La violenza verso gli altri come mancanza di intelligenza emotiva
Nei ragazzi violenti vi è la tendenza ad “agire” i propri vissuti, i propri stati d'animo, vi è mancanza di controllo e di regolazione delle emozioni. In sintesi si riscontra:
- difetto di mentalizzazione: l'incapacità cioè di rappresentarsi gli stati mentali propri e altrui; ciò li rende molto vulnerabili a fattori ambientali insoddisfacenti
- mancanza di empatia: l'assenza cioè di compassione per le vittime. Questo è un dato saliente in vari disturbi psicopatologici che prevedono comportamenti aggressivi (es.disturbo della condotta, disturbo narcisistico della personalità).
L'importanza della condivisione sociale delle emozioni
La psicologia sociale presta grandissima importanza all'espressione e alla condivisone sociale delle emozioni, un punto, questo, che non si trova in Goleman. Molti studiosi hanno affrontato il tema, sia negli Stati Uniti sia in Europa. E' di recentissima pubblicazione il libro curato da Olimpia Matarazzo e Vanda Lucia Zammuner, La regolazione delle emozioni, il Mulino, 2009, in cui il 6° capitolo si intitola per l'appunto Condivisione sociale e regolazione delle emozioni, di G. Bellelli, A. Curci e A. Gasparre.
Non basta sapere che emozione si sta provando, non basta controllarla, bisogna anche saperla esprimere. Mentre la si racconta si creano dei legami e l'emozione che si riesce a esprimere assume anche altri significati. Ad esempio quando raccontiamo a una persona qualcosa che ci ha fatto stare male e l'altro ci dice cose che ci fanno riflettere, la nostra stessa emozione diventa diversa, proprio per averla condivisa.
Nello stesso tempo quando si riesce ad esprimere un'emozione, spesso si riesce anche ad avere un sostegno sociale, un appoggio. Il “social sharing”, la condivisione sociale delle emozioni, ha un significato potentissimo, ci sono studi molto raffinati di tipo sperimentale, in cui vengono esaminati anche degli indizi di tipo fisico, come ad esempio il sudore delle mani, i battiti cardiaci e così via.
Questi studi hanno scoperto almeno due cose che mi sembrano molto importanti:
La prima è che quando raccontiamo un'emozione la riattiviamo. Quando, per esempio, raccontiamo che ci siamo arrabbiati è facile che a un certo punto urliamo quasi fossimo ancora in preda all'ira, oppure se raccontiamo un evento triste è facile che ci venga di nuovo da piangere. Questo significa riattivare l'emozione. Ci sono persone che tendono a non raccontare le proprie emozioni perché nel momento in cui le raccontano le riattivano e, se sono emozioni negative, hanno l'onere di fronteggiare nuovamente l'emozione primaria. Vi succede mai di dire a una persona con cui siete in confidenza: “Guarda adesso non te la racconto perché non mi sento” ? La frase “Perché non mi sento” riassume semplicemente questa difficoltà di riattivare l'emozione.
La seconda grande scoperta è che raccontare, condividere socialmente le proprie emozioni ha un forte significato protettivo per la salute, anche fisica, non solo mentale. Sono ricerche impressionanti, perché mostrano che, dopo intere sessioni di questi racconti emozionali, le persone nei sei mesi seguenti si ammalano molto di meno di una gamma di malattie che va dall'influenza, al raffreddore, alla tachicardia, ecc … Quindi esprimere le emozioni ha una funzione non solo di creare reti sociali, empatia, condivisione, scambio, ma anche anche una funzione più profonda, quella di essere una sorta di “piccola psicoterapia” che modifica anche assetti interni.
Ho ritenuto importante sottolineare questo aspetto perché credo riguardi anche la nostra professione di insegnanti. Oggi vi parlo soprattutto delle emozioni connesse all'apprendimento, ma un altro seminario meriterebbero le emozioni connesse alla professione docente: le emozioni, i compiti e il burn out dell'insegnante.
La mancanza di intelligenza emozionale nei violenti
Nelle persone che commettono atti violenti, c'è mancanza totale d'intelligenza emotiva. I ragazzi violenti agiscono i loro impulsi, mancano di controllo e non mentalizzano, non riflettono sulla propria vita interna, non hanno la capacità di elaborare quello che stanno vivendo e, ovviamente, questo li rende canne al vento, in completa balia degli impulsi ambientali, come è stato descritto con grande perizia comunicativa da Filippo Muratori, un neuropsichiatra di “Stella Maris” di Calambrone, in Ragazzi violenti edito da il Mulino.
In vari disturbi psicopatologici in cui ci sono comportamenti aggressivi- dai disturbi della condotta al disturbo narcisistico della personalità- il dato impressionante è che queste persone non hanno compassione delle vittime.
Quando ci chiediamo come si può perpetrare una violenza su un bambino, su un essere indifeso, su chiunque, la risposta è che molte di queste persone con base psicopatologica non hanno assolutamente compassione per le vittime.
Lo si verifica ad esempio in bambini che torturano animali senza provare alcuna pena. E' bene sottolineare che alcuni di questi grandi disturbi dell'intelligenza emozionale partono proprio dall'infanzia.