Questo non è bene, tanto più che si tratta quasi sempre di un'azione di freno all'innovazione e di ostacolo ai tentativi di perseguire una politica della spesa più efficiente ed efficace al servizio degli studenti. E' questo, ad esempio, il caso della difesa acritica degli organici, avulsa dai processi di riforma e di ristrutturazione dei curricoli.

2) I distacchi per l'autonomia scolastica

I 500 distacchi per l'attuazione dell'autonomia lasciano sconcertati. Che senso hanno distacchi a pioggia per questo fine, quando tutto in Italia rimane centralizzato? Si potrebbe rispondere: appunto per questo i distacchi si giustificano. Si, però, si è mai fatta una verifica dei compiti svolti da questi magnifici 500, dei risultati conseguiti, o si tratta ancora una volta di assegnazioni discrezionali sotto cui si celano ben altre tipologie di incarichi? E' noto che l'autonomia scolastica non ha attecchito in Italia, dove è rimasta lettera morta, tranne per qualche lodevole eccezione. Che cosa si ottiene con questi distacchi? Qual è la loro missione? Cosa hanno prodotto in questi ultimi cinque anni, durante i quali la legge sull'autonomia avrebbe dovuto generalizzarsi?

Sulla qualità

Mi limiterò a poche considerazioni, riferendomi solo all'elenco dei 100 comandi che riguardano le associazioni professionali e relativo “contorno” di enti e cooperative, di cui ho potuto prendere visione. Un numero fortunatamente più limitato dei precedenti, ma non per questo meglio utilizzato. Non c'è bisogno di commenti analitici, la lettura di queste liste, opportunamente riorganizzate per categorie, è di per sé sufficientemente eloquente ed esplicita.

Due sole questioni sento il dovere di rendere esplicite.

•  L'azzeramento dei comandi alle associazioni disciplinariste di tipo scientifico, proprio quando in tutto il mondo la questione dell'educazione e della cultura scientifica è nell'agenda dei governi come priorità assoluta.

•  La penalizzazione dell'ADi, che è stata la sola associazione del Forum nazionale dei docenti e dei dirigenti a subire decurtazioni, passando da due comandi a uno. Tutte le altre associazioni del Forum hanno mantenuto le posizioni o hanno notevolmente accresciuto il numero dei propri comandi. Insieme a Carlo Marzuoli da diversi anni seguiamo con interesse lo sviluppo dell'ADi, un'associazione, che miracolosamente vive, opera e cresce fuori da qualsiasi condizionamento politico o ideologico, che non ha nessun legame con partiti, sindacati, o aggregazioni di diversa natura. Un gruppo di insegnanti e presidi che ha fatto dell'autonomia intellettuale la propria bandiera. L'ADi ha prodotto elaborazioni, ricerche, studi comparati, convegni nazionali e internazionali originali nel panorama educativo italiano, messi gratuitamente a disposizione di tutti (anche questo abbastanza raro) in un sito conosciuto e seguito anche all'estero. Un'associazione che ha costantemente espresso - con questo governo come con il precedente - posizioni documentate e approfondite, spesso critiche, a volte magari impertinenti o apertamente divergenti, ma sempre costruttive. Una fastidiosa rarità, insomma, che andava per l'appunto colpita.

Voglio concludere queste mie brevi note con l'augurio che questa operazione di trasparenza intrapresa dall'ADi possa aiutare la costruzione di un fronte unitario dell'associazionismo professionale, a garanzia di questioni fondamentali di principio e di contenuto.


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