ASSUMERE IL PUNTO DI VISTA DEI GIOVANI
Svilupperò la mia relazione assumendo un'ottica unilaterale: il punto di vista dei giovani e la loro visione del rapporto con l'istituzione scolastica. Vorrei soprattutto fare passare un concetto: la profonda separazione oggi esistente fra autonoma formazione personale dei giovani e formazione scolastica. Si tratta di due “programmi” separati. E' una dissociazione che si è prodotta gradualmente, ma che oggi connota gli studenti, o meglio “i giovani che studiano”, in termini completamente diversi dai liceali della mia generazione. Noi condividevano le regole scolastiche che ci venivano imposte, non le contestavamo. Il nostro atteggiamento era fortemente condizionato dalla famiglia, dal controllo dei nostri genitori, la cui autorità veniva delegata in toto all'insegnante. Questa unità etica, di status dello studente si è dissolta. Oggi gli studenti separano l'individuo dalla persona. Con ciò intendo dire che il loro comportamento è diviso tra atteggiamento strumentale verso la scuola e sviluppo autonomo della propria personalità. I giovani da un lato, come individui, danno alla scuola e prendono dalla scuola ciò che serve alla loro carriera scolastica e all'acquisizione del titolo di studio, dall'altro, come persone, si ritirano dall'agone scolastico e si dedicano a sviluppare in autonomia la propria personalità. Per questo stranamente convivono, da separati in casa, lo studente calcolatore e lo studente romantico idealista. I nostri studenti sono capaci di fare manifestazioni contro l'illegalità e poi di copiare a man bassa i compiti in classe. Manifestano per la pace nel mondo e sono aggressivi e violenti nelle aule scolastiche. Questa separazione è il vero dramma della scuola occidentale nata come strumento di educazione e di formazione. Non ci si riferisce qui a casi estremi, quali la formazione dell'uomo nuovo fascista, nazista, sovietico, o anche israeliano, tutti esperimenti falliti nel giro di poche decine di anni. Qui si parla della nostra scuola, della nostra educazione scolastica. Sappiamo che la cultura dei media ha esaltato questa dicotomia, nostro compito è sforzarci di capire e trarne le opportune conseguenze per tentare di superarla. Mi ha sempre colpito una frase di Margareth Mead (Generazioni, 1946): “Coloro – genitori o insegnanti – che credono di poter educare i giovani facendo riferimento alla loro adolescenza, sono perduti.” Teniamola bene a mente. |