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Alessandra Cenerini, Rosario Drago

Professionalità e codice deontologico degli insegnanti

Erickson Trento, 2000 pp. 299, lire 35.000

Collana di Management scolastico  diretta da R. Drago

Riportiamo due recensioni del libro, scritte, rispettivamente, da Mario Quaranta e da Vincenzo Terreni. La prima pubblicata sulla rivista "Insegnare filosofia" (ottobre 2000), la seconda sulla rivista "Naturalmente" ( settembre 2000).

Il docente professionista

Una delle caratteristiche delle recenti riforme della scuola, in particolare il riordino dei cicli, è che non corrispondono ai progetti effettivamente discussi negli anni che hanno preceduto il governo Prodi. In altri termini, c'è un divario, e per alcuni aspetti anche molto marcato, tra ciò che era stato progettato dalle diverse forze politiche e culturali del Paese nel corso degli anni, e quello su cui gli ultimi governi di centro sinistra hanno legiferato. Oggi ci troviamo, dunque, ad affrontare problemi cruciali in uno stato di avanzata attuazione della riforma, in cui i margini di correzione e modificazione risultano molto ristretti. Di qui il proliferare di una letteratura  di stampo catastrofistico o piagnone, sia da parte di quegli intellettuali che hanno partecipato ai precedenti dibattiti, e oggi lamentano che molte istanze di rinnovamento sono state disattese, sia da parte di quanti prevedono un "abbassamento" (è un eufemismo) dei livelli di apprendimento rispetto al modello attuale che essi hanno sì criticato, ma che comunque, a loro avviso, assicurava una preparazione culturale complessiva senz'altro accettabile. In questo quadro si colloca la questione degli insegnanti, rispetto alla quale l'atteggiamento diffuso è di uguale pessimismo e catastrofismo.

Questo lavoro si pone su un altro terreno rispetto a tale letteratura corrente.

Il testo è stato scritto da due protagonisti delle battaglie  e dei dibattiti di questi ultimi quindici anni, entro e fuori la scuola, Rosario Drago e Alessandra Cenerini. Quest'ultima è presidente dell'ADi, l'Associazione Docenti italiani nata alla fine del 1998 per imprimere una "svolta professionale" alla docenza e collegarla al più generale movimento delle professioni.

La tesi sostenuta nel testo è che ci  troviamo ad una svolta: la società attuale, la così detta "società della conoscenza", fonda la produzione sulla conoscenza scientifico-tecnica, ed è perciò, di necessità, portata a valorizzare tutto il lavoro professionale.  Gli insegnanti non possono rimanere estranei a questa evoluzione. Devono assurgere a gruppo professionale che in piena autonomia e sovranità esercita la gestione del campo professionale che gli è proprio, emancipandosi dalla persistente condizione subordinata e impiegatizia.

Secondo i due autori, occorre assumere la "questione docente" come questione nazionale da risolvere in modo unitario con specifici ed autonomi strumenti della professione, nella convinzione, più volte ribadita nel corso del libro, che la battaglia per  "l'affermazione di un'autonoma e qualificata professionalità docente possa ancora essere vinta".

Finita da tempo l'epoca dell'insegnante magister e dopo la fase dell'insegnante-massa, al quale Rosario Drago dedica un intero capitolo di analisi, occorre ora imboccare, senza più indugi, la strada dell'insegnante professionista, che è il tema della lunga riflessione fatta da Alessandra Cenerini nel primo capitolo del libro.

  Alla base della rinnovata professionalità docente stanno le nuove finalità che la scuola deve assolvere nella società della conoscenza, che vengono individuate nel passaggio dalla prevalente precedente funzione di socializzazione, nella sua accezione classica di adeguamento morale e culturale delle giovani generazioni alle norme generali che costituiscono il fondamento della società, a quella di formazione, intesa come educazione all'autorealizzazione, alla capacità di ciascuno di darsi un "senso". E ciò non per ragioni genericamente ideologiche, ma perché solo in questo modo si potrà stabilire un rapporto "virtuoso" con la società. "È dunque la formazione", afferma la Cenerini, "che viene a costituire l'epicentro dell'attività svolta dall'insegnante"; un insegnante, ribadisce, che "da interprete di norme sociali e trasmettitore di una cultura standardizzata", diventa "professionista dotato di una solida preparazione specifica e di una elevata autonomia progettuale e operativa".

