La "contrattualizzazione" del Pubblico Impiego
I primi anni Novanta sono caratterizzati da provvedimenti che determinano notevoli cambiamenti nel Pubblico impiego e nella Scuola. Il 3 febbraio 1993 viene varato il decreto legislativo n. 29, con il quale si "contrattualizza" il rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici. Un disegno che nelle intenzioni doveva rappresentare la fine del regime consociativo, fra sindacati ed amministrazione, ma che nella realtà si è dimostrato tutt'altra cosa. La contrattazione che doveva essere limitata a due livelli, è stata estesa a 4 o 5 con il risultato di un'ulteriore crescita degli apparati sindacali e della burocratizzazione del rapporto di impiego. I guasti della "cogestione" sono passati indenni nella nuova "concertazione", con un semplice cambio di nome.
Contratto versus stato giuridico
Il decreto legislativo del 30 marzo 2001 n. 165, che modifica il decreto legislativo n.29/1993, sancisce un potere alle organizzazioni sindacali mai attribuito prima: l'art.2,c. 2 consente addirittura di disapplicare specifiche disposizioni legislative semplicemente attraverso un accordo sindacale. E' ciò che ha già fatto l'attuale ministro Giuseppe Fioroni.
E' in virtù di questa dilatazione del proprio potere che il sindacato da anni contrasta con ogni mezzo la possibilità per i docenti di avere un nuovo stato giuridico.
Come ha ben precisato il Prof. Carlo Marzuoli si è ormai giunti a negare la stessa validità dell'art. 97 della Costituzione, il quale stabilisce che le linee essenziali delle organizzazioni e delle attività pubbliche siano regolate sulla base della legge per una ragione evidente: l'Amministrazione è volta a perseguire l'interesse della collettività, che può anche essere in contrasto con le richieste dei suoi dipendenti.
Il Prof. Bernardo Giorgio Mattarella ha già compiutamente descritto gli effetti perversi che una tale invadenza sindacale ha sulle amministrazioni pubbliche e non ritornerò sull'argomento.