Un'analisi del “tempo scuola”


Il taylorismo scolastico

La regola principale che governa l'organizzazione scolastica è la parcellizzazione dei contenuti e del tempo di apprendimento: lo studente cambia materia ora per ora ( solo raramente permane la stessa materia per due ore consecutive), la sola cosa che non cambia è il suo ruolo “gregario” (“segue” la lezione).

All'organizzazione scolastica si possono ben applicare nozioni come “frazionamento”, “attività parcellizzata ed uniforme”, “eccessiva divisione del lavoro”, utilizzate da Friedman nella famosa critica all'organizzazione tayloristica del lavoro, in cui sostiene e dimostra che il lavoro diviso in unità separate una dalle altre è particolarmente faticoso, poiché non è in grado di dare alcuna soddisfazione.

Alla fine di ogni lezione gli studenti sono vittime di veri e propri riflessi condizionati: suona = si chiude. In una giornata, lo studente ascolta la campanella di “fine” almeno 10/12 volte (Vedi tab.1); in una settimana da 50 a 60 volte e durante l'anno almeno 2.000 volte.

 
Tab. 1 – Orario di una giornata in un Istituto secondario italiano (Istituto professionale: 40 ore settimanali)
Dalle 8:10 alle 14:10 la campana suona 12 volte a dare 12 messaggi

campana

orario

messaggi

materia

Durata lezione

1

8,10

Entrata allievi

 

 

2

8,20

Inizio delle lezioni

italiano

50'

3

9,10

Fine della 1° ora

storia

50'

4

10,00

Fine della 2° ora

inglese

50'

5

10,50

Fine della 3° ora
Inizio intervallo

 

 

6

11,00

Avviso rientro in aula

 

 

7

11,05

Fine dell'intervallo

matematica

45'

8

11,50

Fine della 4° ora

fisica

45'

9

12,35

Fine della 5° ora

disegno

45'

10

13,20

Fine della 6° ora

approfondimento

45'

11

14,05

Fine della 7° ora

 

 

12

14,10

Uscita allievi

 

 


Si potrebbe anche ricordare ciò che Virilio scrive in “La velocità della liberazione”, a proposito della percezione del tempo dell'astronauta Scott Carpenter durante il suo viaggio intorno alla terra: “durante il volo attorno allo spazio, ho avuto la curiosa impressione di una specie di compressione del tempo, come se la velocità avesse come effetto di stipare e comprimere l'uno contro l'altro i momenti passati nella capsula. Avevo il senso di essere precipitato da un avvenimento all'altro nel momento stesso in cui accadevano”.

Il tempo compresso da avvenimenti “precipitosi” cancella l'avvenimento stesso, poiché non c'è tempo per viverlo. Lo studente che in cinque minuti passa da una lezione all'altra, non ha alcun tempo ragionevole per gestire il cambiamento e sedimentare i contenuti.

La giornata, la settimana, l'anno scolastici

La giornata

La giornata scolastica è concepita come una giustapposizione meccanica di sei ore di differenti materie e non come una entità organica di tipo cognitivo, biologico, pedagogico, sociale e culturale della vita dello studente nella scuola.

Tab. 2 – Il tutto e le parti della giornata scolastica

Il tutto

Le somma delle parti

 

italiano

storia

inglese

matematica
scienze

religione


Aristotele ci ha insegnato che il tutto non è uguale alla somma delle parti, per cui si può ragionevolmente ritenere che gli effetti della somma di sei – anche sette – unità di insegnamento (lezioni) non corrispondano al vissuto globale dello studente nella mattinata (Tab.2). Nessuno prende in considerazione l'effetto globale della giornata, cioè il “tutto”. I programmi sono stabiliti separatamente materia per materia, senza nessun rigoroso nesso logico, e sono poi tagliati a fette in “ore di lezione”. Una separazione che è ben lontana dall'ideale greco dell'”educazione circolare”, enkulios paideia , cioè di un sistema unitario di saperi connessi tra di loro

La settimana

L'eccessiva parcellizzazione dei contenuti produce nella giornata una frammentazione verticale degli apprendimenti, che diventa orizzontale nella settimana. L'incrociarsi verticale e orizzontale delle discipline, che assomiglia molto a un rebus o alle connessioni interne di una macchina, illustra bene la dispersione dei saperi che lo studente deve apprendere nell'arco di una settimana.

L'anno

Il principio che tutte le settimane dell'anno scolastico debbono svolgersi nello stesso modo orienta l'orizzonte temporale dell'insegnamento verso la settimana, ed impedisce la diversificazione del ritmo della progressione dell'apprendimento durante l'anno. L'insegnamento ignora i vantaggi di alternare il ritmo lento/veloce durante l'anno, di utilizzare periodi a ritmi variati in funzione dei contenuti, dei metodi, delle attività e dei bisogni degli studenti. Non si comprendono ancora abbastanza i vantaggi di costruire un apprendimento più coerente con i contenuti studiati e con gli obiettivi prefissati. Eppure, per un insegnamento efficace si impone una diversificazione temporale: non è possibile rispondere alla variazione e alla diversificazione, continua e inattesa, dei bisogni e degli obiettivi individuali e di gruppo, se non attraverso lo sviluppo e la costruzione di forme e strumenti organizzativi sperimentali, cioè flessibili e continuamente sottoposti a verifica e valutazione.

Le vacanze

La storia delle vacanze scolastiche è strettamente legata all'organizzazione sociale e al suo funzionamento: nell'Italia del XIX secolo esse coincidevano con il periodo del raccolto. Da alcuni anni finiscono con l'inizio del mese di settembre, per tutti. L'”orologio scolastico” regola il tempo in maniera uniforme. Le vacanze estive hanno quindi la medesima durata per un bambino di 6 anni e per un adolescente di 17, anche se i loro bisogni sul piano biologico, psicologico, sociale e culturale, sono del tutto diversi. Per esempio, nell'anno scolastico 1998/1999, ci sono stati 200 giorni di lezione, a fronte di 165 giorni di vacanza, quasi tutti concentrati nel periodo estivo. Eppure, se si dovesse obbedire alle esigenze della psicologia dei bambini di meno di 8 anni non si dovrebbero superare le tre ore di lavoro al giorno, con una conseguente diversa distribuzione dei periodi di pausa. E' quindi dimostrato che la distribuzione delle vacanze così com'è oggi concepita è del tutto discutibile e dannosa e risponde ad esigenze amministrative più che educative.

pagina successiva

Torna ad inizio pagina