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Agosto 2008


Anno scolastico 2008/2009: ritorno al passato

Il Decreto legge per l'avvio dell'a.s. 2008-2009

Il 28 agosto 2008 è stato varato il decreto legge, Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università, che stabilisce alcune norme per l'avvio dell'a.s. 2008-2009. Questo decreto riprende alcuni articoli del disegno di legge varato il primo agosto 2008, Disposizioni in materia di istruzione, università e ricerca, ma ne riduce drasticamente la portata, passando da 12 a 5 articoli, come si può vedere dalla tabella di confronto fra i 2 provvedimenti.

Si tratta di provvedimenti retro, che non offrono nessuno stimolo ad una ricerca rigorosa sulla scuola. Al decreto si sono aggiunte molte altre esternazioni del ministro Gelmini, che le ha brillantemente riassunte sul Corriere della Sera del 22 agosto: Voto di condotta, divisa scolastica, insegnamento dell'educazione civica, ritorno al maestro unico, rilancio degli istituti tecnici e della formazione professionale. Autorevolezza, autorità, gerarchia, insegnamento, studio, fatica, merito. Sono queste le parole chiave della scuola che vogliamo ricostruire”. Allegria!

Tornando al Decreto legge del 28 agosto 2008, i provvedimenti immediatamente eseguibili sono i seguenti:

1) Cittadinanza e Costituzione

L'articolo 1. del Decreto legge stabilisce: una sperimentazione nazionale e azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale finalizzate all' acquisizione nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, nonché nella scuola dell'infanzia, delle conoscenze e delle competenze relative a “Cittadinanza e Costituzione”, nell'ambito delle aree storico – geografica e storico – sociale ed entro il monte ore complessivo previsto per le stesse.

Nel disegno di legge dell'1 agosto 2008 si trattava invece di una vera e propria “disciplina”, sempre collocata nelle aree storico-geografica e storico-sociale, ma con un proprio monte ore annuale di trentatrè ore. La volontà di rendere il tutto operativo dall'inizio dell'anno scolastico ha probabilmente fatto optare per l'introduzione soft sopra decritta, ricorrendo all'abusata tattica italiana della sperimentazione. Il tema, che il decreto affronta in modo estemporaneo e un po' retro, è serio e complesso e merita una trattazione a parte. Tiziana Pedrizzi ne ha accennato nel suo Valutazioni internazionali e indicazioni dell'Unione Europea a sostegno delle competenze chiave in Italia con particolare riferimento all'indagine 2006-2010 dello IEA, Studio internazionale sull'educazione civica e alla cittadinanza, International Civic and Citizenship Education Study, ICCES, a cui rimandiamo. Per l'Italia questa indagine IEA sarà realizzata nel 2009 e i risultati saranno resi noti nel 2010.

2) Valutazione del comportamento degli studenti

L'articolo 2. del Decreto legge stabilisce che in sede di scrutinio intermedio e finale sia valutato il comportamento di ogni studente, e che la valutazione sia espressa in decimi. Si specifica inoltre che la votazione sul comportamento degli studenti attribuita dal consiglio di classe concorre alla valutazione complessiva dello studente e, in caso di insufficienza determina la non ammissione al successivo anno di corso o all'esame conclusivo del ciclo.

Siamo all'interno di una concezione a dir poco passatista della scuola, che si fonda sull'idea che le minacce siano il giusto deterrente per riportare “serietà” nella scuola.

Solo poche considerazioni sul “voto di condotta”:

a)  I provvedimenti da assumere in caso di comportamenti scorretti e inadeguati sono già previsti dalle norme vigenti, quindi gli strumenti per intervenire esistono già.

b) La valutazione degli apprendimenti è sempre stata inficiata in Italia da considerazioni di carattere morale, del tipo “sa poco ma si impegna tanto” oppure “è intelligente ma non ha voglia di studiare ” e via di questo passo. La reintroduzione della valutazione del comportamento è destinata ad accentuare questa persistente tendenza, che toglie trasparenza alla certificazione delle competenze, dal momento che entrerà a gamba tesa nel “giudizio analitico sul livello globale di maturazione raggiunto dall'alunno”.

