Introduzione
Il fenomeno del copiare è tanto diffuso e frequente quanto ignorato dalle autorità scolastiche, dai pedagogisti, dagli studiosi, forse per la convinzione che copiare il compito in classe, o qualsiasi altra prova di valutazione, rientri nell'ordine naturale e immutabile delle cose.
Gli insegnanti considerano le copiature come incidenti di percorso da risolvere caso per caso per evitare che possano essere di pregiudizio all'apprendimento. Sanzionarle è ufficialmente ammesso come extrema ratio, ma nel comune sentire degli insegnanti la punizione non rappresenta in nessun caso uno strumento pedagogico, è tabù.
Copiature e imbrogli scolastici non costituiscono un problema socioculturale, né tantomeno prefigurano una questione morale.
Bullismo e violenza degli studenti hanno polarizzato l'attenzione dei media e sono assurti al rango di emergenze relegando in secondo piano ogni forma di comportamento deviante non vistosa, ancorché più gravida di effetti profondi e di largo raggio.
Copiare è un compendio d'imbrogli e di trucchi che falsificando la verifica degli apprendimenti, svuota di senso la regola che la istituisce e azzera il merito. Cancella senza lasciar tracce l'onestà e la lealtà che sono, o dovrebbero essere, i fondamenti di ogni patto sociale.
L'osservazione del fenomeno
Abbiamo osservato il fenomeno in due fasi della vita e del percorso scolastico degli allievi realizzando due ricerche campionarie riguardanti:
(a) gli studenti del triennio della secondaria di II grado;
(b) gli alunni della secondaria di I grado e della V classe della scuola primaria. Nota
I risultati dell'indagine sugli studenti del triennio della secondaria di II grado hanno messo in evidenza tre caratteristiche. Copiare in classe è un comportamento:
diffuso e frequente (due studenti su tre dichiarano di copiare spesso o qualche volta);
derubricato dal catalogo dei divieti (l'85% degli studenti pensa che copiare il compito in classe sia poco o per niente condannabile);
banalizzato, ridotto a un gesto di routine, sostanzialmente privo di pathos.
I risultati degli alunni della scuola secondaria di I grado e della V primaria presentano caratteristiche simili a quelle degli studenti, sebbene meno intense. Gli alunni copiano e giustificano il copiare in misura inferiore rispetto agli studenti.
Pur diverse tra loro per vari aspetti, entrambe le indagini utilizzano la medesima metodologia e lo stesso impianto di argomenti nelle parti cruciali che è così articolato:
la frequenza del fenomeno,
le emozioni e i sentimenti che gli alunni provano dopo aver copiato,
il giudizio sul copiare,
la rappresentazione della “parte lesa” dal copiare.
E' possibile pertanto mettere a confronto i risultati dei due campioni e osservare concordanze e differenze che emergono circa la diffusione e il significato del fenomeno tra gli alunni della media e tra gli studenti del triennio della superiore. Grazie alle fasce d'età degli allievi della secondaria di 1° grado e della V primaria (10-13enni) e del triennio della secondaria di 2° grado (16-19enni), il confronto può dare un'idea della dinamica del copiare nel corso della vita dall'infanzia all'adolescenza.
Nota metodologica
Per la raccolta del materiale empirico si è impiegato un questionario che studenti e alunni hanno compilato in classe sotto la sorveglianza di un insegnante referente in luogo di un'ora di lezione.
La prima tranche della ricerca (2000), sezione di un survey sui valori civici, si è valsa di un campione nazionale di 4.032 studenti del triennio della scuola secondaria superiore del Nord, del Centro e del Sud, rappresentativo dei diversi tipi e indirizzi di scuola.
La seconda tranche (2004), inserita in un'indagine sulla cultura economica dei giovani del triennio delle superiori, ha utilizzato un campione nazionale di 2804 studenti distribuiti nei diversi tipi e indirizzi di scuola delle aree geografiche del Paese.
Per la ricerca sugli alunni della scuola secondaria di 1° grado e della quinta primaria (“Pratica e rappresentazioni del copiare in classe”) un questionario semi-strutturato è stato somministrato a un campione nazionale di 5.645 individui delle scuole delle diverse aree geografiche del Paese. Parallelamente alle indagini sugli alunni e sugli studenti, sono state realizzate numerose interviste in profondità con docenti e dirigenti scolastici in servizio nei diversi gradi dell'istruzione