Abstract della relazione di Norberto Bottani

Notizie sul relatore

Norberto Bottani (norberto.bottani@gmail.com) non avrebbe bisogno di presentazioni sul sito dell'ADi, di cui è consigliere scientifico e su cui scrive costantemente.

Ricercatore di fama internazionale nel campo dell'istruzione e delle politiche scolastiche, già direttore di ricerca nel settore dell'istruzione dell'Ocse, poi direttore dell'istituto di ricerca in educazione, SRED, di Ginevra, è oggi membro del Consiglio Direttivo della Fondazione per la Scuola.

Bottani, attraverso il suo sito http://www.oxydiane.net/ continua ad essere una fonte inesauribile di informazione delle più significative innovazioni internazionali nel campo dell'istruzione.

Fra le sue opere più note ricordiamo, La ricreazione è finita del 1986 , Professoressa Addio del 1994 e Insegnanti al timone? del 2002, editi da Il Mulino, e Una Pagella per la scuola, insieme ad Alessandra Cenerini, del 2003, edito da Erickson.

Alcuni flash sugli scenari educativi

E' ovvio oggi affermare che siamo entrati in un mondo plasmato dalle nuove tecnologie e che gli sviluppi di queste tecnologie avanzano a velocità esponenziale.

Si potrebbe dire che le nuove tecnologie vivono ormai di vita propria .

I bambini se ne impossessano con una facilità estrema, non hanno bisogno di insegnanti per farlo: prendono in mano gli apparecchi e se la cavano in un lampo: sanno utilizzare le varie applicazioni, capiscono le procedure, iniziano a trafficare con le reti, a esplorare il mondo di Internet, a giocare, a comunicare tra loro.

Non escludono gli adulti dal loro apprendimento, sono disposti a condividere il loro entusiasmo, a insegnare come fare, ma bisogna che gli adulti si rendano conto che è mutata la relazione di autorità e che dovranno adottare codici diversi di comunicazione con le nuove generazioni.

Non è facile per gli adulti accettare che questo nuovo mondo li renda «nudi», spogliati della loro antica autorità. Eppure devono farlo se vogliono entrare in relazione con i giovani.

Gli alunni e gli studenti

STEM learning starts youngLa questione delicata non è tanto quello che avviene fuori dalla scuola, quanto quella dei comportamenti a scuola. Come reagiscono le giovani generazioni quando sono rinchiuse in un edificio scolastico e in un'aula ? Allievi e studenti hanno una visione assai chiara di come dovrebbe essere la scuola, è la scuola, invece, che continua a non capire e a non corrispondere a nessuna delle loro aspettative.

Prensky, un guru dell'informatica nelle scuole, ha osservato il numero crescente di giovani oggi immerso in maniera profonda e permanente nel mondo tecnologico, giovani collegati ai loro coetanei ed al mondo intero in una maniera che nessuna generazione precedente ha mai sperimentato. Ci sono tra i giovani più telefoni cellulari che libri : «Se perdo il mio cellulare, perdo metà del mio cervello» afferma uno studente.

Quello che questi studenti percepiscono è innanzitutto un'enorme differenza tra il loro modo di pensare e quello degli insegnanti . Purtroppo, siamo incapaci di trasmettere ciò di cui hanno bisogno e nei modi che a loro convengono, anche perché non sappiamo più bene cosa si debba insegnare ai giovani. Le competenze di base o lo zoccolo comune di conoscenze sono tentativi embrionali, piuttosto grezzi, di rispondere a questa questione. Contemporaneamente l'attenzione che gli studenti prestano ai riti scolastici è del tutto irrilevante

Che cosa si aspettano dunque gli studenti dalla scuola?

Presky risponde a questa domanda servendosi delle risposte raccolte in migliaia di interviste fatte a studenti di tutti i ceti sociali, di tutte le età, di tutte le nazionalità.