c) La disposizione che stabilisce di fare ripetere l'anno in caso di insufficienza in condotta è oggi insostenibile. Per punire ”reati” tanto gravi da determinare la ripetenza, esistono in Italia la giustizia e i tribunali. Non spetta alla scuola decidere un provvedimento che riveste costi elevatissimi per le famiglie. Questo provvedimento, caro all' ancien régime, si basa peraltro sull'idea infondata che il sistema delle bocciature possa riportare rigore e “merito” nella scuola. Basterebbe ricordare che le ripetenze non risolvono i problemi come tante indagini hanno dimostrato, non ultima PISA, dove i quindicenni collocati in terza media a causa di ripetenze, sono quelli che hanno avuto i risultati peggiori.

d) Questa norma serve a nascondere i veri problemi, che sono da un lato esterni alla scuola (l'influenza del contesto socio-economico-culturale, l'importanza attribuita dalla società all'istruzione, la considerazione che la società ha degli insegnanti,ecc..), dall'altro interni all'organizzazione scolastica (costruzione di un clima attivo e rispettoso nella scuola e nelle classi, focalizzazione dell'educazione sugli alunni e sulla loro motivazione ad apprendere ecc..). In ultima analisi questa norma è un invito agli insegnanti a consolidare antiche convinzioni anziché uno stimolo a comprendere e praticare nuovi e più impegnativi metodi di insegnamento. Siamo entrati, per dirla con Raffaele Simone, nella terza fase, e il compito della scuola dovrebbe essere quello di prenderne coraggiosamente atto e attivare ogni possibile strategia per governare questo difficile passaggio, anziché appagarsi di improbabili ritorni all'antico. Siamo felici di leggere che il presidente della Provincia di Trento, avvalendosi dell'autonomia di cui gode, ha dichiarato che non applicherà questo dispositivo nel suo territorio.

3) Valutazione periodica ed annuale espressa in decimi

L'articolo 2 bis, assente dal precedente disegno di legge, stabilisce che dall'anno scolastico 2008/09, nella scuola primaria e secondaria di 1° grado la valutazione periodica ed annuale degli apprendimenti e del comportamento degli alunni e la certificazione delle competenze da essi acquisite sia espressa in decimi ed illustrata con giudizio analitico sul livello globale di maturazione raggiunto dall'alunno.

Sono ammessi alla classe successiva ovvero all'esame di Stato a conclusione del ciclo gli studenti che abbiano ottenuto un voto non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline.

Un decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca da adottarsi entro il 30 settembre 2008, stabilirà le modalità applicative.

Sulla questione del ritorno ai voti numerici si era esibito in un'erudita disquisizione il ministro dell'economia Giulio Tremonti, caldeggiandolo con forza. Aveva sentenziato Tremonti:
Il '68 ha portato via i voti sostituendoli con i giudizi. I numeri sono una cosa. I giudizi sono una cosa diversa. I numeri sono una cosa precisa, i giudizi sono spesso confusi. Ci sarà del resto una ragione perché tutti i fenomeni significativi sono misurati con i numeri. Un terremoto è misurato con i numeri della scala Mercalli o Richter. Il moto marino è misurato in base alla scala numerica della «forza», la pendenza di una parete di montagna in base ai «gradi», la temperatura del corpo umano ancora in base ai «gradi». La mente umana è semplice e risponde a stimoli semplici. I numeri sono insieme precisi e semplici. Il messaggio che trasmettono è un messaggio diretto (…) Dove non c'è un voto, non viene fornita una reale informazione sul reale andamento scolastico dello studente, né a quest'ultimo né alla sua famiglia (…) La logica del giudizio senza vincoli numerici è troppo spesso una logica dell'irresponsabilità, dell'ambiguità, del detto- non detto, dell'interpretazione casuale”

Noi non abbiamo nessuna specifica obiezione riguardo al ritorno ai voti numerici, peraltro molto più graditi dei giudizi, come dimostra il recentissimo sondaggio di Repubblica che vede favorevole il 71%. Solo due considerazioni a smentita dello “scientifico” argomentare del ministro Tremonti:

1)  I numeri non garantiscono di per sé né obiettività, né trasparenza, né comparabilità. E' noto che nella scuola secondaria di 2° grado i voti non sono mai stati aboliti, ciò nonostante le valutazioni sono assolutamente “ambigue e casuali” per usare le parole del ministro dell'economia. Se di ulteriori dimostrazioni ci fosse stato bisogno, queste sono venute dall'indagine PISA, che ha permesso di documentare, come più volte ricordato dall'attuale presidente dell'INVALSI Piero Cipollone, che uno studente del Nord che prende 5 ha un livello di competenza pari a quello di uno studente del Sud che prende 8. Ma non è solo un problema di Nord e Sud, divari impressionanti si registrano nello stesso territorio e addirittura entro la stessa scuola.

