INTRODUZIONE ALLA 2^ SESSIONE

di Norberto Bottani


Benvenuti alla seconda sessione.

Una sessione particolarmente critica, nella quale si valuteranno la politica, la strategia, il quadro d'insieme dell'istruzione tecnica e professionale in Italia, che costituisce davvero il tallone d'Achille del sistema formativo di questo Paese.

Si diranno e si ripeteranno idee, proposte, soluzioni, concezioni, avvertimenti già esposti numerosissime volte da almeno una trentina d'anni. Eppure non se ne è fatto nulla.

Da decenni l'OCSE richiama l'attenzione delle autorità italiane sull'impostazione errata e carente dell'istruzione e formazione professionale, ma tutto ciò cade nel vuoto, per cui si è costretti a ribadire e a ritornare su proposte illustrate moltissime volte, spiegate e rispiegate.

C'è proprio di che arrabbiarsi.

I dati statistici sullo stato della dispersione scolastica sono disastrosi.

Due dati bastano

L'Italia è, tra i paesi dell'OCSE, quello che ha la percentuale più elevata di giovani tra i 15 e i 24 anni disoccupati e che nemmeno cercano un'occupazione.

L'altro paese europeo che ha una proporzione elevata di giovani disoccupati è la Francia, ossia un paese che ha un sistema scolastico ancora molto centralizzato e che l'Italia ha forse copiato.

Dunque, due sistemi scolastici analoghi, che offrono un modello formativo simile, che evolvono nella stessa direzione, producono risultati simili. Qualcosa dev'essere errato nel modello.
Questa è la conclusione logica che si impone .........

L'Italia ha poi il record europeo della dispersione scolastica, di giovanissimi a rischio, nauseati dalla scuola, privi di motivazioni, che non studiano più e che non hanno nessuna, assolutamente nessuna, intenzione di andare a scuola.

Anche questo dato significa qualcosa su quanto subiscono questi giovani nelle scuole dello stato italiano durante il periodo dell'obbligo scolastico, su quanto la scuola non riesce a fare, sulla cultura ambientale che permea l'universo nel quale questi giovani crescono.

 

Due aneddoti

•  Il primo è storico: non è affatto vero che è sempre stato così nel passato. Due secoli fa, all'inizio della rivoluzione industriale, quando l'Italia era ancora un'economia rurale, in Italia esistevano eccellenti e prestigiosi istituti tecnici, istituti all'avanguardia , che sono quasi tutti scomparsi in due secoli. Ne sopravvivono alcuni che gli storici italiani dell'educazione tentano di rivalutare e forse salvare.Il primo è un esempio di scuola: l'Istituto Avogrado di Torino che ha festeggiato alcuni anni fa il bicentenario della sua esistenza.

Ecco un istituto che ha resistito nel tempo, che ha attraversato due secoli, che ha contribuito allo sviluppo del polo industriale di Torino, formando centinaia di tecnici iper-specializzati. L'evoluzione dei programmi d'insegnamento, dei corsi proposti dall'Istituto nel corso di duecento anni è quanto mai eloquente perché suggerisce molti spunti di riflessione sull'evoluzione dell'istruzione e formazione professionale in Italia.

Un insieme di discipline e di conoscenze è scomparso nel corso di un secolo: il ruolo del disegno tecnico e industriale per esempio . Eppure il disegno tecnico e industriale rimane una componente molto importante nella formazione dei periti tecnici e oggi potrebbe essere rilanciato con l'uso delle nuove tecnologie . Ci sono dunque le radici. Non è vero che l'istruzione tecnico-professionale non ha una propria storia in Italia.

Le radici ci sono ed occorre riscoprirle, valorizzarle.

•  Il secondo è un aneddoto personale che riguarda due collaboratori di Luchino Visconti i quali si sono rifugiati a Parigi per vivere, per lavorare. Ho avuto la fortuna d'incontrare e conoscere, Lila de Nobili ed Emilio Carcano, decoratori , entrambi indignati del degrado dell'istruzione e formazione professionale in Italia. La loro specialità era la progettazione di scenari e costumi per spettacoli, specialisti del “trompe-oeil”, ossia del vero falso come per esempio il vero falso marmo, il vero falso legno, le vere false finestre.

L'Italia è stata per secoli la culla mondiale degli specialisti del “trompe-oeil” , degli stucchi, ossia di un'arte vera e propria, di una abilità artigianale sopraffina, impostata sul disegno e su tecniche manuali eccelse.

Se allarghiamo il concetto vi possiamo includere anche le grottesche. I due artisti si lamentavano della scomparsa di questo settore di formazione in Italia, della perdita di un patrimonio grandioso e avevano preso l'iniziativa di formare a loro spese giovanissimi a queste tecniche con lezioni impartite in casa al cui centro si poneva la calligrafia, la prospettiva, procedure messe a punto nel mondo italiano del Rinascimento. Anche questa tradizione è scomparsa e la principale scuola di “trompe-oeil” europea ora si trova a Bruxelles.

In Italia c'erano le botteghe, c'era un'istruzione e formazione professionale che funzionavano, si erano sviluppate modalità di trasmissione dei saperi professionali, di acquisizione delle competenze pratiche e manuali. Questo mondo è sparito in un lampo, tra il 1900 e il 1950.

Adesso si tratta di ricostruire una tradizione, di ritrovare pratiche mandate al macero, d'inventare ex-novo un universo che si è perso.

Come questa mattina, la sessione si aprirà con l'analisi della situazione italiana a cura dell'ADi,   Un figlio non voluto , narrata da Marco Marconi e Cristina Bignardi.

Seguiranno le relazioni di Caecilia Baumgartner, direttrice dell'apprendistato nella Provincia autonoma di Bolzano, e di Malgorzata Kuczera , analista di politiche educative, all'OCSE.

Caecilia ci illustrerà la situazione della formazione professionale e in particolare dell'apprendistato in una Provincia autonoma, quella di Bolzano, che si ispira più all'esperienza tedesca, austriaca e svizzera, che a quella italiana.

Malgorzata ci fornirà invece il panorama internazionale dell'istruzione tecnica e professionale, rimarcando soprattutto le esperienze positive.

La sessione si concluderà con le proposte dell'Adi, Strategie per un rilancio della cultura tecnica e professionale in Italia, nella narrazione di Marco Marconi e Cristina Bignardi.

video di un passaggio significativo ( 12 min 40 sec.):

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