Nella prospettiva di questa nuova identità professionale del docente, un ruolo essenziale svolge, non più un inutile apparato di controllo burocratico, ma "il codice deontologico" della professione, una specie di "charta" in cui sono espressi i doveri degli insegnanti come forma di autoregolamentazione della docenza. Infatti, poiché caratteristica fondamentale delle professioni è l'autonomia, il codice deontologico è lo strumento di cui si dotano tutte le professioni per dare garanzie ai fruitori del servizio sia rispetto alla qualità delle prestazioni professionali sia contro possibili abusi. Il codice deontologico della professione docente pubblicato nel libro è il primo in assoluto in Italia, ed è stato costruito tenendo conto della specifica situazione del nostro paese. In altre nazioni esistono da tempo codici etici per gli insegnanti, e di alcuni di questi si dà conto in appendice. Sul tema delle etiche professionali acquistano  particolare interesse gli interventi di G. P. Prandstraller, C. Flamigni e C. Xodo Cegalon, che offrono giustificazioni "forti" della  necessità di queste "etiche speciali", il cui sviluppo è in gran parte coinciso con la crisi delle etiche generali conseguente alla crisi delle grandi ideologie.

Accanto al codice etico-deontologico il libro fornisce gli "standards professionali", definiti, come il codice, per la prima volta in Italia dall'Adi. Gli standards costituiscono una delle parti più importanti  del libro. Rappresentano un articolato tentativo di stabilire "che cosa dovrebbero sapere e saper fare gli insegnanti", in una fase, come l'attuale, caratterizzata da un'accelerazione ed una radicalità del cambiamento mai sperimentate prima, e all'interno della quale la grande sfida, che attende i docenti come categoria professionale, è il successo formativo di tutti.

Accanto al codice etico-deontologico e agli standards professionali, che insieme delineano l'identità del "docente nuovo", viene ipotizzato un nuovo percorso professionale degli insegnanti, dalla formazione iniziale al reclutamento, dal superamento del periodo di prova ad una nuova articolazione della carriera, fino all'annosa e mai risolta questione della valutazione dei docenti.

Gli autori non tralasciano di indicare lo strumento che possa gestire questa evoluzione professionale: un autonomo organismo definito "Consiglio superiore della docenza", che si richiama agi Ordini, ma a differenza di questi non è completamente autoreferenziale nella convinzione che "per la rilevanza strategica che l'istruzione ha nello sviluppo culturale, sociale ed economico del Paese, sia giusto che l'organo professionale della docenza operi insieme ed in un confronto aperto con garanti di interessi più generali".

Uno spazio a parte, che dà conto della ricchezza della documentazione messa a disposizione dal libro, è dedicato all'analisi della situazione degli insegnanti in Gran Bretagna, completata, fra l'altro da questionari di autoanalisi messi a punto per gestire la progressione economica dei docenti inglesi.

Un intermezzo distensivo, che attenua la tensione della ricerca, non senza apportare ulteriori elementi di riflessione, è la parte dedicata da Drago alla fine di un epoca, quella dell'insegnante "magister". L'autore ci propone circa venti ritratti di insegnanti, poiché  "non c'è nessuno strumento migliore, forse più efficace per descrivere la storia dei modelli professionali degli insegnanti, delle testimonianze, compresi gli autoritratti, dei docenti stessi e degli studenti spettatori critici o complici di questa evoluzione e di questa ansiosa e agitata conclusione di fine millennio".

In definitiva si tratta di un libro ricco di spunti, riflessioni e proposte, attuali nei temi e nelle domande che sollecita. Gli insegnanti potranno aderire o non aderire alle tesi espresse, ma difficilmente potranno dissentire dal forte richiamo all'orgoglio professionale che pervade tutto il libro: sta agli insegnanti stessi ripensare e rifondare il proprio ruolo.