2)  Per raggiungere più trasparenza e obiettività nelle valutazioni occorrono tre condizioni che il provvedimento ignora:

  • fare corrispondere ai numeri la descrizione delle relative competenze, esattamente come avviene per i 5 o 6 livelli di PISA. Si tratta di un lavoro enorme che richiede la definizione degli standard almeno per le competenze chiave. In quest'ottica appare inoltre opportuno istituire una scala di voti più ridotta , non 10 numeri ma solo 5, che è il modello europeo prevalente e che costituisce ormai pratica diffusa anche in Italia ( nella secondaria si va di norma dal 4 all'8, mentre nel primo ciclo ci si avvaleva istituzionalmente solo di 5 giudizi). Infine va sottolineato che ovunque prevalgono numericamente, all'interno della scala dei voti, i livelli che descrivono le prestazioni positive, esattamente come avveniva da noi nel primo ciclo (dove su 5 giudizi uno solo era negativo: insufficiente, sufficiente, buono, distinto, ottimo)
  • colmare lo storico ritardo dell'Italia nell'elaborazione e utilizzo da parte degli insegnanti di prove obiettive, trasparenti e comparabili (sapere utilizzare modelli per la formulazione di prove obiettive, modelli di misura,metodi per il controllo della qualità delle prove ecc...).
  • avere valutazioni esterne, le sole che permettono un posizionamento su una scala assoluta piuttosto che relativa, e restituiscono consapevolezza agli insegnanti e agli studenti. Esse rappresentano uno specchio fondamentale per le scuole.

Infine … nonostante tutto, buon anno scolastico 2008-2009 a tutti i colleghi docenti e dirigenti!

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Barack Obama: l'educazione è un obbligo morale

 

 

 

 

 

 

L'educazione nel programma per la nomination

Il programma stilato da Barack Obama per la sua nomination ha indicato per l'educazione i seguenti punti:

Da 0 a 5 anni

Si pone particolare enfasi sull'educazione all'infanzia, la cura dei bambini e il sostegno ai genitori che lavorano

Da 6 a 18 anni

Riforma di No Child Left Behind. Obama sostiene che gli insegnanti non dovrebbero essere costretti a spendere l'anno scolastico a preparare gli studenti per i test. Deve migliorare il sistema di misurazione dei progressi degli studenti, della loro preparazione per il college e per il lavoro. Gli apprendimenti degli studenti devono essere individualizzati. Occorre migliorare anche il sistema di accountability in modo da sostenere le scuole che ne hanno bisogno, invece di punirle.

Rendere la matematica e le scienze una priorità nazionale

Sconfiggere il fenomeno dei drop out, finanziando i distretti scolastici perché intervengano con opportune strategie nella scuola media ( piani personalizzati,lavoro in equipe degli insegnanti, interventi specifici su lettura e matematica, e maggiore tempo per l'apprendimento)

Estendere le opportunità extrascolastiche fino a coprire un milione in più di bambini

Estendere le scuole estive

Sostenere l'accesso al college per i figli delle famiglie meno abbienti

Sostegno agli studenti la cui madre lingua non sia l'inglese

Insegnanti

Reclutamento: Borse di studio per i 4 anni di formazione iniziale degli insegnanti, correlate all'obbligo di insegnare per almeno 4 anni in zone a rischio.

Formazione degli insegnanti: tutti gli istituti di formazione degli insegnanti dovranno essere accreditati. Sarà creata una valutazione nazionale volontaria, nonchè anche programmi di formazione residenziale per preparare al meglio almeno 30.000 nuovi insegnanti.

Trattenere gli insegnanti: saranno estesi i programmi di tutoraggio svolti da insegnanti nei confronti di altri insegnanti

Premiare gli insegnanti: i distretti appronteranno specifici programmi per premiare, con un aumento della retribuzione: 1) i docenti che svolgono la funzione di mentore per i nuovi assunti, 2) gli insegnanti che insegnano in posti scomodi e disastrati, come zone rurali o le periferie delle grandi città, 3) gli insegnanti che eccellono in classe.

Educazione terziaria

Crediti per pagare le tasse universitarie, con l'assicurazione che i primi 4.000 dollari per la frequenza al college saranno completamete gratuiti per la maggior parte degli americani.

