Lavorare alla maturazione della consapevolezza morale-razionale.

Interessante un progetto,(nota12) indicato per studenti adolescenti, centrato sulla presentazione e discussione metodologicamente accurata (guidata da operatori specializzati) di dilemmi rappresentati da situazioni vessatorie. Gli argomenti portati dai ragazzi a giustificazione dei comportamenti nella discussione vengono valutati in rapporto alle tipologie del disimpegno morale. Al termine del progetto, che si protrae per un buon numero di incontri, si misura il progresso nelle capacità cognitive di valutazione morale da parte degli studenti, di quanto cioè sia diminuito il ricorso ad argomenti giustificatori falsi.(nota13)

Si osserva che tra gli argomenti giustificatori la diffusione delle responsabilità - il fatto che anche altri siano responsabili - ha una tenacia intaccabile: le successive misurazioni del grado di consapevolezza morale riferite a questo pseudo ragionamento giustificatorio non danno la benché minima riduzione nella sua tenuta.

Così, gli argomenti da ricondurre ad un significato di deumanizzazione - il più grave e pericoloso degli schemi di deformazione cognitiva-morale - risultano anch'essi piuttosto duri a morire. Ciò deve mettere in allarme nell'attuale contesto sociale ormai inesorabilmente orientato ad una convivenza multietnica. Dopo l'inaudito evento del nazismo (ma anche, recentemente, della guerra di Bosnia e molti altri), l'assunzione a livello di massa dell' argomentazione giustificatoria deumanizzante deve considerarsi inconfutabilmente documentata come una possibilità reale.(nota14) Sembra, infatti, che un tale schema mentale abbia particolare facilità ad imporsi, insieme all'altro, più forte, sopra ricordato, di giustificazione mediante generalizzazione (diffusione della responsabilità): l'eguale - o peggiore - comportamento degli altri mi giustifica o, per lo meno, mi autorizza a sospendere ogni ammissione della mia responsabilità. Ma tutte le forme d i disimpegno morale sono rafforzate dal fattore collettivo: la condivisione della responsabilità come deresponsabilizzazione.

Lavorare al rafforzamento della capacità empatica.

Un'azione mirata tenace, intelligente della scuola nel costruire un cima di rigore, di discernimento e intransigenza razionale sul piano della consapevolezza morale, di lotta a quella che si può definire, sì, immaturità, ma anche falsa coscienza, è una delle condizioni più importanti nella creazione di un ambiente sfavorevole al bullismo. Per essa è decisiva la realizzazione di forte, percepibile consonanza professionale e ideale tra i docenti e tra dirigente e docenti.

Con la stessa tenacia, l' empatia, la sensibilità umana verso chi soffre, lo spirito di spontaneità solidale, l'immediatezza della partecipazione emotiva allo stato di sofferenza e lo sdegno per l'ingiustizia e la viltà della prepotenza sul debole - indipendentemente dalla personale simpatia per chi la subisce - costituiscono l'altra funzione fondamentale da coltivare nei bambini e ragazzi, anche attraverso la lettura o la visione filmica, l'invenzione, la drammatizzazione di storie di bullismo. Vi sono progetti di grande impegno in questa direzione (nota15), centrati da un lato su un lavoro di apertura e incontro con il vissuto dell'altro, visto e sentito come soggetto di desideri, affetti, sogni, di una personale lotta per il riconoscimento, e che, dall'altro, permettono un contemporaneo lavoro su di sé, per imparare ad apprezzare in sé stessi queste qualità umane e coltivarle generosamente. Si tratta di entrare irreversibilmente, per via empatica e per via razionale, nell'idea - ovvia, si direbbe, e invece frutto di una lunga e profonda crescita di civiltà - che questo progettarsi, questa vita umana che preme per costruire e realizzare sogni, desideri, legami, è luogo di valori universali che accomunano tutti gli esseri umani, al di là di tutte le esteriorità in cui si mostrano differenze, e chiamano tutti ad un compito comune in un'unica profonda appartenenza (nota16).

Bullismo: aspetti classificatori.

La formula dell' autoaffermazione mediante vessazione fa riferimento al bisogno dell'individuo di ritrovare sé stesso sperimentandosi o percependosi in posizione di forza e dominio. Ma la tipologia del prevaricatore non è affatto unitaria ed è molto più estesa di quella che ci si può rappresentare pensando al temine bullo. Una classificazione che guarda alla natura delle situazioni e che vede in gioco la questione centrale del riconoscimento/appartenenza distingue, ad esempio, tra un bullismo inclusivo, che si esprime con prove iniziatiche, ecc., e un bullismo escludente, che si esprime con azioni punitive, ecc...

Altra distinzione significativa è tra aggressività e bullismo reattivi, in risposta ad uno stato di sofferenza originato nella storia personale del prevaricatore, e proattivi, che, pur trovando anch'essi il proprio fondamento in aspetti problematici della storia individuale, si accompagnano, al contrario, a sicurezza di sé. Già a livello genetico si parla - negli animali prima che nell'uomo - di un'aggressività reattiva, con funzioni sociali, che si manifesta con un forte livello di ansia (e, nei mammiferi, con pelo arruffato, ecc.) e una predatoria, caratterizzata da freddezza e calcolo (negli animali si manifesta con l'appostamento, ecc.).

A questa distinzione corrisponderebbe quella che alcuni fanno tra il bullo ansioso e quello che si potrebbe definire freddo.

^ nota12 - Si veda M.A.Zanetti, "L'alfabeto dei bulli", (cit.)
^ nota13 - Il riferimento teorico per la valutazione si basa sulla concezione piagetiana dello sviluppo della coscienza/cognizione morale. Un aspetto del lavoro piagetiano tuttora molto considerato. Si veda Piaget, Il giudizio morale nel fanciullo, Giunti, Firenze 1993.
^ nota14 - Nel citato questionario somministrato dallo scrivente a 234 studenti di prima e seconda di un istituto professionale, a completamento dell'item "a quelli come lui/lei capitano queste cose perché sono: "ben 23 ragazzi su 128,, e una sola ragazza su 106, contrassegnano la voce "sono immigrati e devono starsene a casa loro". I maschi sembrano lasciarsi condizionare, quasi per il 20%!, a meccanismi che si direbbero di esclusione del diverso a difesa del territorio (si fatica a credere che un dato del genere abbia origine solo culturale. Ciò ne aumenta la pericolosità perché rende più facilmente propensi ad adottare i comportamenti corrispondenti e a trovarvi giustificazioni. Si veda, tra gli altri, Eibl Eibelsfeld, cit.). Affermazioni-ragionamenti miranti più o meno palesemente alla deumanizzazione nei confronti di gruppi umani cominciano effettivamente a circolare, facendo evocare lo spettro di un imbarbarimento della nostra società in senso xenofobo-razzista. Già ora, in certi contesti, episodi di bullismo nei confronti di stranieri possono risultare obiettivamente favoriti dal clima ambientale.
^ nota15 - In E. Buccoliero, M.Maggi, "Bullismo, bullismi. Dall'analisi di casi agli strumenti di intervento", Franco Angeli 2005, questi aspetti trovano ampio spazio.
^ nota16 - Il senso di un'unica appartenenza umana sarebbe precisamente una struttura di fondo dell'antropologia occidentale. I fatti hanno più voltee dimostrato che si può sempre tornare indietro. A questo senso di un'unica appartenenza umana come valore centrale di civiltà bisogna espressamente e con insistente continuità coltivare la sensibilità e la visione razionale delle nuove generazioni (come di quelle adulte) (Eibl Eibensfeld, "Etologia della guerra", Bollati Boringhieri, 1990

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