                                                                                            Mario Quaranta


Il volume, frutto di diversi contributi, è diviso in quattro parti introdotte da una presentazione di Silvano Tagliagambe. Si ha subito la percezione del taglio dell’opera: un lavoro chiaro e concreto, presentato in un linguaggio colto, mai involuto, che mira a far emergere la necessità dell’assunzione di un codice deontologico da parte di un insieme di lavoratori che stenta a considerarsi categoria professionale. Si parte dall’idea che gli insegnanti siano autentici professionisti e intellettuali, e come tali vadano trattati e regolamentati, abbandonando la loro integrale omologazione a tutti gli altri impiegati pubblici. (pag. 11) La prefazione conclude che l’idea di un codice deontologico (..) si salda in modo concreto e costruttivo con l’analisi della condizione professionale dei docenti e con l’individuazione del processo da avviare per giungere a disporre di un corpo insegnante di standard elevato e di sicura affidabilità, che sappia rispondere in pieno ai bisogni dell’odierna “società della conoscenza”. (pag.14)

La prima parte del libro, L’insegnante professionista e la seconda Le proposte dell’Associazione docenti Italiani sono curate da Alessandra Cenerini che dell’Associazione Docenti italiani è presidente. E’ difficile non restare coinvolti dal progetto di scuola che viene disegnato nel capitolo Una nuova condizione professionale degli insegnanti. Le proposte vengono riassunte in quattro punti:

  1. la creazione di un autonomo organo di indirizzo e gestione della docenza, il Consiglio Superiore della docenza;

  2. la formulazione degli standard professionali, che indicano “che cosa dovrebbero sapere e saper fare gli insegnanti”;

  3. la definizione del codice deontologico, che espone i principi fondamentali dell’etica professionale dei docenti;

  4. l’articolazione di una carriera e di un’organizzazione del lavoro degli insegnanti finalizzate alla promozione di una autonomia “colta”. (pag. 23)

Da queste proposte segue una descrizione puntuale di una scuola possibile retta e diretta da professionisti in grado di percorrere diverse carriere differenziate per interessi e capacità: una sintesi rotonda senza forzature di un sistema formativo fondato sulla professionalità.

Il capitolo Sul codice etico-deontologico delle professioni è opera di Carlo Flamigni che, tra l’altro, fa parte del Comitato Internazionale per la Bioetica. L’Autore parte da una introduzione alla riflessione bioetica (che fa intravedere la complessità della materia mettendo in crisi il lettore medio che si rende immediatamente conto delle proprie carenze) per giungere all’etica dell’insegnamento tenendo conto che Il rapporto tra insegnamento, democrazia e morale, complesso ovunque, lo è particolarmente in Italia, dove esiste una pedagogia negativa, prodotta dalla frequente immoralità delle istituzioni pubbliche (e persino delle istituzioni morali per definizione) che ha determinato l’accettazione quasi benevola di una serie di disvalori. (pag. 82) Il settimo capitolo è interamente dedicato al codice di condotta dei dipendenti pubblici poiché Non basta, dunque lamentare la caduta della moralità pubblica, ma occorre fornire canoni di comportamento ordinati, approntare gli strumenti giuridici per ricostruire una morale collettiva del pubblico impiego, in presenza di incertezze e sfide etiche ben più difficili che in passato. Occorre predisporre una tutela più ampia di quella offerta dalla penale, basata sull’idea di moralità o di correttezza e non solo su quello di onestà. (pag. 112) Si passa all’esame delle esperienze straniere per giungere alla stesura di principi generali molto articolati che vanno dalla “ricezione di doni” ai “conflitti di interesse” alla tutela dell’immagine. Il “Codice di condotta dei dipendenti pubblici” chiude la sezione con i suoi 88 articoli suddivisi in VII titoli.

Nel capitolo L’insegnante-massa: la fine di un’epoca, Rosario Drago esamina la nascita e il declino di: una cultura in grado di controllare i flussi di entrata e di uscita del mercato del lavoro con regolarità, adottando procedure sperimentate in un secolo di esercizio e di metodi standardizzati. (pag. 161) E poi arriva a delineare le caratteristiche dell’insegnante-massa che dispone di una autonomia che lo sottrae a qualsiasi valutazione (responsabilità) (..) E’ sufficiente rispettare qualche piccola regola di comportamento da tutti riconosciuta: puntualità, partecipazione agli organi collegiali, correzione dei compiti, ecc. per evitare qualsiasi sanzione. La “carriera” per anzianità rende qualsiasi altra dimensione assolutamente irrilevante per il destino professionale del docente. (pag. 163) Vengono descritte le tipologie dell’insegnante-massa alla ricerca di tentativi di istituire un sistema premiante che motivi e conforti coloro che aderiscono ai modelli professionali da una parte e convinca coloro che adottano comportamenti utilitaristici a modificarli in vista di vantaggi, dall’altra.

