Relazione di Maurizio Fabbri
Coordinatore del corso di Scienze della Formazione Primaria,
Università di Bologna
In attesa di ricevere la relazione scritta del Prof. Maurizio Fabbri, ne proponiamo una sintesi.
Un intervento curvato sul suo ruolo di pedagogista
Da questa prospettiva di pedagogista ha dunque sviluppato il suo intervento. |
Il sistema formativo integrato e la scuola militante
Ma non solo, il sistema aveva anche una continuità orizzontale con i servizi socio-sanitari. In quel contesto la scuola dell’infanzia, pur essendo scuola, si curvò verso il socio-pedagogico. Per la prima volta divenne scuola militante, che si rapportava ad altri soggetti politici e sociali che contribuivano a forgiarne l’identità. Un sistema che era una sorta di grande “incastro” entro il quale si rigeneravano i rapporti fra famiglia ed educazione, fra scuola e famiglia, si affrontavano i temi della genitorialità, della sessualità ecc.. Fu un modello vincente e diverso dall’esperienza di Reggio Emilia, di Reggio children, un modello, quello bolognese, che conserva tutt’oggi la sua attualità, perché la scuola deve rimanere parte integrante delle grandi trasformazioni culturali e sociali del proprio tempo, un luogo capace di favorire il ripensamento e la rielaborazione degli stili esistenziali ed educativi. |
Il fallimento del decentramento ai quartieri
Con gli anni, invece, sono emersi i grandi limiti di questa operazione. In primo luogo la frammentazione , si dispersero tutti i collegamenti fra scuole di quartieri diversi. Basti pensare a due quartieri cittadini, Navile e Santo Stefano. Gli interlocutori politici di questi due quartieri perseguono logiche di governo della città contrapposte, a volte irriducibili. Così la gestione delle scuole risponde a logiche, ad apparati, ad interlocutori politici completamente diversi. Questo ha generato incomunicabilità. Questo scollamento fra scuole di diversi quartieri nel corso degli anni è diventato un vulnus. Oggi non c’è più capacità di fare sistema. Si disperdono anche le buone esperienze, progetti, sperimentazioni che nascono e muoiono nel territorio quando la maestra se ne va in pensione. Rimangono attività isolate incapaci di uscire dal proprio territorio e diffondersi. |
La dispersione dei SET
Oggi molte di quelle realtà rischiano di morire. |
Convenzione fra Comune e Dipartimento universitario di Scienze della Formazione
Il Prof. Fabbri sta facendo due corsi gratuitamente per le educatrici del nido, altri suoi colleghi lo fanno per le/gli insegnanti della scuola dell’infanzia. |
In quale direzione muoversi? Un modello di servizi non frammentato, che sappia fare sistema
Il Comune di Bologna può garantire che non sia l’anello debole, in forza del suo collegamento con il nido, che le dà forza. La scuola è 0-6. E’ fondamentale il collegamento con il segmento 0-3. Poi se si vuole si potrà pensare anche 0-11, o 0-14 o 0-16 o 0-18, ma si parte dal nido. E ancora, la scuola dell’infanzia dovrà essere radicata nel territorio ma contemporaneamente fare sistema, coinvolgere tutti gli attori istituzionali in gioco, aprirsi all’esterno, essere militante. Deve cioè mantenere la capacità di intercettare i bisogni, percepire e saper rielaborare i grandi cambiamenti di questo periodo storico, che sono in atto nei rapporti intergenerazionali, negli stili educativi, nella società multietnica e multiculturale. |