Roald Dahl
Roald Dahl (Llandaff 13 settembre 1916 - Great Missenden 23 novembre 1990) è un famoso scrittore inglese, conosciuto soprattutto per i suoi romanzi per l'infanzia. La storia della sua stessa infanzia è raccontata da Dahl nel libro autobiografico "Boy". Solo nel 1942 inizia la sua carriera di scrittore con un racconto per bambini. Trasferito a Washington scrive il suo primo romanzo, ispirato alle sue avventure durante la guerra: Shot Down Over Libya.
Nel 1946 pubblica alcuni dei suoi racconti più famosi in Over to you, una raccolta di 12 storie.
Dahl è ricordato anche per alcuni racconti e romanzi dedicati al pubblico adulto e caratterizzati da un umorismo macabro e da colpi di scena finali.
Muore di leucemia a 74 anni, il 23 novembre 1990
Predica una dottrina e ne pratica un'altra (1984)
Il Preside di Repton, per tutto il tempo che frequentai il collegio, mi fece l'impressione di essere un ometto insignificante dalle gambe storte, con un gran cranio calvo, che sprizzava energia, ma non certo simpatia. Badate bene che io non ho mai avuto l'occasione di conoscerlo a fondo perché, durante tutti i mesi e gli anni che frequentai la sua scuola, è molto se mi rivolse la parola più di sei volte. Così forse ho torto a giudicarlo in questo modo.
Il fatto più interessante è che in seguito divenne un personaggio celebre. Alla fine del mio terzo anno, fu nominato vescovo di Chester e se ne andò a installarsi in un palazzo sulle rive del fiume Dee. Ricordo che mi domandavo come mai un semplice maestro di scuola potesse in un sol colpo diventare vescovo, ma mi si preparavano misteri ancora più oscuri.
Da Chester fu rapidamente promosso al rango di vescovo di Londra e di là, dopo qualche anno, salì l'intera scala gerarchica fino a toccarne il vertice divenendo arcivescovo di Canterbury! E, poco dopo, fu a lui che toccò l'onore d'incoronare la nostra attuale regina nell'Abbazia di Westminster, con mezzo mondo che lo guardava alla televisione! Guarda, guarda! E questo era l'uomo che dispensava le più feroci frustate ragazzini affidati alle sue cure.
Certamente vi domanderete come mai insisto tanto, in queste pagine sulle punizioni corporali. La risposta è che non posso farne a meno. Durante tutti i miei studi mi ha sempre sconvolto il fatto che agli insegnanti e agli alunni più grandi venisse accordato il privilegio di ferire, a volte gravemente, i ragazzini più piccoli. Non potevo farci l'abitudine. Non mi ci sarei abituato mai. Sarebbe naturalmente ingiusto dire che tutti gli insegnanti dell'epoca passassero il tempo a picchiare i loro piccoli allievi. Certamente no. Alcuni soltanto, ma questo bastava a ispirarmi un permanente sentimento d'orrore. E ancora un'altra sensazione fisica per perdura in me: ancora oggi, quando rimango seduto n pò a lungo su un banco duro o su una sedia scomoda, il cuore comincia a battermi lungo quelle vecchie cicatrici che la canna mi ha tracciato sul sedere ben cinquantacinque anni fa.
Non c'è niente di male nel somministrare qualche rapida bacchetta sul sedere di un bambino disobbediente; può fargli anzi un gran bene. Ma il Preside di cui stiamo parlando non scherzava quando tirava fuori la sua canna per dartene un sacco e una sporta. Me, non mi ha m picchiato, grazie a Dio, ma il mio migliore amico a Repton, Michael, mi ha fornito una lucida descrizione di una di quelle cerimonie. Ricevette l'ordine dì calasi i pantaloni e d'inginocchiarsi sul divano del Preside, col busto curvo nel vuoto, a un lato del divano. I grand'uomo gli affibbiò un colpo tremendo. Poi ci fu una pausa. Il Preside depose la canna e cominciò a riempirsi la pipa di tabacco. Cominciò anche a indottrinare il ragazzo inginocchiato a proposito del peccato e della cattiva condotta. Poi riprese la canna e un secondo terribile colpo si abbatté su quelle natiche tremanti. Poi ricominciò a trafficare con la pipa e a concionare per circa altri trenta secondi. Terzo colpo di canna. Lo strumento di tortura fu allora deposto sulla tavola e comparve una scatola di fiammiferi. Un fiammifero ne fu tolto, sfregato e accostato al fornello della pipa. La pipa non s'accese come doveva. Fu somministrato un quarto colpo, accompagnato da predica. Questo procedimento lento e terribile continuò finché dieci crudeli colpi non furono somministrati, e tutto questo mentre il Preside continuava ad accendere la pipa, sfregava fiammiferi, e concionava senza sosta sul male, sulla cattiva condotta e il peccato e i misfatti e altre azioni disdicevoli. Alla fine comparvero un catino, una spugna e un piccolo asciugamano pulito e il Preside ordinò alla vittima di lavare via il sangue prima di rivestirsi.
Vi meravigliate allora che la condotta di quell'uomo mi sconcertasse tanto? A quell'epoca era un semplice ecclesiastico, oltre che Preside, e, seduto nella penombra della cappella del collegio, lo sentivo predicare sull'Agnello di Dio, sulla Misericordia e sul Perdono e così via, facendo sprofondare il mio giovane spirito nella più totale confusione. Sapevo perfettamente che soltanto la sera prima quel brillante predicatore non aveva usato né misericordia né perdono bastonando un ragazzino che aveva infranto il regolamento.
Che senso ha tutto questo?, mi chiedevo.
Predica una dottrina e ne pratica un'altra, quest'uomo di Dio?
Se qualcuno mi avesse detto che quel prete flagellatore sarebbe divenuto un giorno Arcivescovo di Canterbury, non gli avrei creduto mai.
Furono queste esperienze, credo, che fecero nascere in me i primi dubbi sulla religione e persino su Dio. Se questa persone, non cessavo di ripetermi, era una specie di rappresentante scelto da Dio sulla Terra, allora nell'mt a faccenda c'era qualcosa che non quadrava.