Si pone quindi il problema della valutazione: Il problema allora è sapere chi può procedere a questa valutazione. Un tempo era una delle più delicate funzioni dei capi di istituto, che, come categoria, hanno fallito nel loro compito sia perché non ne hanno mai tenuto conto, banalizzandola (le vecchie “note di qualifica” dichiaravano quasi tutti gli insegnanti eccellenti), sia perché –ma questo non può essere loro imputato- non rappresentavano uno strumento di dinamica della carriera, per il semplice fatto che per gli insegnanti la carriera non esisteva ieri come non esiste oggi.(pag. 169) Si insiste poi, con una lucidità che sfiora la cattiveria, sul “contratto implicito” tra Stato e insegnante-massa riassunto in una tabella con la quale non si può che essere desolatamente d’accordo che chiude alla voce “modesta retribuzione” alla quale corrisponde un poco consolatorio “ma sicura” che richiama alla mente il famoso “patto scellerato” tra Stato, sindacati e lavoratori della scuola degli anni ’70. Come cambiare la situazione? Si passa all’analisi di come erano gli insegnanti anteguerra, quali riferimenti avevano e quale formazione stava alla base di un lavoro di certo non gratificante economicamente, ma di indubbio peso sociale. Oggi (..) ci troviamo di fronte ad insegnanti sicuramente più fragili e meno “formati” di quelli dell’anteguerra e mentre le relazioni con gli allievi si fanno più difficili, abbiamo nel contempo accresciuto le pretese riguardo al loro mestiere sottomettendoli a una imposizione paradossale: “il vostro mestiere deve cambiare, ma non vi dico come cambiarlo.” (pag. 174) Non poteva mancare una riflessione sulla pedagogia poiché mentre esiste un notevole progresso delle conoscenze pedagogiche siamo ancora lontani dal disporre di un sapere unificato e facilmente trasmissibile. Drago conclude il ragionamento sostenendo che è poco probabile quindi che gli istituti di scienze dell’educazione possano riuscire dove hanno fallito le vecchie scuole magistrali e dare agli insegnanti una formazione professionale a livello delle loro attese. (pag.175) Il capitolo si chiude con una riflessione sui saperi dove si auspica che le riforme dei curricoli potrebbero sfociare in una semplificazione dei programmi che, al contrario -come è avvenuto fino ad ora- su una proliferazione incontrollata e anarchica dei saperi di ogni specie. (pag.175)

La riflessione termina con la possibilità che il cambiamento arrivi dall’uso intensivo e metodico delle tecniche moderne della diffusione della cultura, se dovesse attuarsi questa evoluzione il problema del reclutamento e della definizione dei compiti e degli standard dell’insegnante si presenterebbe in tutt’altra forma.

Nel capitolo nono, Ritratti senza cornice: la fine dell’insegnante “maestro”, Rosario Drago riporta storie di modelli professionali; si tratta di autoritratti o descrizioni e ricordi di ex studenti. Sono presenti Elias Canetti, Pier Paolo Pasolini, Leonardo Sciascia, Francesco De Sanctis, Hermann Hesse e molti altri che descrivono un mondo perduto e lontano che rischia di essere dimenticato per sempre. Il volume si conclude con due capitoli di Alessandra Cenerini: L’insegnante inglese e Il merito: come si identifica e come si valuta . In Appendice sono raccolti quattro esempi di codice etico della professione docente della scuola americana, canadese e svizzera.

Si tratta di un opera che mette in crisi in quanto prospetta una scuola possibile, realizzabile con pochi provvedimenti, che sembra di scorgere dietro l’angolo e che sappiamo invece essere irraggiungibile. Viene prospettato un riordino semplice e giusto e che per questo passerà sotto silenzio o scatenerà le critiche più feroci con il medesimo risultato.

                                                                                        Vincenzo Terreni