Semplificare le procedure per richiedere di accedere agli aiuti finanziari.

L'educazione nello storico discorso di accettazione della candidatura democratica:

Nel suo storico discorso di accettazione della candidatura democratica alle elezioni presidenziali, Barack Obama ha dichiarato che è “ora di assolvere l'obbligo morale di dare ad ogni bambino un'educazione del più alto livello”. Obama ha poi ricevuto applausi entusiasti quando ha richiamato l'esigenza di creare “un nuovo esercito di insegnanti”, che dovranno ricevere retribuzioni più alte, aggiungendo che, in cambio, saranno richiesti standard più elevati e più accountabilty.
Obama non ha nominatola la legge del 2001, No child left behind (Non uno di meno), che pone traguardi molto alti in lettura e matematica per tutti gli studenti per il 2014, e i cui test annuali sono da tempo oggetto di molte critiche. Alcuni giornalisti hanno sottolineato che le cose più importanti sull'educazione sono state dette 30' prima del discorso di Obama da Teresa Asenap, un'insegnnate del New Mexico, che ha arringato la folla affermando che Obama investirà 10 miliardi di dollari per l'educazione all'infanzia e fondi aggiuntivi per rendere accessibile a tutti il college.

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Video: Discorso di B. Obama di accettazione della nomination 
tenuto il 28 agosto 2008 a Denver davanti a 84.000 persone

Link al discorso di Obama (New York Time) diviso in sezioni e con la trascrizione del discorso.

(30 agosto 2008)Torna home page


Da un preside texano un suggerimento per il ministro Gelmini:
non grembiuli ma divise da carcerato

In questa calda estate di accesi dibattiti sulla riforma della scuola, che hanno spaziato dal ritorno al grembiule al voto di condotta, con tanto di forum e appositi sondaggi sui maggiori quotidiani nazionali, ci pare interessante comunicare al ministro Gelmini una variante decisa nel mese di agosto dal preside della Gonzales High School del Texas.

Il pover'uomo, in piena canicola estiva, sconvolto dalle chiappe al vento, dagli ombelichi ammiccanti e dai seni spumeggianti delle sue allieve ha stilato un codice di abbigliamento scolastico con l'elenco degli indumenti proibiti. Tra questi figurano: i top a striscia di spaghetto, le minigonne, gli abiti che lasciano vedere la biancheria intima, i pantaloni larghi pieni di tasche in cui si possono nascondere armi. Inoltre per i maschi gli orecchini e le t-shirt, che devono essere rigorosamente sostituite dalle camicie.

Fatto il codice, il brav'uomo è passato a classificare le punizioni, decidendo che le studentesse e gli studenti recidivi dovranno indossare una divisa da carcerato, opportunamente mostrata alle televisioni (v. foto a sinistra).


Un piccolo particolare: gli studenti hanno deciso di violare in massa la regola, mettendo il ben intenzionato preside in condizione di non trovare divise per tutti …

Ma ha davvero senso riparlare di grembiuli, divise e via dicendo?

In quali situazioni sono state adottate le divise?

Si danno sostanzialmente due casi:

Stati autoritari

Quando la decisione avviene a livello nazionale si tratta generalmente di stati autoritari. Non importa spaziare fuori dall'Italia, basta andare indietro di 70 anni. In epoca fascista la scuola, e non solo la scuola, era infestata dalle divise

Scuole autonome

L'altra situazione è, al contrario, tipica delle scuole che godono della massima autonomia, dove anche il modo di vestire diventa un simbolo identitario, un orgoglioso esternare la propria appartenenza, come è stato per tante scuole inglesi.

Che fare allora Ministro Gelmini?

Passato il caldo dedichiamoci ad altro …

(30 agosto 2008)Torna home page


L'arretratezza del dibattito sulla scuola

Il confronto di fine agosto 2008 fra E. Galli della Loggia, G. Tremonti e M.Gelmini

Nei giorni 21 e 22 Agosto si è svolto sul Corriere della Sera un confronto a distanza fra il politologo Ernesto Galli della Loggia, il ministro Giulio Tremonti e la ministra Mariastella Gelmini. Lampi di mezza estate che hanno aperto nuovi squarci sulla lontananza siderale che separa politica e intellettuali dalla scuola, dalle ragioni profonde della sua crisi e dei suoi fallimenti. In questi ultimi cinque anni la scuola è diventata terreno privilegiato dei laudatores temporis acti, sulle cui esternazioni i politici sono sempre pronti e proni a sintonizzarsi, al punto che oggi non hanno nessun ritegno a considerare risolutivi il “5” in condotta, gli esami di riparazione e la divisa.

