ARCHITETTURA EDUCATIVA
E NUOVE METODOLOGIE DI APPRENDIMENTO


Vediamo come le 5 caratteristiche chiave dell’architettura scolastica del 21° secolo - Flessibilità, Inclusione, Core, Cluster, Reti di apprendimento - si incontrano con metodologie di apprendimento che cambiano.

Apprendimento aperto

L’apprendimento aperto, che fa riferimento al lavoro di Maria Montessori e Célestine Freinet, è stato  teorizzato  da Falko Peschel.
Esso può essere sintetizzato con lo schema sotto indicato, in cui viene comparato all’apprendimento tradizionale.

Aspetti
dell’apprendere
Decisioni
da assumere
Sistema aperto
Sistema tradizionale
Organizzazione
Quando lavoro    con chi?
Libera decisione sul gruppo di lavoro e sui tempi
L‘insegnante definisce le squadre e i tempi
Metodo
Come risolvo il compito?
I compiti sono risolti a diversi livelli con approcci individuali
Il metodo è definito dall‘insegnante
Contenuto
Su cosa lavoro?
Progetti interdisciplinari definiti dagli studenti entro un tema generale
Il contenuto rigorosamente definito dall‘insegnante
Sociale
Come viviamo insieme?
Auto-organizzazione di gruppi di studenti
La vita sociale regolata dall‘insegnante

Se ci avviamo a realizzare forme di apprendimento in cui la decisione sui vari aspetti dell’apprendere ha queste caratteristiche di “apertura” nei confronti degli studenti, allora capite come i 5 elementi o principi che ho individuato come caratteristiche chiave dell’architettura scolastica del 21° secolo assumano rilevanza fondamentale.

L’”apprendimento aperto”  richiede di necessità ambienti flessibili in cui sia consentito ai giovani di decidere “con chi”, “quando”, “con che metodo” lavorare e su quali “contenuti” impegnarsi. Una tale rivoluzione, rispetto al modo di procedere tradizionale in cui tutto viene rigorosamente deciso dall’insegnante, comporta una trasformazione radicale dell’organizzazione degli spazi educativi.

Voi potete pensare che sia un’illusione degli architetti che l’apprendimento possa giungere a queste forme organizzative, ma se è vero che non è facile per gli insegnanti impostarlo, ci sono però  ovunque tentativi per coinvolgere maggiormente gli studenti nei processi decisionali.
Vorrei citarvi un interessante studio fatto in Australia che ha indagato quanto tempo scolastico è dedicato all’assunzione di decisioni  sui temi citati da Peschel. E concludeva che almeno il 5%  delle decisioni avrebbero dovuto essere “aperte”.

Sugata Mitra e “il buco nel muro” (The hole in the wall)

Se ci avventuriamo oltre incontriamo forme di apprendimento totalmente auto organizzate.
E’ il caso del noto esperimento di Sugata Mitra che porta il nome di “The hole in the wall”, “Il buco nel muro”, e della sua teorizzazione sull’auto-apprendimento e apprendimento fra pari.
Sugata Mitra è un professore indiano che da tempo insegna all’Università di Newcastle in Inghilterra. Nel 1999 Sugata Mitra e i suoi colleghi fecero “un buco nel muro” in uno slum urbano a New Delhi, e vi installarono un PC connesso ad internet e lo lasciarono li, posizionando una telecamera nascosta. Ciò che videro fu sorprendente. I bambini si avvicinavano e giocavano con il computer e mentre giocavano imparavano ad usarlo e a navigare in internet da soli, e videro anche che chi aveva imparato insegnava ai compagni.

I bambini imparavano a usare il computer e a navigare in internet in pochissimo tempo. Sugata Mitra ha rifatto molte volte lo stesso esperimento, variando le condizioni, e ha sempre verificato lo stesso fenomeno. Ha scoperto che un software di riconoscimento vocale induceva i bambini a imparare una pronuncia migliore dell’inglese per riuscire a far funzionare il programma. Ha visto bambini privi di qualsiasi nozione di biologia imparare le più recenti evoluzioni della genetica usando un computer carico di informazioni su quella materia. I bambini, per Sugata Mitra, sono capaci di imparare in modo diverso, aiutandosi tra loro e divertendosi”.
Ha detto Sugata Mitra: Non è che il sistema scolastico non funzioni, semplicemente non serve più.
Questa è una provocazione, ma il suo esperimento deve quantomeno indurci  a non creare aule “ingessate” con postazioni singole dei computer. I ragazzi devono lavorare fra loro, non isolarsi. L’educazione fra pari è un’enorme risorsa.

Salman Khan e la  Khan Academy

Altrettanto nota è a tutti voi la Khan Academy, fondata da Salman Khan, un ingegnere americano di  madre indiana, che vive a New Orleans. Nel 2004 Khan cominciò a dare ripetizioni di matematica a sua cugina Nadia. Quando anche altri cugini gli chiesero ripetizioni decise di registrarle e distribuirle  attraverso internet. Il successo di queste lezioni, di cui ormai usufruivano tantissimi altri studenti, lo convinse a  lasciare il suo lavoro per dedicarsi totalmente a questa nuova impresa. Oggi i  video della Khan Academy hanno milioni di visite e sono tutti disponibili su YouTube, di cui rispettano i limiti di durata (max 10/15 minuti). I video spaziano su tutte le discipline per tutte le classi, dalla primaria all'ultimo anno delle superiori. Ogni video ha  un limitato obiettivo didattico e consiste in una minilezione con la voce dell'insegnante che utilizza una  “lavagna” costituita da uno sfondo nero su cui traccia disegni, numeri ecc... Non si vede mai l'insegnante, si è infatti  volutamente scelto di fare uscire la voce da uno schermo nero, e farla insinuare nella mente dello studente.
Ecco, molti potranno essere affascinati da questo esperimento. Io lo percepisco come una visione angosciante.

Vi ho detto all’inizio che le predizioni di IBM possono costituire un incubo o una grande opportunità.
Così fatta la Khan Academy mi appare più come un incubo.
Ricordiamoci che  la scuola non è solo istruzione è anche socializzazione.
A scuola si dovrebbe stare meglio che a casa, specialmente per ragazzini che a casa non hanno un posto in cui studiare, in cui leggere in tranquillità.
Quanti bambini e ragazzi vivono in case come questa nella foto? Tanti, molto più di quanti possiate immaginare, ed è anche pensando a loro che dobbiamo costruire scuole accoglienti, con  le caratteristiche che vi ho indicato, in cui si possa lavorare in gruppo, ma anche da soli.

La flipped classroom

L’esperimento di Salman Khan è importante perché è in fondo alla base della flipped classroom, la classe capovolta, che consiste nel capovolgimento dei momenti fondamentali dell’insegnamento tradizionale: lo spostamento della lezione a casa su un video e l’utilizzo del tempo a scuola per lavorare in gruppo, per lo studio fra pari, o individuale con la guida dell’insegnante.
Ecco allora, di nuovo l’esigenza di un’organizzazione degli spazi scolastici che abbiano le 5 caratteristiche che vi ho indicato all’inizio.

“Video di un passaggio significativo”



indice della paginaTorna ad inizio pagina