Le loro risposte sono singolarmente consistenti:

Prensky commenta:

«È possibile, logicamente, considerare questa lista sia come narcisistica sia come un insieme irrealistico di aspettative degli studenti. Ma se lo facessimo commetteremmo un grave errore […]. Oggi gli studenti vogliono imparare in modo diverso rispetto al passato. Auspicano modalità di apprendimento che abbiano un senso per loro».

E' ovunque così? In certe comunità, in certi Stati, in certi Paesi, la rottura tra generazioni è meno drammatica e il rispetto della cultura e dell'autorità non hanno subito lo sfascio che si riscontra in altri contesti. Occorre pertanto evitare le generalizzazioni che falsificano la rappresentazione della realtà per non sbagliare diagnosi.

Le istituzioni scolastiche

Nonostante le tante ricerche, non ci sono ancora analisi che ci dicano chiaramente come funzionano i sistemi scolastici, quali siano i loro punti di forza e di debolezza. Pertanto quando li si vuole riformare o più semplicemente “ritoccare”, si procede molto spesso alla cieca, come se si desse un colpo al cerchio ed uno alla botte.

Da anni, per esempio, ci si chiede quale sia l'importanza degli insegnanti nell'effetto scuola, ma i pareri dei ricercatori divergono ampiamente su questo tema, così come divergono sulle misure da mettere in atto per migliorare le loro prestazioni professionali.

L'opinione dominante afferma che gli insegnanti sono il pilastro della scuola, ma i confronti, le comparazioni empiriche nazionali ed internazionali rivelano la presenza di ben altri buchi neri nei sistemi scolastici, talora lontani anni luce dalle aule o dalle scuole, ma che sono nondimeno molto potenti, hanno una forza d'influenza enorme su quel che succede nelle scuole. Sono anche questi buchi neri che occorre esplorare se non altro per non colpevolizzare troppo gli insegnanti che già hanno enormi problemi con la popolazione studentesca.

La difficile gestione della presente fase di transizione

Che fare?

La prima cosa è avere piena consapevolezza che siamo immersi in una difficile fase di transizione, e che non si può stare ancora a lungo in mezzo al guado. Occorre scegliere cosa si vuole fare. Si vuole contribuire a tenere in piedi questo sistema, oppure si vuole operare per trasformarlo in profondità, perché si ritiene che non sia più emendabile e che i cambiamenti sociali, culturali, tecnologici siano tali da costringerci a cambiarlo? Difendere il tempio oppure esplorare nuovi orizzonti? Questo dilemma deve essere sciolto e va affrontato su vasta scala. Bisogna essere in molti.

La scuola in Italia non è mai assurta a rilevante questione nazionale. In fondo, non è mai stato acquisito il fatto che il capitale umano, di cui l'istruzione è parte fondamentale, sia un fattore imprescindibile della crescita di un Paese. Per questo occorre agire in tutti modi per ripristinare la fiducia dell'opinione pubblica nella scuola, aggregare forze attorno all'importanza dell'istruzione. Questo significa costruire un ampio capitale sociale dentro e fuori la scuola. Occorre oggi più che mai gettare ponti: i legami sociali con i genitori sono importantissimi, ma non bastano. Bisogna operare per il coinvolgimento dell'intera comunità.

Non va taciuta poi l'esigenza di avere docenti e dirigenti scolastici che siano veri professionisti, portatori di un ruolo di specialisti ed esperti dell'apprendimento. In Italia, come è dimostrato dal persistere di triti dibattiti sulla formazione degli insegnanti, si sottovaluta l'esigenza di sviluppare una specifica precisa competenza in questo campo. Le speranze che questo avvenga attraverso scelte politiche nazionali sono da tempo infrante. Pare più realistico pensare che possano crearsi comunità professionali, capaci di fare crescere idee ed esperienze, appropriarsi delle ricerche diffonderle ed ampliarle attraverso quel mezzo potentissimo che è oggi la rete.

La relazione esplorerà le possibili vie per attraversare il guado.


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