Un'apertura alta di Galli della Loggia nel suo articolo “Una scuola per l'Italia”, che non riesce però a liberarsi dell'idea che la scuola nata nell'Ottocento con gli stati nazionali sia tuttora il modello da riproporre.
Nonostante due meritevoli indicazioni finali (1. fare “ piazza pulita delle troppe materie e degli orari troppo lunghi che affliggono la nostra scuola”, 2. considerare fra i capisaldi della nuova scuola “le matematiche, cioè il linguaggio generale del presente e del futuro universali”), l'idea che domina il suo articolo rimane quella di una scuola concepita per la costruzione dell'identità nazionale, una scuola che su quei valori deve continuare a impostare e sviluppare l'educazione morale e culturale delle giovani generazioni (“La scuola pubblica europea è nata intorno al compito di testimoniare un'idea del proprio Paese, i caratteri e le vicende della collettività che lo abita, sentendosi chiamata a custodire l'immagine di sé e gli scopi di una tale collettività.”).

Sta qui il grande limite dell'intervento di Galli della Loggia, nel non riuscire a scorgere le modificazioni irreversibili, intervenute a livello sociale, economico e culturale, che hanno definitivamente messo in crisi quel modello di scuola, e nel non riuscire a scorgere, in questa difficile fase di transizione, nuovi possibili scenari per l'educazione che riescano a parlare alla mente e al cuore delle giovani generazioni.

L'ambiente entro cui la scuola è chiamata oggi a riorganizzarsi è contraddistinto dall'emergere della “società liquida”, secondo la felice definizione del sociologo Zygmunt Bauman.

« … Nel corso della storia umana - afferma Bauman - il lavoro della cultura è consistito nel selezionare e sedimentare nuclei duri di perpetuità estraendoli dalle vite umane passeggere e dalle precarie azioni umane, nel creare il duraturo dallo scorrevole, di ricercare la continuità nella discontinuità e nel trascendere pertanto i limiti imposti dalla mortalità umana ponendo uomini e donne mortali al servizio di una specie umana immortale (Bauman, 2000).» Ora, questa capacità di un tempo di determinare le tappe successive, che costruivano una storia continua orientata a una meta, non esiste più, la “modernità liquida” nella quale siamo immersi, sostiene Baumann, è fatta di legami mutevoli e fragili, le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure.

Da una modernità solida, definita, localizzata, vincolata da legami nazionali, siamo passati ad una modernità liquida, una frase in cui si riassumono gli effetti della globalizzazione, del nomadismo, delle reti virtuali, delle trasformazioni prodotte da internet, un mondo e soggettività ridefiniti dalle enormi, e per certi aspetti affascinanti, potenzialità delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione.

La scuola non può esimersi dal fare i conti con queste modificazioni, che sono interiorizzate dalle nuove generazioni di “nativi digitali” al punto da sentirsi alieni entro l'attuale struttura scolastica, che continua ad essere impostata sull'uniformità di riti, procedure e impalcature ottocentesche, come la lezione, i compiti, i voti, gli esami, le scansioni temporali, la rigida costruzione dell'edificio scolastico, l'organizzazione per classi d'età affidate a gruppi di adulti che un tempo erano detentori quasi unici delle conoscenze. Un'immensa organizzazione burocratica concepita per il governo della popolazione e per il disciplinamento dei comportamenti di massa, con il compito prioritario d'inculcare condotte e valori senza i quali le società non avrebbero potuto funzionare. Un apparato definitivamente giunto al capolinea entro cui non si può più pretendere di educare, con minacce e obblighi non condivisi (5 in condotta, esami di riparazione, divise ecc..), una generazione che vi è lontana anni luce.

C'è bisogno di una grande ricerca in educazione, che si apra a quanto sta avvenendo in Paesi molto più avanzati di noi, e che tenti, per quanto faticosamente, di delineare un nuovo scenario educativo, capace di vincere la sfida finora drammaticamente persa dalla scolarità di massa, di conciliare l'acquisizione da parte di tutti delle competenze necessarie e indispensabili per vivere in modo attivo e consapevole in questa società e l'opportunità, per chi ha attitudini e volontà, di raggiungere l'”eccellenza”.

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