Un punto di partenza

Lo sviluppo cognitivo non può essere interpretato al di fuori di una cultura, al di fuori cioè delle mediazioni emotive, educative e sociali che lo rendono possibile (Jerome Bruner, 1966)

Il tema delle emozioni in relazione all'apprendimento è una materia vastissima, cercherò pertanto di fornirvi alcune chiavi interpretative, facendo leva sulla mia esperienza trentennale di psicologa specialista di adolescenza, che da sempre è a contatto con le scuole e gli insegnanti.

Assumerò come punto di partenza un classico, Jerome Bruner, che ci ha insegnato che lo sviluppo cognitivo non avviene nel vuoto sociale ma si situa in una cultura, in tradizioni, in norme, ed anche in emozioni, che hanno esse stesse una potente radice culturale.

Sappiamo che, se per quello che riguarda la sensazione emozionale ci troviamo di fronte ad un universale, l'espressione delle emozioni è invece fortemente controllata da norme sociali.

Il motore e la benzina

Jean Piaget ha paragonato l'intelligenza al motore di una automobile e le emozioni alla benzina che permette al motore di funzionare.

Questa metafora, molto bella, si trova in una vecchia dispensa universitaria di Piaget, quando insegnava alla Sorbonne. La cosa sorprendente è che disse “ Io non mi occupo di emozioni. Questa è roba per psicologi, io sono un epistemologo, però le emozioni sono importanti” e a quel punto utilizzò la metafora del motore e della benzina.

Le ricerche di questi ultimi trent'anni hanno in effetti dimostrato che le emozioni e il loro controllo giocano un ruolo estremamente importante anche per quanto concerne l'apprendimento.

Le due menti

Daniel Goleman, l'autore di Emotional Intelligence (1995), è un classico che non si può non citare quando si parla di emozioni.

Secondo Goleman, abbiamo due menti:

•  la mente che pensa, la mente razionale

•  la mente che sente, la mente emozionale

Le due “menti”, fondamentalmente diverse, interagiscono fra di loro continuamente, anche in termini conflittuali, per costruire la nostra vita mentale.

La mente razionale, dice Goleman, è lenta, riflette prima di agire. Mentre la mente emozionale, è molto più rapida nella risposta.

Se ad esempio siamo terrorizzati perché una moto ci sta venendo addosso mentre attraversiamo la strada, è l'intelligenza emozionale a fare scattare tutti i relè che inducono un atto che ci salva la vita Di fronte ai grandi shock, ai grandi pericoli è tendenzialmente questa mente rapida, non mediata da processi di riflessione, che va all'azione.

L'intelligenza emozionale

Secondo Goleman, l'intelligenza emozionale comprende queste capacità:

Ora se è vero che ognuno di noi nasce con un certo temperamento, è altrettanto vero, dice Goleman, che il temperamento può essere educato, plasmato, che vi può essere cioè un'alfabetizzazione emozionale.


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