4. Prospettive per il futuro della scuola

Molti segnali annunciano la presenza di crepe profonde nella bella facciata della scuola. Nonostante i rifacimenti, la scuola è diventata un edificio poco agibile.

Si è solo agli albori della rivoluzione numerica nel trattamento dell'informazione e quindi non si può ancora misurare correttamente cosa potrà succedere quando le nuove tecnologie dell'informazione saranno d'uso corrente come lo sono diventati il telefono, la televisione, i rotocalchi o gli elettrodomestici, che appena un secolo fa non esistevano. Possiamo solo supporre che non si potrà più parlare di alfabetizzazione come un tempo, che l'epoca della carta stampata e dei manuali potrebbe tramontare e che l'accesso ad una quantità sterminata d'informazioni senza andare a scuola e senza possedere nemmeno un libro potrebbe diventare una pratica comune (v. Parisi, 2000 ). La scuola come è fatta oggi è quasi certamente destinata a scomparire nel corso del XXI secolo e quindi, logicamente, anche il mestiere d'insegnante, almeno come è stato fin qui concepito. Le scuole cesseranno gradualmente di essere il polo quotidiano di riunione e di lavoro di centinaia di migliaia di studenti che convergono in un luogo appositamente disegnato per loro allo scopo d' imparare l'uso degli strumenti necessari per accedere e capire le informazioni depositate nei libri o nelle banche dati, per appropriarsi dei codici che disciplinano gli universi di discorso e per sviluppare le competenze necessarie per valorizzare socialmente le proprie qualità e il proprio sapere.

Nelle società postmoderne, il progetto d'istruzione di massa è stato nutrito dall'illusione che il destino e il progresso siano nelle nostre mani e che possano essere modellati secondo le nostre aspettative. Le società si sono però rivelate meno malleabili di quanto non si fosse teorizzato e lo sviluppo meno prevedibile di quanto immaginato. In un contesto come questo ci si può seriamente chiedere a cosa servono le scuole: non servono più per costruire un avvenire migliore diventato impensabile; non servono per promuovere un progresso di cui si è persa qualsiasi traccia; non servono per governare la società perché questo scopo può ormai essere conseguito con altri strumenti meno costosi e più efficaci. Da ultimo, la scuola non può nemmeno creare condizioni favorevoli a ridurre la frammentazione della coesistenza sociale, come ha per esempio dimostrato l'analisi di Robert Putnam (V.Putnam, 2000) sul collasso del capitale sociale e della vita comunitaria negli Stati Uniti. Come afferma il filosofo tedesco Peter Solterdijk , uno dei più acuti e disincantati osservatori della società contemporanea, “l'era dell'umanesimo moderno come modello scolastico ed educativo si è spenta, così come si è spenta l'illusione che riteneva fosse possibile organizzare strutture di massa, sia politiche che economiche, sul modello amichevole di una società letteraria” ( Solterdijk,1999).

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