Verso una "bonifica integrale della scuola"
Nel corso degli anni Trenta assistiamo a una rapida fascistizzazione della scuola ; un processo che in parte modifica l'assetto culturale della scuola dato da Gentile, e ciò in diretto rapporto con i progetti politici del regime, fino a giungere, a ridosso della guerra alla campagna per la "bonifica integrale della scuola", con l'introduzione nelle scuole dell' istruzione pre e post militare affidata alla Milizia e alla Gioventù del Littorio, che dal 1937 sostituì le precedenti organizzazioni inquadrando tutti i giovani dai sei ai ventun anni. (Nell'ottobre 1939, quando Starace fu destituito, risultavano inquadrati 24.239.982 italiani; l'Associazione fascista della scuola aveva 170.573 aderenti).
Per quanto riguarda l'associazionismo fascista, esso si caratterizza, fra l'altro, come un'alternativa a quello cattolico, che aveva mantenuto una certa autonomia.
Al di là di una valutazione dei caratteri della riforma di Gentile, della scuola fascista, della condizione degli insegnanti (economica e culturale) e delle associazioni che hanno svolto un indubbio ruolo di cinghia di trasmissione con la società, vanno precisate le ragioni di una tale politica culturale e della sua efficacia.
La scuola e l'associazionismo di questo periodo, dall 'Opera nazionale Balilla ai Fasci giovanili di combattimento, dai Gruppi universitari fascisti ai Fasci femminili, e così via, hanno creato attorno al fascismo, alle sue istituzioni, alla sua politica, un largo consenso di massa.
È stato detto, da autorevoli storici, che il fascismo è stato una dittatura con un consenso di massa; ebbene, l'associazionismo, compreso ovviamente quello degli insegnanti, in ragione dell'importanza che è stata attribuita alla scuola, ha svolto un ruolo essenziale nel sostegno dato al regime, e il regime ha compiuto uno sforzo notevolissimo per incrementare e finanziare tale associazionismo, che si è configurato come parte essenziale di un processo di modernizzazione tendenzialmente totalitaria.
Ora, una delle idee-guida espresse dal fascismo per creare quello che doveva essere alla base dell'educazione e della scuola è stata l'idea di Patria-Nazione, attorno cui si è sviluppata l'educazione dall'infanzia (i "figli della Lupa") in poi. Un'idea che stabilisce una diretta e stretta continuità sia con il Risorgimento (chi non ricorda il modello di bambino-patriota nel libro Cuore di De Amicis?), sia con l'altro movimento di massa quale è stato l'interventismo, che ha preparato e in certo modo reso possibile la prima guerra mondiale. È partendo da ciò che si comprende l'efficacia degli incentivi etico-civili fatti valere nei confronti degli insegnanti, utilizzati da una propaganda che ha adoperato tutti gli strumenti della retorica per affermare che erano i formatori di una gioventù nuova, anzi, dell'uomo nuovo, l'"uomo fascista".
Infine, il fascismo, una volta modificato radicalmente il personale politico dirigente, si è trovato di fronte al problema della formazione dell'apparato amministrativo-burocratico in termini analoghi al precedente regime liberale. Di fronte a uno Stato come quello fascista, che rafforza ulteriormente l'accentramento politico-amministrativo, i margini per dare libertà agli insegnanti nella pratica scolastica, e affidare la direzione della scuola al preside si sono ristretti ulteriormente. La conseguenza è stata un'accentuazione dei compiti di controllo politico affidati ai presidi nei confronti degli insegnanti e degli studenti. L'immagine autoritaria del preside è stata oggetto di critiche fino al dileggio; a tale proposito basterà leggere le numerose testimonianze raccolte e commentate dal collega Rosario Drago nel suo eccellente lavoro Presidi e direttori tra autobiografia e rappresentazione, nel sito dell'ADi.